La memoria della shoah in molise

Tentati suicidi e deportazioni nei lager. Il palazzo di Vinchiaturo che fu campo di concentramento per le ragazze ebree

Morirono ad Auschwitz alcune delle ragazze recluse nel campo di internamento realizzato all'interno di Palazzo Nonno, di proprietà di un dentista. Giovani ebree, slave, polacche e russe vennero strappate alle loro famiglie e recluse nello stabile dove questa mattina (27 gennaio) si è svolta una cerimonia significativa. "Qui non c'erano filo spinato o forni crematori ma le ragazze di 22-25 anni vennero recluse senza aver alcuna colpa", sottolinea il sindaco Valente. Il prof Fabrizio Nocera: "Qui 57 internate, hanno patito freddo e fame, oltre che promiscuità. Era proibito loro finanche parlare lingue straniere"

Una pagina buia e drammatica della storia molisana coinvolge Vinchiaturo, paese a pochi chilometri da Campobasso: tra il 1940 e il 1943 lo stabile di proprietà della famiglia Nonno venne trasformato in uno degli oltre quaranta campi di concentramento istituiti in tutto il Paese da Mussolini. Palazzo Nonno in quegli anni è stato un carcere femminile: ha ospitato 57 ragazze. Secondo la Croce Rossa internazionale, l’edificio era adatto ad ospitarne più o meno la metà: 35. Ebree, slave, russe, polacche, ossia le razze perseguitate dal nazismo. Per ironia della sorte, l’antico immobile si trova in viale della Libertà che oggi era ornata dal tricolore.

Non è una giornata qualsiasi, è una data particolarmente significativa perché il 27 gennaio del 1945 le truppe sovietiche dell’Armata Rossa, che marciavano in direzione della Germania, entrarono ad Auschwitz per liberarla. E nel 2005 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite istituì la Giornata della memoria.

A Vinchiaturo, davanti al palazzo Nonno, è stata apposta una targa che ricorda la tragedia di quelle giovani strappate alle loro famiglie e recluse: la significativa cerimonia è stata organizzata dall’amministrazione comunale guidata dal sindaco Luigi Valente che, in collaborazione con l’Associazione partigiani del Molise guidata da Loreto Tizzani, ha coinvolto gli studenti del Matese.

“Questo palazzo è un monumento per Vinchiaturo. Qui non c’erano filo spinato o forni crematori, non hanno subìto torture. Tuttavia le ragazze, che avevano 22-25 anni, hanno subìto atroci sofferenze, non potevano uscire se non accompagnate dai carabinieri: erano recluse anche se non avevano nessuna colpa”, ha sottolineato il primo cittadino. “Nelle lettere pubblicate fino ad oggi (conservate in Municipio assieme ad altri preziosi documenti) le internate hanno descritto l’inferno di questo campo, particolarmente duro e considerato come punitivo per chi vi era destinato”.

Il Molise è stato interessato dall’internamento fascista. Questo era uno dei cinque campi di internamento, esclusivamente femminile, dove sono arrivate ad essere internate nonostante così piccolo una sessantina di persone. Erano anche ebree, fortunatamente quando si arriva all’armistizio tutte riescono a scappare”, ha raccontato il professore dell’Università del Molise Fabrizio Nocera.

“Palazzo Nonno era di proprietà di un dentista. Qui due ragazze tentarono il suicidio: una ingerendo veleno, l’altra lanciandosi dal terzo piano dell’edificio. Un’altra nel tentare la fuga si ruppe una gamba”, ha detto ancora il docente. E poi “sei giovani che erano rinchiuse qui vennero deportate ad Auschwitz e qui morirono”.

“La sfortuna per alcune di loro è stata che si sono trovate nella parte sbagliata al momento sbagliato, nel senso che alcune avevano richiesto il trasferimento prima dell’8 settembre e quindi si trovavano nel Centro Nord, diverse sono state purtroppo deportate e sono morte nei campi di sterminio nazisti. Hanno patito freddo e fame, oltre che promiscuità. Le era anche proibito parlare lingue straniere, ci sono stati anche due tentativi di suicidio ma non sono morte. Una terza che ha tentato la fuga precipitando dal terzo piano è stata catturata e non è sopravvissuta purtroppo. Gli altri campi si trovavano ad Agnone, Isernia, Bojano e Casacalenda, quest’ultimo femminile come quello di Vinchiaturo”.

Tra i protagonisti della cerimonia anche gli studenti dell’istituto comprensivo ‘Matese’: con la stella di David sul cappotto, diventato uno dei segni con cui gli ebrei dovevano essere distinti e quindi discriminati, hanno letto poesie e riflessioni di diversi autori (Anna Frank, Martin Luther King, Primo Levi), ricordato l’importante testimonianza della senatrice Liliana Segre. “Il pericolo dell’oblio c’è sempre”, le sue parole. E questo monito ha caricato di significati il ‘passaggio del testimone’ alle giovani generazioni per non disperdere la memoria della Shoah.

Il campo di internamento di Vinchiaturo è rimasto attivo fino all’annuncio dell’armistizio. Dopo l’8 settembre 1943 i tedeschi, per rinforzare la linea Gustav, stabilirono tre linee difensive, una delle quali, la linea Victor, passava proprio vicino a Vinchiaturo.

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