L'intervista

Luca Trapanese: “Alba dà un senso alla mia vita. La normalità? Non sia un dogma”

Assessore al welfare del Comune di Napoli e padre single di una bambina con sindrome di Down che ha adottato quando fu abbandonata in ospedale, è intervenuto al taglio del nastro della prima "Casa per domani" a Campobasso promossa dall'Aipd

Arriva prima di tutti gli altri. Luca Trapanese, ospite d’onore per l’inaugurazione di “Una casa per domani”, progetto di autonomia destinato ai ragazzi adulti del Molise con sindrome di Down, sorprende anche per questo. Poi, entra subito in confidenza con la città: “Ma a Campobasso fa davvero molto freddo” dice sorridendo.

Abbraccia Giovanni Grignoli, presidente dell’Aipd, stringe mani, chiacchiera con chiunque e soprattutto con chi, a lui, si avvicina per chiedere consigli e suggerimenti.

Luca è assessore al Welfare del Comune di Napoli ma è anche il papà di Alba. Bambina con sindrome di Down che lui, single, ha adottato quando la piccola fu abbandonata in ospedale. “Mai fortuna migliore poteva ricadere sul mio cammino” dice con l’orgoglio e l’amore di cui solo un genitore è capace.

Trasuda empatia, qualora fosse necessario sottolinearlo e con autorevole garbo apre la chiacchierata con Primonumero con un messaggio: sdoganare il concetto di normalità.

“Chi può dire cosa è normale? Pensateci: siamo tutti imperfetti. Dunque siamo davvero sicuri che esista un concetto universale di normalità? E chi può arrogarsi il diritto di stabilire chi e cosa è normale? Ecco, lo stravolgimento culturale inizia da qui… dalla consapevolezza che le nostre imperfezioni, più o meno importanti, sono certamente aspetti che invece ci rendono unici e paradossalmente rappresentano proprio la nostra ricchezza”.

Orgoglioso di essere a Campobasso per l’inaugurazione del progetto “Una casa per domani” auspica “che non resti soltanto il primo, ma che invece apra la strada a tante altre iniziative di questo genere. I ragazzi con sindrome di Down hanno il desiderio di autonomia e libertà uguale a quello di chiunque. Dobbiamo aiutarli a gestire quella libertà, bene siamo qui per questo. Facciamolo”.

“Per Campobasso oggi è un momento importante perché con Aipd di Campobasso si realizza questo sogno: libertà, indipendenza, lavoro per i nostri ragazzi. E’ un punto di partenza per i ragazzi con sindrome di Down che potranno vivere la loro autonomia ma regaleranno anche alle famiglie momenti di serenità perchè quello che preoccupa è proprio il dopo di noi”.

E continua: “Dobbiamo fare un cambiamento culturale della nostra comunità, in tutt’Italia, far capire che la disabilità è una risorsa e che bisogno investire nel mondo della disabilità inserendo appieno nella nostra vita e vederle come risorse e opportunità”. Curiosi gli chiediamo di raccontarci di Alba: perché non l’ha portata a Campobasso? Ride e risponde: “Perchè fa freddo e ha avuto una brutta influenza”.

Quello che si augura per sua figlia e per tutti i ragazzi come Alba è “che non sia vista come una handicappata ma come Alba, perché sono semplicemente persone e devono essere viste come tali”.

Mai un ripensamento, quando ci saluta ammette: “Se tornassi indietro rifarei la mia scelta mille volte. Non immagino la vita senza Alba, è la mia àncora, il mio tutto, il mio mondo”.