L'intervista

Toma irremovibile sulle minacce della sanità privata: “Senza contratto non paghiamo prestazioni, ma loro non possono mandare via i ricoverati”

Il presidente/commissario ad acta interviene sull'ipotesi di sospensione delle prestazioni sanitarie ventilata dai più importanti operatori sanitari del Molise, Neuromed e Cattolica: "Non possono mandare via i ricoverati. Il budget quest'anno è stato anche migliorato ma non possiamo agire fuori dalle regole comuni"

Gli ospedali privati più importanti del Molise, Neuromed (che fa capo all’impero di Aldo Patriciello) e Cattolica, minacciano dimissioni forzate di massa dei loro ricoverati, sospensione delle prestazioni sanitarie e del pagamento degli stipendi ai loro dipendenti.

Presidente Toma, anzi, commissario Toma, ma che sta succedendo?

“Succede che stiamo finalmente regolamentando il settore facendo ciò che la legge ci impone rispetto alle strutture convenzionate col nostro sistema sanitario molisano. Io, lo dico qui in premessa, sono dialogante con tutti, non sono in contrapposizione con nessuno, ma le regole sono regole e vanno rispettate: senza la firma dei contratti saremo irremovibili”.

Lei parla di contratti, ma si metta nei panni di un ricoverato che stamattina apre i giornali e legge che la struttura in cui si sta curando potrebbe buttarlo fuori da un momento all’altro. O pensi a chi è in attesa di un intervento per un tumore cerebrale e non ha più certezze…

“Si fermi: non lo possono fare né da un punto di vista etico, né da un punto di vista di legge. La sanità non può essere usata come una clava, non può e non deve essere terreno di scontro, su questo dobbiamo capirci anche perché non avendo noi un Dea di secondo livello non possiamo fare a meno di prestazioni di radioterapia, cardiochirurgia e neurochirurgia. Ma allo stesso modo anche loro hanno bisogno di noi per ‘vivere’ e siccome sono in convenzione con il pubblico sanno perfettamente che devono coordinarsi con noi. La gestione pubblica coordina tutto”.

Eppure sembra che il budget non sia mai sufficiente. L’Irccs di Pozzilli, per esempio, lo ha già sforato per le prestazioni extra regionali, qualche mese fa la Cattolica sollevò un polverone per la radioterapia sempre per i tetti di spesa. Insomma, vogliono più soldi?

“Il budget – che è rimasto sempre lo stesso negli ultimi quattro anni – è stato finanche migliorato, ma oltre quello non si può andare. I contratti che loro non vogliono firmare non definiscono solo i livelli massimi di finanziamento per l’acquisto, da parte del pubblico, di prestazioni sanitarie dagli operatori privati accreditati, ma anche che determinate prestazioni non possono essere fatte in surplus. Si parla di agende condivise col pubblico, dei Cup in cui anche loro devono entrare in modo da poter ridurre le liste di attesa, insomma, questi contratti stabiliscono regole chiare per noi e per loro”.

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IL DECRETO 35

La pietra dello scandalo risale alla fine di ottobre quando il commissario Toma e il subcommissario Giacomo Papa firmano il decreto 35 cui ha fatto seguito, il 1 dicembre scorso, la lettera della direzione regionale Salute di Lolita Gallo a Neuromed e Cattolica in cui veniva annunciato che le fatture di novembre e dicembre 2022 non sarebbe state pagate.

Si tratta, nello specifico del decreto che fissa “i livelli massimi di finanziamento per l’anno 2022 per complessivi € 101.090.781, di cui € 48.521.973 per prestazioni regionali e € 52.568.807 per prestazioni extraregionali, ivi comprese le prestazioni cosiddette “salvavita”, ossia le prestazioni ambulatoriali di dialisi e di radioterapia, nonché i ricoveri d’urgenza disposti dai PP.SS. dei presidi ospedalieri regionali nelle strutture accreditate del Gemelli Molise S.p.a. e dell’IRCSS Neuromed per prestazioni indifferibili non erogabili presso strutture pubbliche regionali, oltre che le prestazioni per la branca di chirurgia ambulatoriale 80, per la diagnostica per immagini, per la terapia fisica e per le prestazioni di oculistica”. Nello stesso si ribadisce “che i limiti di spesa, sia riferiti ai pazienti molisani sia riferiti ai pazienti residenti in altre Regioni italiane e agli stranieri, sono invalicabili e che le prestazioni sanitarie di assistenza ospedaliera e specialistica ambulatoriale già erogate nel corso dell’anno 2022 da parte dalle Strutture private accreditate concorrono al raggiungimento dei valori di produzione riconoscibili entro i limiti massimi di finanziamento fissati con il presente provvedimento”.

L’ultimo punto del decreto dice anche che adottando questo provvedimento “cessano di avere efficacia i precedenti atti autorizzatori con i quali le strutture private sono state provvisoriamente legittimate ad erogare prestazioni sanitarie di assistenza ospedaliera e specialistica ambulatoriale nell’anno 2022 e, conseguentemente, le eventuali prestazioni erogate successivamente alla data di efficacia del presente decreto non potranno essere remunerate in assenza di sottoscrizione dell’accordo contrattuale”.

In estrema sintesi il decreto 35 fissa i tetti di spesa alle prestazioni che la Regione può comprare dai privati; dice che questi devono coprire anche le prestazioni fatte a pazienti non molisani e aggiunge pure che da questo momento in poi senza la firma del contratto (per novembre e dicembre, visto che i 10 mesi precedenti sono coperti da una sorta di accordo provvisorio fatto proprio in assenza di accordo contrattuale) la Regione non salderà le fatture.

Cosa che in effetti anche la direzione regionale della Salute il 1 dicembre scorso ha comunicato a Neuromed e Cattolica costringendole, ma questa è la loro versione, a minacciare di mandare via i ricoverati (attualmente ce ne sono 150 al Neuromed e 100 alla Cattolica) e a non pagare neppure 1000 lavoratori.

Ad oggi, 3 dicembre, non risulta né a Toma né al subcommissario Papa il ricorso al Tar contro questo decreto che è stato firmato il 27 ottobre scorso.

Forse perché sulla legittimità dei tetti di spesa c’è anche un’ampia giurisprudenza a sostegno.

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