La lettera

Dopo la strage di Ischia la frana fa più paura, Civitacampomarano vuole risposte: “Da Toma silenzio”

Torna a farsi sentire il comitato ‘Dissesto Fronte nord di Civitacampomarano’ e tira in ballo il presidente Donato Toma per il silenzio, secondo la versione del comitato stesso, che il presidente avrebbe adottato nonostante le richieste di incontro relative alla frana che nel marzo 2017 ha colpito il centro molisano noto per lo splendido Castello Angioino e più di recente per il Cvtà Street fest di arte di strada.

Facendo riferimento alle notizie di cronaca relative alla frana che ha travolto case e strade di Ischia facendo almeno 8 vittime, il comitato ricorda come “non è trascorso un mese da quando l’ingegner Fabrizio Curcio, capo dipartimento della Protezione Civile, riceveva dalle mani di Paolo Manuele la cittadinanza onoraria davanti ad autorità civili e militari, presente anche il presidente Donato Toma”.

Il comitato sottolinea come “l’improvviso dissesto del marzo 2017 comportò l’evacuazione di oltre 20 nuclei familiari e residenti nella parte nord-occidentale di Civitacampomarano”. Secondo gli autori della lettera sulla vicenda è da tempo calato il silenzio, fino a poche settimane fa quando proprio Toma era presente alla cerimonia dello scorso 31 ottobre in qualità di commissario per la gestione prima emergenziale e ora tecnica del dissesto civitese per il quale sono disponibili oltre 8 milioni di euro.

Curcio civitacampomarano manuele toma

In quella occasione “ebbe modo di assicurare pubblicamente di essere finalmente disponibile a un confronto aperto e costruttivo sulle scelte da adottarsi non tanto non solo per spendere le migliori dei modi gli 8 milioni sulla mitigazione del rischio, ma soprattutto per programmare forme di recupero dell’abitabilità e della vita del paese”.

Dopo questa assicurazione il sindaco Manuele lo scorso 3 novembre ha fatto seguire una “circostanziata richiesta di convocazione ma da parte del presidente ad oggi nessuna risposta”. Concludono gli autori della lettera Antonio Caprara, Mario Di Paolo e Raffaele Giannone Pepe: “Caro presidente, lei deve rispondere per noi, per Petacciato, per Castellino, per Ischia, per Sarno e per la sua onorabilità di politico e di uomo”.

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