Isernia

Pronto soccorso come un “girone infernale”, primario avverte il Nas e ‘molla’ per 20 giorni

Per alcune settimane il pronto soccorso dell'ospedale Veneziale di Isernia dovrà fare a meno del dottore Lucio Pastore che è in malattia dopo turni massacranti. Caduta nel vuoto anche la sua ultima sollecitazione all'Asrem sulla carenza di personale: "Non ce la faccio più, mi allontano da questo girone infernale". E' solo l'ultima 'tegola' sulla sanità che ha vissuto una settimana drammatica iniziata con l'ultimatum delle associazioni del 118 e proseguita con la minaccia dei privati (che non hanno firmato il contratto con la Regione) di mandare via i pazienti

Ora siamo alla frutta. Nel nostro Pronto Soccorso siamo ad un grado di esaurimento tale che è impossibile gestire in maniera decente il servizio” e quindi “sono costretto ad allontanarmi da questo girone infernale”. Il primario del pronto soccorso di Isernia Lucio Pastore getta la spugna: dopo due turni da 12 ore e senza risposte da parte dell’Azienda sanitaria regionale a cui ha denunciato per l’ennesima volta la mancanza di personale all’ospedale Veneziale, ha avvertito i carabinieri del Nas (che pochi giorni fa avevano svolto un’ispezione proprio nel presidio sanitario pentro). Il medico non riprenderà a lavorare per alcune settimane: attualmente in malattia. E’ un’altra tegola per la sanità molisana che ha vissuto una settimana tribolata, iniziata con l’ultimatum lanciato dalle associazioni del 118 (dal 14 dicembre non garantiranno più il servizio) e con la minaccia degli operatori privati di dimettere i pazienti dopo non aver firmato il nuovo contratto con la Regione Molise.

Al pronto soccorso del Veneziale “non si possono coprire i turni senza il personale aggiuntivo, senza centinaia di ore di prestazioni aggiuntive fatte, molte, da medici che provengono da tutta la Asrem”. Nel nosocomio pentro non svolgono più i turni aggiuntivi tre medici di Campobasso che avevano dato una mano e che avevano contribuito ad ‘alleviare’ la carenza di personale. “È una situazione disastrosa che diventa sempre più difficile mantenere perché diminuiscono anche le possibilità di avere questo personale arrangiato”, sottolinea il primario del pronto soccorso che ha “comunicato per l’ennesima volta ai vertici dell’Azienda ed ai Nas il drammatico disagio che viviamo, non ha risposte strutturali e sta rovinando la salute degli operatori”. Caduta nel vuoto la sua sollecitazione, il medico ha deciso di mollare: “Per preservarmi la salute da queste condizioni tremende di gestione, non volendo la dirigenza prendere decisioni strutturali, pure suggerite ed adottate in altri nosocomi, pure suggerite ed adottate in altri nosocomi, sono costretto ad allontanarmi da questo girone infernale. Siamo alle fasi finali della distruzione del sistema sanitario pubblico”. 

Il primario inoltre accusa – pur senza fare esplicito riferimento a lui – l’ex governatore Michele Iorio che nei giorni scorsi ha annunciato che avrebbe chiesto un intervento del ministro Schillaci di fronte al rischio che gli ospedali privati Gemelli e Neuromed dimettano i pazienti. Tutto è legato al mancato pagamento delle fatture da parte della Regione Molise dopo che gli stessi operatori privati non hanno firmato i nuovi contratti sul budget erogato per le prestazioni.

“Sento politici di vecchia data, che hanno portato allo sfascio la regione, pontificare sui disastri attuali della sanità come se non avessero alcuna colpa”, scrive Pastore su Facebook. “Personalmente ho visto svilupparsi l’ospedale di Isernia, dopo la riforma del 1978. Una prima fase di espansione degli anni 80 dove, personale che veniva da diverse esperienze maturate fuori, riuscì a creare una struttura funzionante di qualità. Tuttavia già allora c’erano i germi dannosi del clientelismo. Oltre alle assunzioni che avvenivano sempre secondo logiche clientelari, anche se per la necessità di figure laureate c’era un piccolo margine di libertà per assumere indipendente dal potere politico, si cominciava ad appaltare servizi convenzionati con privati. Pur avendo sei ospedali , la politica affidò ad una clinica privata la diagnostica all’avanguardia in quel periodo e tutti gli ospedali facevano da serbatoio per i profitti di quella struttura.
Poi, sempre la politica clientelare cominciò ad appaltare servizi, esternandoli, e ad aumentare le convenzioni con i privati. Va da se che tutti gli spazi di assunzioni vennero sempre più strettamente controllati dal clientelismo.
I germi e lo sviluppo della decadenza del sistema sanitario, e non solo, stanno in quei politici onnipresenti sul territorio che in maniera famelica hanno distrutto qualsiasi funzionalità pur di mantenere i vantaggi del potere”.

commenta