Storie di chi vuole farcela

Sogni e battaglie di giovani migranti: Alex studia teatro, Ridwan fa la pizza: “Sono bravissimo, la preparerò per voi”

Hanno affrontato mesi di paura, dolore e fatiche. Fuggiti dalle loro terre, dalla fame, dalla guerra, sono arrivati anche Molise. E invece di rimanere ai margini della società, hanno sovvertito lo stereotipo del migrante con il progetto "Redi". Hanno imparato l'italiano, studiato il territorio, la Costituzione, l'educazione civica e gli strumenti per poter lavorare. Pronti ad inserirsi nel tessuto del loro nuovo Paese. E migliorarlo

“Libertà” è il principio che Alex ha imparato in Italia, in Molise, che qui ha “toccato con mano”. Lui, come Ridwan e altri compagni, ha un regolare permesso di soggiorno ed è ospite in un Centro della regione. La sua è una storia recente e ancora limpida. I racconti, come gli sguardi, colpiscono soprattutto per la profondità che esprimono.  Storie di vita, inclusione ed integrazione rappresentate dal progetto Redi portato avanti dall’azione coordinata dalla Regione Molise con le associazioni partner Ares, “Dalla Parte degli Ultimi”, Cpia di Campobasso da ottobre del 2018 fino ad oggi. Ad accogliere l’evento finale, che ha illustrato obiettivi e traguardi, l’Assessore alle Politiche sociali e all’Immigrazione, Filomena Calenda.

Alex e i suoi amici partecipano all’evento, orgogliosi di poter dire “noi, stiamo studiando l’italiano, vogliamo restare qui, lavorare e aiutare il Paese”. E Alex ci tiene a ringraziare Ana Matalica della cooperativa Koinè che gestisce insieme a Dpu e Shomer il centro minori “Stesso Cielo” dal 2018.

Migranti redi calenda
Migranti
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I loro pensieri sono sicuri e decisi. Alex, è a Campobasso da poco, non ha ancora 18 anni, parla al momento soltanto l’inglese ma capisce l’italiano: “Sto imparando a parlare la lingua e mi sono iscritto anche ad un corso di teatro. Mi piace molto l’italiano, mi piace molto la vostra piccola città. Si respira serenità. Io ho sofferto molto, ho attraversato tantissimi Paesi per arrivare fino qui, ho visto e vissuto dolore, sofferenza e paura. Qui sono rinato”.

E’ giovane, ma ha le idee chiare: studiare, imparare, conoscere il mondo che lo circonda per poter crescere umanamente e professionalmente. Vuole aiutare perché “gli uomini si aiutano”, dice. Vuole lavorare perché “lavorare rende liberi”.

Ridwan, somalo, da poco 18enne, è più timido di Alex. Ha partecipato da subito al progetto Redi. Ha imparato l’italiano e sa adesso come scrivere un curriculum ma anche come affrontare un colloquio di lavoro.

Ha ancora paura di sbagliare quando si esprime e nella chiacchierata cerca spesso il sostegno della sua educatrice, Rita Maselli, del Centro minori “Stesso cielo” di Campobasso. Ha lasciato la Somalia e i suoi affetti, per sfuggire a violenza e torture. “E’ stato un momento molto difficile” ma, come tanti suoi coetanei, non aveva scelta. Vivere o morire. Ha rischiato (di morire, come tanti suoi compagni purtroppo) ma ce l’ha fatta. In Molise si è messo subito a studiare l’italiano. Vuole lavorare però, coltiva il sogno di fare il pizzaiolo.  E magari raggiungere l’obiettivo di aprire ” una piccola pizzeria tutta mia”.

“Volevo solo lavorare e studiare lontano dal mio Paese, dove non c’è libertà e democrazia. Non voglio tantissimi soldi ma quelli giusti per mangiare il pane e avere un tetto sulla testa”.

Quando accennano ai loro Paesi d’origine si percepisce tutta la sofferenza del loro vissuto seppure giovani. Oppressione, disperazione e spesso solitudine. Poi il lungo viaggio verso l’Italia “perché in Libia io ho sofferto tantissimo” interviene Alex e si ferma. Non va oltre ma ripete: “to suffer”, “to soffer“. Soffrire, patire.

Hanno fatti scambi culturali con gli studenti molisani. Si sono raccontati e hanno condiviso esperienze. Hanno imparato a conoscere la cultura italiana e quella locale, la Costituzione e l’educazione civica, tutto quello che permetterà loro di integrarsi al territorio ed essere buoni cittadini.

Il progetto Redi “è stato un laboratorio che ha prodotto successi. E il successo sono proprio questi ragazzi, presenti qui oggi – ha detto l’assessore Filomena Calenda – i loro volti, i loro sorrisi, i loro occhi finalmente liberi dalla paura e dall’oppressione sono il più bello dei riconoscimenti”.

Respect, Equality, Diversity, Inclusion (Redi) ha come obiettivo principale l’integrazione sociale, lavorativa scolastica degli stranieri in Molise. Per raggiungere l’obiettivo si è creata una rete collaborativa tra soggetti pubblici e privati grazie ad un protocollo d’intesa.  Il risultato è stato quello di una maggiore integrazione sociale degli studenti e dei giovani stranieri con background migratorio, creando spazi e contesti multiculturali di condivisione, confronto e socializzazione ed includendo nel contesto scolastico le famiglie degli studenti; potenziamento delle competenze multidisciplinari e multiculturali degli operatori e degli stakeholder, rendendo maggiormente inclusivo il processo di integrazione degli stranieri attraverso l’organizzazione di un sistema integrato di servizi territoriali d’integrazione che ne facilita l’accesso e la fruibilità; creazione di un sistema regionale unico di comunicazione e informazione in grado di agevolare i processi di integrazione degli stranieri sul territorio, di migliorare l’efficacia dei servizi e le performance degli operatori del sistema pubblico e privato, di consentire il trasferimento di  informazioni e di best  practice a livello locale e nazionale.

Nei loro paesi d’origine, incapaci di dare loro il futuro, era in gioco tutto.Qui si sentono liberi di poter parlare, esprimersi, condividere, studiare e realizzare. L’Italia – il Molise nel caso specifico – con ha consegnato loro le armi per costruire consapevolezza. E voglia di crescere.

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