Carenze nei reparti strategici

Ospedali pubblici con l’acqua alla gola: tra aumento malati, taglio di infermieri e torre covid al palo

Mancano infermieri nei reparti strategici da Campobasso a Termoli. Al Cardarelli impossibile sia aprire il quinto piano Covid sia ripristinare il reparto Anziano Fragile per carenza di personale. Contagi in Medicina, Nefrologia, Chirurgia e al Pronto soccorso e a Termoli la medicina d'urgenza continua a essere reparto covid.

Nuovo anno, vecchi e nuovi problemi negli ospedali molisani che hanno aperto il 2023 con la carenza di personale infermieristico e socio-sanitario e il rischio di mandare gambe all’aria reparti di  unità operative sia nel capoluogo che nei due ospedali periferici di Isernia e Termoli. Qui, al San Timoteo, la medicina d’urgenza, un presidio cruciale per il nosocomio adriatico, è ancora un reparto covid incredibilmente non riconosciuto come tale e non considerato nemmeno dal bollettino giornaliero delle autorità sanitarie. E invece, confermando un dato che era già bello vistoso nel fine settimana di Natale, ad oggi (3 gennaio) sono nove i pazienti positivi al virus ricoverati nella medicina d’urgenza di Termoli trasformata in un reparto multidisciplinare. Un paio di pazienti hanno polmoniti da Sars Cov 2 importanti, altri tre o quattro sintomi specifici (bronchite, febbre e raffreddore) e gli altri patologie di natura diversa ma tampone positivo. Per questi ultimi pertanto è impossibile il ricovero presso i reparti specifici.

 

 

Si continua a fronteggiare l’emergenza in questo modo, con un personale ridotto all’osso per via della mancata proroga dei precari assunti con il covid. Il reparto di Medicina che in questo periodo è al completo per via dei molti casi di malattie respiratorie stagionali, influenze e virus vari vede da oggi la presenza di soltanto cinque infermieri per oltre 20 malati. Un numero bassissimo che nella turnazione significa un solo infermiere a turno, problemi di personale ci sono però anche in altri reparti e anche in pronto soccorso, dove perfino i medici sono ai minimi storici: nove, dei quali tre venezuelani ai quali è stato rinnovato il contratto perché unici specialisti del gruppetto di medici stranieri che ha cominciato l’esperienza nel presidio molisano.

 

 

E’ grave anche la situazione all’ospedale Cardarelli di Campobasso, hub per la cura del Covid: le lancette dell’orologio sembrano essere tornate indietro nel tempo. Ci sono pazienti con l’infezione da Sars-Cov-2 in diversi reparti, ma a differenza di qualche mese fa non c’è il personale assunto proprio per fronteggiare l’emergenza sanitaria. Ormai è noto: solo 85 infermieri torneranno in corsia dal prossimo 21 gennaio, gli unici a cui il contratto sarà rinnovato sui 280 operatori assunti fino al 31 dicembre 2022.

L’impatto del Covid sulla struttura sanitaria del capoluogo e l’ulteriore impoverimento della forza lavoro nelle corsie è stato al centro di un confronto che si è svolto questa mattina – 3 gennaio – tra il direttore sanitario dell’Asrem Evelina Gollo e i responsabili di alcuni importanti reparti del Cardarelli: il dottore Donato Santopuoli (Malattie Infettive), il primario del pronto soccorso Nicola Rocchia e il dottore Pasquale Moio (Medicina). Presenti anche le capo sala di Infettive, Medicina e Chirurgia.

Durante l’incontro i medici, stando a quanto si apprende, hanno proposto al direttore Gollo il trasferimento dei pazienti ricoverati al Cardarelli e con la malattia da covid all’ospedale Santissimo Rosario di Venafro. Una soluzione attuata già in passato e proposta per un duplice scopo: da un lato alleggerire il carico di lavoro degli operatori che stanno lavorando con turni massacranti, dall’altro evitare la diffusione del contagio tra gli altri pazienti e gli stessi sanitari. La proposta è caduta nel vuoto – pare – per la difficoltà di reperire personale in più per il Santissimo Rosario.

Attualmente al Cardarelli è impossibile sia aprire il quinto piano Covid sia ripristinare il reparto Anziano Fragile: manca il personale. Mentre sono stati riscontrati contagi in Medicina, Nefrologia, Chirurgia e al Pronto soccorso.

Mentre la situazione sta precipitando, nella conferenza stampa di fine anno il governatore-commissario ad acta alla sanità Donato Toma ha annunciato una pessima notizia sul progetto di ampliamento dei posti letto per pazienti covid: la famosa ‘Torre Covid’ ha subìto una battura d’arresto. “Il progetto si è incagliato perchè i costi sono lievitati. Per il commissario straordinario all’emergenza Covid (il maggiore generale dell’Esercito Tommaso Petroni, ndr) bisognerebbe rifare la gara”, le parole del presidente della Regione.

leggi anche
Reparti svuotati
Gennaio difficile negli ospedali: personale sotto pressione e turni di 12 ore, con l’incognita Covid