Partita la stagione di raccolta

Tutti vogliono il tartufo bianco del Molise ma ce n’è sempre meno: “La siccità estiva ha più che dimezzato le quantità”

Prezzi, prospettive e vecchi problemi della tartuficoltura molisana che sta vivendo una delle sue migliori stagioni pur non avendo ancora un marchio che la tuteli. Il periodo di cavatura è appena iniziato: "Qualità unica nel mondo, quantità più che dimezzata dalla siccità"

Il 1 ottobre è partita la stagione di raccolta del tartufo bianco. Fino al 15 gennaio cavatori e imprenditori potranno dedicarsi a tempo pieno a questa eccellenza del Molise che viene commercializzata in Italia e nel mondo col famoso marchio di Alba.

Dalle nostre parti non esiste, infatti, un marchio a tutela. Chi ci lavora non si consorzia e non c’è neppure una legge regionale specifica per la protezione e la sua promozione. La norma di riferimento che potrebbe finalmente fare la differenza per il pregiatissimo tuber magnatum è vecchia e inadeguata. A questo difficile scenario va aggiunta una crisi climatica che quest’anno incide sulla quantità di tartufo bianco presente nei nostri boschi.

Di questo e altro ancora ne abbiamo parlato con Vincenzo Di Iorio, imprenditore di Busso e titolare (col fratello Francesco) dell’omonima azienda Di Iorio tartufi.

“C’è una grandissima richiesta quest’anno. Quasi non riusciamo a spiegarci come a un certo punto tutti si siano messi a chiedere tartufo fresco molisano. Naturalmente la ripresa delle attività di ristorazione dopo la pandemia ha fatto la sua parte, ma è come se adesso il nostro prodotto fosse diventato di moda”.

Un momento propizio che non viene cavalcato: tutti vogliono il tartufo però i problemi, vecchi e nuovi, non si risolvono.

“Si continuano a utilizzare le tartufaie come legnaie, ci sono stati gli incendi, c’è la distruzione dei cinghiali. Questo condiziona molti habitat naturali dei tartufi ed è importante fare qualcosa per la tartuficoltura, una legge regionale più specifica per esempio. E poi andrebbe rimodernata quella che c’è anticipando di almeno due settimane la raccolta perché la stagione è cambiata, il tartufo esce prima e, di conseguenza, finisce anche prima. Non si può pensare di tutelare questa eccellenza limitandosi a dare indicazioni sulla modalità di cavatura (ricoprire le buche, utilizzare al massimo due cani, non cercarlo di notte ecc…), occorre una vera e propria norma per tutelare questa eccellenza che è unica nel mondo. Ho già visto piccole pezzature da Toscana, Umbria, Calabria e posso assicurarvi che i nostri tartufi sono di qualità superiore”.

Tutto dipende dal territorio. E’ noto che i tartufi sono sentinelle ambientali: più l’habitat è incontaminato migliore sarà la sua qualità.

“La siccità però ha fatto molti danni: rispetto agli anni d’oro pre pandemia quest’anno la quantità è più che dimezzata”.

Un elemento che incide anche sul prezzo al consumatore finale: “Le quotazioni attuali vanno dai 3 ai 6mila euro al chilo. Dipende molto dalle pezzature e naturalmente quello bianco più è grande e più ha valore. Poi anche il caro carburante ha condizionato le richieste: se un corriere prima voleva 50 euro per trasportarlo da qui in Germania oggi te ne chiede 100. A fare gli ordinativi sono sempre persone in una fascia alta, ma anche per loro le cose sono cambiate e se prima te ne ordinavano due chili oggi te ne chiedono la metà. Noi comunque cerchiamo sempre di farlo conoscere a quante più persone possibile, sia ai ragazzi delle scuole ai quali spieghiamo che devono credere in questo settore e che il tartufo è una ricchezza, sia all’estero con visite nel nostro laboratorio, escursioni nei boschi e, naturalmente, degustazioni”.

Un pacchetto turistico che ha già attirato decine di comitive in Molise da ogni angolo della terra.

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