L'intervista

Dinamite in cantina per decenni, l’esperto: “Gela e diventa pericolosissima: fortunate coincidenze hanno evitato esplosioni”

Cosa sarebbe successo se il materiale esplosivo ritrovato in via Conte Verde fosse scoppiato? Cosa hanno rischiato in tutti questi anni i residenti del quartiere in cui si trova la palazzina? Mentre proseguono gli accertamenti dei Carabinieri, abbiamo raccolto in questa intervista le spiegazioni tecniche del professore Carlo Callari, docente di Ingegneria civile all'Università del Molise

Oltre al ritrovamento dell’enorme quantitativo, i rischi corsi per più di 30 anni e derivanti dalla possibile esplosione dei 200 chili di dinamite scoperti in una cantina hanno turbato parecchio i residenti di via Conte Verde a Campobasso e di tutto il quartiere. Nelle prime ore di lavoro degli artificieri dei Carabinieri arrivati venerdì scorso a Campobasso da Chieti è stato ipotizzato l’enorme pericolo se la gelatina dinamite da cava (questo il nome tecnico del materiale ritrovato nello scantinato) fosse esplosa, tanto da rendere necessaria l’evacuazione di una quindicina di condomini, uffici e attività commerciali: “Avrebbe potuto distruggere le case di tutto il quartiere”.

Gli uomini dell’Arma stanno verificando perchè un così grosso quantitativo di dinamite – distrutta in due giorni di lavoro con otto esplosioni in una cava in contrada Tappino – fosse stata conservata in alcune grosse buste dal proprietario, un imprenditore edile morto nel 1990, la cui abitazione di via Conte Verde fra l’altro era stata confiscata dal Demanio. Quel materiale esplosivo, probabilmente utilizzato in qualche vecchio lavoro (una cava o la costruzione di una galleria, gli impieghi più frequenti), non poteva essere conservato in uno scantinato ma andava distrutto.

E poi quel tipo di esplosivo, a base di nitroglicerina (che ha la capacità di esplodere velocemente), è sensibile e pericoloso alla manipolazione e alcune condizioni ambientali possono facilitare le esplosioni, come chiarisce in questa intervista rilasciata a Primonumero il professore Carlo Callari, docente di Scienze delle Costruzioni al Dipartimento di Bioscienze e Territorio all’Università del Molise.

professore Carlo Callari Università del Molise scuole

Il ritrovamento di 200 kg di dinamite nella cantina di una palazzina di Campobasso ha spaventato la cittadinanza. Quel materiale, per la precisione gelatina dinamite da cava, avrebbe potuto provocare dei danni o non poteva esplodere?

“Ipotizzo che le autorità di pubblica sicurezza abbiano considerato lo scantinato in oggetto come un locale certamente non adeguato al deposito di 200kg di dinamite, soprattutto in considerazione dell’ubicazione dello scantinato in una zona centrale di Campobasso, anche ai sensi dell’ALLEGATO B al CAPITOLO I “Norme per l’impianto di edifici destinati alla fabbricazione di materie esplosive della 1ª, 2ª e della 3ª categoria (polveri, dinamiti, detonanti) (art. 83 del regol. “ESPLOSIVI – NORMATIVA DI PREVENZIONE INCENDI”). Inoltre, tutte le dinamiti, già ad 8°C gelano e diventano dure e pericolosissime perché la NitroGlicerina (NG) si separa dalla sostanza base e trasuda in superficie. Sgelarle, quando è possibile, è compito specifico del Fochino (dal “Manuale del Fochino”)”.

Si è scoperto che l’abitazione in cui il materiale esplosivo è stato ritrovato era di proprietà di un imprenditore edile. La dinamite come viene impiegata e quali sono le modalità con cui viene smaltita in caso di mancato impiego?

“La dinamite viene impiegata nelle cave di roccia a cielo aperto e nello scavo di gallerie in ammassi rocciosi. Secondo il “Manuale del Fochino”: “Dopo lo sparo, i fochini controllano che non siano rimaste mine gravide o fornelli parzialmente carichi”. In assenza di deposito di cantiere, al termine della giornata di lavoro, l’esplosivo non utilizzato deve essere distrutto, laddove non se ne ritenga economicamente conveniente la restituzione al deposito dal quale è stato prelevato”.

Il fatto che per decenni la dinamite non sia esplosa è stato un caso fortuito e fortunato oppure la conseguenza di qualche fattore, secondo lei, che ha evitato esplosioni?

“Per esplodere, la dinamite deve essere in qualche modo innescata. Direi comunque che ci possa essere stata una fortunata coincidenza di condizioni ambientali (temperatura, umidità) sfavorevoli ad esplosioni”.

Secondo le ricostruzioni degli investigatori, la dinamite era da decenni in quella cantina e l’imprenditore edile (proprietario dell’immobile) è deceduto da anni. Nel frattempo, è cambiata la normativa sulla gestione degli esplosivi civili?

“Si è significativamente cambiata, anche a livello di Unione Europea. Fra gli ultimi aggiornamenti vi sono: il D.Lgs 4 aprile 2010, n. 58 (relativo all’immissione sul mercato di prodotti piro-tecnici);  il D.Lgs. 26 ottobre 2010, n. 204; D.M. 8 aprile 2010 (sulla semplificazione delle procedure per il rinnovo delle licenze permanenti di trasporto); il D.M. 9 agosto 2011 (sui depositi di artifici e gli esercizi di minuta vendita)”.

In campo edile come funzionano le autorizzazioni per impiegare esplosivi?

“Nel campo puramente edile, l’impiego di esplosivi dovrebbe essere sostanzialmente limitato a sbancamenti di ammassi rocciosi (dovrebbero essere casi piuttosto rari…). Nel campo delle infrastrutture di trasporto, gli esplosivi potrebbero essere utilizzati, oltre che per le gallerie, anche per la realizzazione di trincee stradali/ferroviarie in ammassi rocciosi”.

In pratica al centro di Campobasso c’era una bomba ad orologeria?

“Il termine “bomba ad orologeria” forse è un po’ esagerato… Direi che il pronto e efficace intervento delle forze dell’ordine, degli artificieri di Chieti e dei VV.FF. ha tempestivamente fermato questo “orologio”! Mi sembra lodevole anche il comportamento responsabile dei cittadini della zona che hanno ordinatamente lasciato le loro abitazioni”.

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