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L’estate di Massimo Troisi a Petacciato, quando non era famoso. Ricordi e racconti inediti: la passatella, le ragazze, il mare

Era il 1976, come racconta un libro di recente pubblicazione e confermano tanti testimoni, quando un allora sconosciuto Troisi trascorse sulla costa del Molise i mesi successivi all’intervento in America

Nell’estate del 1976 Massimo Troisi è reduce dalla prima delicata operazione al cuore negli Stati Uniti, a Houston. Per un periodo di convalescenza in tranquillità, aria buona e un po’ di mare, l’amico Luciano Mandato lo porta con sé nella località che la sua famiglia frequenta già da qualche anno: Petacciato, sulla costa del Molise.

Questa storia che potrebbe sembrare una leggenda trova conferma in decine di testimonianze a Petacciato, seppure a volte discordanti e poco precise per via della facilità di confondere ricordi vecchi di mezzo secolo. Ma trova conferma anche in un libro pubblicato poco più di un anno fa da Tommaso Mandato, oggi procuratore sportivo, fratello di quel Lucio che da ragazzo era grande amico di Massimo Troisi.

“Dopo alcuni mesi di degenza a Houston – si legge nel testo ‘Il centravanti in giacca e cravatta’ -, Massimo tornò a casa e riprese la sua quotidianità, comprese le vacanze in compagnia della famiglia, mandato nella ridente Petacciato, piccolo comune collinare del Molise poco distante dalla spiaggia, nel quale non abbondavano le attrazioni turistiche. Toccava pertanto a Luciano e Massimo intrattenere la famiglia con quelli che – anni dopo – sarebbero divenuti gli sketch del repertorio teatrale del fortunatissimo trio Troisi-Decaro-Arena” scrive l’autore del libro certificando quanto si dice a Petacciato da tempo.

Una storia che persino in famiglia Troisi è persa nei tempi che furono. La sorella Rosaria, interpellata proprio su quei fatti, confessa di non saperne molto. “Non posso confermare né smentire. Massimo era così, prendeva e partiva. Avevamo un cugino a Larino, eravamo molto legati. Può darsi sia andato da lui” rivela oggi Rosaria, che a San Giorgio a Cremano tiene vivo il ricordo dell’attore ancora amatissimo dal pubblico sebbene sia scomparso quasi trent’anni fa, nel 1994.

Sono soprattutto i ragazzi della Petacciato anni Settanta, con tanta voglia di conoscere il mondo, ad avere i ricordi più vivi. Fra loro Arnaldo Franceschini, insegnante di Educazione Fisica e per diverso tempo vice sindaco di Petacciato.

“Massimo era un tipo introverso e che parlava poco ma quando parlava, lasciava il segno” racconta, precisando che però “lui era un po’ più grande di me ma lo ricordo bene. Amava guardare le partite di calcio anche se non poteva giocare. Era stato operato da poco al cuore e il suo pacemaker faceva un tic tac che si poteva sentire. Una volta una ragazza che non lo sapeva esclamò: ‘Ma cos’è questo rumore che fai?’”. “Anch’io lo ricordo bene – interviene Gabriele Contenta con il testo di Mandato fra le mani – e ho voluto comprare questo libro proprio perché quando racconto che Troisi è stato a Petacciato tanti non mi credono”.

Generico dicembre 2022

Ha ricordi vivi anche il dottore odontoiatra Giuseppe Damiani. “Io ero amico di Lucio più che di Massimo, perché lui per noi era l’amico che Lucio si era portato a Petacciato per un’estate. Una cosa la ricordo bene: la mattina ci incontravamo su viale Pietravalle e sebbene si sapesse fin dal principio che saremmo andati al mare, Massimo ci teneva un’ora a parlare e passeggiare per il viale con i suoi ‘Che facimm? E mo’ ndo jamme?’” E noi restavamo ad ascoltarlo, ci teneva incollati. Capii solo più tardi, vedendolo recitare, che lui era proprio così”.

Gaetano Di Zillo e Ginetta De Simone erano una giovane coppia di fidanzati quando conobbero Massimo, all’epoca 23enne. Oggi che possono festeggiare una lunga esistenza insieme, sorridono nel riportare alla memoria “le serate trascorse sui gradini dell’asilo” proprio di fronte la casa dove Massimo abitava in quel periodo, su viale Pietravalle (qui i due coniugi oggi).

Generico dicembre 2022

“Momenti bellissimi – dicono i due coniugi – con una persona che all’epoca non conoscevamo ma che era semplice, meravigliosa, una di noi. Anche nelle cose drammatiche trovava gioia, aveva un modo di usare sempre l’ironia con quella sua voce un po’ gutturale”.

Il Massimo Troisi che arrivò a Petacciato era infatti un perfetto sconosciuto. “Non era ancora famoso, solo l’anno dopo esordì in tv a Non Stop” ricorda il dottor Damiani, che però l’aveva già apprezzato in un piccolo teatro di Portici nel 1975, reduce da una trasferta a Napoli dove “ebbi l’occasione di andare allo stadio per Napoli-Ternana 7-1. Dopo la partita andai a vedere lo spettacolo dove recitavano sia Massimo che Lucio”. Erano gli albori della Smorfia, come evidenzia una foto in possesso del dottor Damiani, dove è possibile riconoscere Massimo Troisi, Lello Arena, Enzo Decaro e Lucio Mandato (in home page). In un’altra scattata invece al campo sportivo di Petacciato, Mandato scherza con Damiani e un altro amico (qui sotto).

Generico dicembre 2022

Ma qualche pizzico del talento che poi avrebbe sbancato al cinema con ‘Ricomincio da tre’ i petacciatesi poterono goderselo senza intuire che cosa sarebbe diventato. “A noi piaceva molto ‘A livella di Totò e Massimo una volta ne fece una sua interpretazione” ricordano Ginetta e Gaetano. “Faceva battute semplici ma efficaci – continuano – e ci cambiò presto i nomi. Ci chiamava Gioietta e Gustavo”.

Era anche molto analitico, molto riflessivo. Anche sul calcio faceva delle analisi molto puntuali” ricorda Franceschini che poi rispolvera un aneddoto contenuto anche nel libro ‘Il centravanti in giacca e cravatta’, nel quale tuttavia l’autore storpia il nome del tradizionale gioco a carte della passatella, diffusissimo in Molise, scrivendo invece ‘passerella’. Sia come sia, Troisi e i suoi amici furono protagonisti di una ‘passatella ad acqua’, versione light di quella con la birra. A fine serata, o meglio in piena notte, Troisi inscenò uno sketch.

“Spente le luci, Massimo diede vita al suo show notturno, evento che si ripeteva spesso tra le risate mie e di Luciano. Quella sera Massimo decise che il suo pacemaker – che emetteva ripetutamente un suono simile a quello di una sveglia – era una bomba a orologeria che il pazzo del paese aveva messo sotto al mio letto e lui era l’artificiere che doveva disinnescarla”. Una mini commedia a cui gli amici non resistettero al punto tale da svegliare tutti a suon di risate. “E per giunta avevamo finito tutta l’acqua, che all’epoca non si trovava in paese” rivela Franceschini sorridendo.

La signora Ginetta si dice convinta che “Massimo tornò almeno un’altra volta, nel 1978 o 1979. Era di passaggio per andare a fare uno spettacolo ad Ancona e si fermò a Petacciato per due o tre giorni. Ma ci incontrammo per caso, capitava sempre così”.

In pochi hanno tentato di ricontattarlo nel corso degli anni, quando Troisi era ormai diventato un attore popolare e apprezzatissimo. Nessuno o quasi è riuscito a salutarlo almeno una volta. “Noi lo riconoscemmo al cinema, andando a vedere ‘Non ci resta che piangere’ a Vasto” riferiscono Gaetano e Ginetta.

La vox populi nel piccolo centro adriatico attribuisce a Troisi anche una storia d’amore a Petacciato. “So che è così ma non posso andare oltre” sibila Gaetano. Giusto che il nome della sua bella rimanga un segreto ma Ginetta aggiunge: “diceva che si era innamorato al mare ma non era facile da capire. Bisognava sempre interpretarlo”.

Il vero rammarico è non poter mostrare una foto di Troisi a Petacciato. “La cerco da allora – si rammarica Damiani -. Ce la scattarono al mare, mentre giocavamo a biliardino da Sandrino (il Lido Calypso, ndr). Eravamo io, Tonino Staniscia, Lucio e Massimo, con le teste una sopra l’altra. Massimo stava sopra di tutti perché più alto. Una foto un po’ da bamboccioni che però non so che fine abbia fatto”.

dottor giuseppe damiani

Praticamente tutti concordano su un particolare. “Lui venne qui perché aveva bisogno di aria buona e di tranquillità dopo l’operazione” commenta il dottor Damiani. Ginetta e Gaetano sono certi che “Petacciato a Massimo piaceva tantissimo. Diceva che era il paese più bello del mondo”.

D’altronde un verso della canzone popolare petacciatese ‘Lu puzze vallone’ recita: “a Petacciate lu cile è belle assaje e l’aria che respire è sopraffine”. Tradotto per i non autoctoni: a Petacciato il cielo è molto bello e l’aria che respiri è sopraffina. Anche Troisi deve averla sentita qualche volta e magari può averla fatta sua per qualche momento. Perché come disse lui stesso nel film ‘Il Postino’: “la poesia non è di chi la scrive, ma di chi gli serve”.

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