Cibo sintetico: pro e contro

Battaglia contro la “carne di Frankenstein”, ma il rischio che la bistecca in laboratorio arrivi a tavola per ora non c’è

5200 firme contro raccolte finora in Molise e 20 Comuni contrari in Consiglio. Secondo l’associazione degli agricoltori il cibo sintetico (definito impropriamente così), che negli Usa e a Singapore è già realtà, non aiuta l’ambiente perché “consuma più acqua ed energia di molti allevamenti tradizionali”, ma studi indipendenti dicono il contrario.

Venti Comuni del Molise hanno approvato una delibera di Consiglio o di Giunta per esprimere contrarietà al cosiddetto “cibo sintetico”, che in realtà è sintetico solo nell’accezione di “sintesi” del procedimento, ma non di artificiale. Il cibo sintetico – o meglio la bistecca fatta in laboratorio – parte comunque da cellule animali fatte crescere e poi differenziate per produrre tessuti.

Una idea che non piace al Molise, come stanno evidenziando gli atti dei Municipi (altri comuni sono in procinto di formalizzare la loro contrarietà alla produzione di questo cibo) mentre sono 5.200 le firme finora raccolte con la petizione popolare promossa da Coldiretti e Fondazione Campagna Amica, Filiera Italia e World Farmers Markets Coalition, per chiedere una Legge nazionale che vieti la produzione, l’uso e la commercializzazione del cibo sintetico in Italia.

Coldiretti esulta: “La chiara presa di posizione da parte dei Comuni, a pochi giorni dal nostro appello, è la conferma che molti altri stanno per deliberare in tal senso dimostra la bontà della nostra mobilitazione e ci spinge a proseguire in tal senso anche con la raccolta delle firme dei cittadini-consumatori” dichiara il direttore regionale Aniello Ascolese.

Secondo Coldiretti, che sta facendo una campagna nazionale contro il cibo sintetico invitando a difendere  le filiere agro zootecniche regionali (in Molise 1.200 stalle da latte che producono circa 50mila tonnellate di latte per un valore della filiera lattiero-casearia attorno ai 25 milioni di euro e con oltre 5000 addetti a monte a valle della produzione) in sede di Conferenza Stato-Regioni e nei rapporti con il Ministero dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare e forestale, il cibo sintetico “è prodotto in bioreattori e dunque non salva l’ambiente perché consuma più acqua ed energia di molti allevamenti tradizionali e soprattutto è meno efficiente di quelli oggi più performanti”.

La produzione di questo “cibo” – aggiunge l’associazione – “limita la libertà dei consumatori e omologa le scelte sul cibo; favorisce gli interessi di pochi operatori, monopolizzando l’offerta di cibo nel mondo; spezza lo straordinario legame che unisce cibo e natura e da ultimo non aiuta la salute in quanto non c’è garanzia che i prodotti chimici usati siano sicuri per il consumo alimentare e l’esperienza maturata è ancora troppo breve e non consente di avere alcuna certezza”.

Da questi presupposti la mobilitazione vuole contrastare il pericolo che in poco tempo arrivi sulle tavole degli italiani cibo sintetico, ovvero prodotto in laboratorio. Sono almeno 150 le compagnie che stanno testando la carne sintetica, con investimenti miliardari da parte anche delle multinazionali. La bistecca fatta in laboratorio, che negli Stati Uniti e a Singapore è già realtà, vuole rispondere all’esigenza di abbattere l’impatto che gli allevamenti hanno sul clima per via delle emissioni del bestiame, del grande utilizzo di acqua e della deforestazione per creare terreni di pascolo e stabilimenti per la macellazione e la trasformazione della materia prima. Non è un caso se gli ambientalisti hanno salutato con favore questo cibo e anche in Molise Legambiente si è espressa a favore.

La produzione di cibo è responsabile per quasi un terzo delle emissioni di gas prodotte dalle attività umane e circa la metà dei terreni abitabili del pianeta è occupata da allevamenti e coltivazioni che usano circa il 70% dell’acqua potabile a cui abbiamo accesso” la sintesi delle posizioni favorevoli al cibo sintetico, ritenuto da molti una alternativa etica alla filiera tradizionale. Da diversi studi indipendenti è emerso infatti che creare la “bistecca di Frankenstein” è più sostenibile della bistecca vera. Per esempio viene citata spesso una ricerca condotta dalle Università di Oxford e di Amsterdam che ha rilevato questo: rispetto agli allevamenti tradizionali il consumo di acqua sarebbe inferiore del 99%, quello del suolo del 96%, come anche l’emissione di gas serra, e i consumi energetici calerebbero del 45%.

La carne sintetica viene prodotta attraverso una biopsia di un animale vivo: si estraggono le cellule staminali che vengono “coltivate” in un liquido che le nutre e le fa proliferare. Le staminali poi si moltiplicano e si specializzano, creando i tessuti muscolari e il grasso, e dunque la carne. Un altro vantaggio, secondo i favorevoli, della carne sintetica è che non ha ormoni della crescita né antibiotici, che spesso vengono iniettati negli animali degli allevamenti intensivi. Alcuni scienziati hanno affermato che sul piano della salute in laboratorio è possibile creare una carne più sana, attraverso l’alterazione delle sostanze nutritive e del grasso, eliminando ad esempio gli acidi grassi trans e sostituendoli con gli Omega 3.

Produrre carne in laboratorio comunque è costoso, almeno al momento, perché non è affatto semplice ricreare i vasi sanguigni, tessuti connettivi e nervi. I calcoli fatti sulla base del livello di ricerca attuale dicono che un hamburger fatto in laboratorio non può costare al consumatore meno di 10 dollari: decisamente troppo, anche se solo 10 anni fa, agli esordi della carne in “vitro”, lo stesso hamburger costava 250mila dollari (e difatti non era commercializzabile). A questo si aggiungono i dubbi sulle possibili mutazioni delle cellule riprodotte in laboratorio, esposte a processi di crescita esponenziale particolarmente rapidi, e che necessitano di controlli costanti. Di sicuro allo stato attuale l’ipotesi che il cibo sintetico arrivi presto sulle nostre tavole non è concreta.

Nell’Unione Europea questi prodotti sono considerati novità alimentari e devono ottenere il via libera da parte delle autorità di controllo prima di poter finire in commercio. Attualmente non esiste alcun ‘pericolo’ imminente.

Il cibo sintetico divide, anche il Molise. Legambiente favorevole, Coldiretti contraria. Voi che ne pensate?