Delitto di natale

Omicidio Micatrotta, il giudice non ammette al processo la relazione sull’autopsia

Fuori dalla documentazione che arriverà in Corte d'Assise il prossimo 2 febbraio, anche l'accertamento dello stato dei luoghi e la ricostruzione scientifica delle macchie di sangue. L'avvocato Mariano Prencipe: "Non mancheranno colpi di scena"

Risale al 2021 l’ultimo processo per omicidio in Corte d’Assise a Campobasso. Il caso era quello della morte di Fabio De Luca, il giovane detenuto romano che fu trovato in fin di vita nella sua cella del carcere di Isernia il 4 novembre del 2014 e morì una settimana dopo al Cardarelli. Per quella morte finirono (poi assolti) sotto processo tre detenuti, un molisano e due campani.

Riavvolgendo ancora il nastro della memoria, bisogna poi andare al 2015 per un altro processo per omicidio in Corte d’Assise. Antonio La Porta, accusato di aver sparato al fratello durante una lite per questioni di terre, fu condannato a 28 anni di carcere. In quel processo, l’oggi Capo della procura, Nicola D’Angelo, che in aula rappresentava la Pubblica accusa, per l’imputato chiese l’ergastolo.

Ora si torna in aula il 2 febbraio prossimo. L’imputato è Giovanni De Vivo accusato di omicidio premeditato. Sì, arriva in Corte d’Assise con l’aggravante che sostituto procuratore e legali di parte civile hanno rilevato il 17 novembre scorso in sede di udienza preliminare. Ieri  – giovedì 1 dicembre – il giudice per le udienze preliminari, Roberta D’Onofrio, ha ratificato fissando la prima data per un processo che si annuncia “ricco di colpi di scena” come ha annunciato l’avvocato Mariano Prencipe, che difende De Vivo assieme al collega Stellato, all’uscita dall’aula dell’udienza preliminare.

Quali saranno i colpi di scena non lo svela, ovviamente ma promette una battaglia a “colpi di verità. Di perizie. Di testimonianze”.

Intanto il giudice non ha ammesso a processo l’autopsia eseguita sul corpo di Cristiano Micatrotta. La relazione dell’esame sarebbe contrassegnata da opinioni soggettive e quindi quasi certamente il medico legale sarà chiamato nuovamente a deporre a processo. Ma la D’Onofrio non ha ammesso neanche la relazione in merito all’accertamento dello stato dei luoghi, né lo studio delle tracce ematiche (Bpa – Bloodstain Pattern Analysis).

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