Giudiziaria

Bancarotta fraudolenta e autoriciclaggio: nuovo processo per il broker Gianluigi Torzi

Una complessa indagine della Finanza e della Procura di Larino ha portato al rinvio a giudizio del broker molisano, di suo padre e di altre quattro persone accusate a vario titolo di aver svuotato le casse di una ditta fallita per lasciare a secco i creditori e creato debiti finti da trasferire in un'altra società estera per poi far rientrare i capitali in Italia tramite altre aziende. La difesa: "Il gip aveva parlato di fatti penalmente irrilevanti, ma il gup ha respinto la nostra richiesta di proscioglimento. Smonteremo le accuse"

Un’altra tegola sul capo del broker molisano Gianluigi Torzi: il 27 settembre scorso, a Larino, è stato rinviato a giudizio (assieme a suo padre e altre quattro persone) nell’ambito di una fitta indagine condotta dalla Guardia di Finanza.

Bancarotta fraudolenta e autoriciclaggio per più di 1 milione di euro le accuse a carico di una società che opera nel settore dei fertilizzanti e che fa capo a Torzi, finanziere noto alle cronache molisane per la vicenda della villa al mare di Termoli e ancora più noto per lo scandalo Vaticano sul palazzo londinese di Sloane Avenue acquistato dalla Segreteria di Stato.

Tribunale

Secondo gli investigatori, che su impulso della Procura di Larino hanno avviato l’indagine, ci sarebbe un gioco di scatole cinesi dietro le ipotesi di reato a carico di Torzi e gli altri. L’indagine è partita dall’esposto di uno dei creditori di una società di biotecnologie per uso agricolo fallita nel 2019. Gli inquirenti hanno ricostruito che i rappresentanti legali di questa ditta lasciavano le casse vuote per non dare modo ai creditori di impossessarsi di liquidità e creavano debiti fittizi verso una società estera alla quale veniva trasferito il denaro che poi tornava indietro, in Italia, tramite l’acquisto di altre aziende. Un vero rompicapo, insomma, che la difesa di Torzi è convinta di poter spiegare.

Per ora il giudice per l’udienza preliminare del tribunale frentano, Rinaldo D’Alonzo, non ha accolto le richieste di non luogo a procedere dei difensori di Torzi padre e figlio (i legali erano rispettivamente Andrea Codispoti e Marco Franco) mentre è stata ammessa la costituzione di parte civile della società Agafert di Bari.

“Il rinvio del mio assistito c’è stato nonostante il gip, nel rigettare la misura cautelare chiesta da pm in fase indagine, ha scritto che siamo di fronte a fatti penalmente irrilevanti. Il gip, non io che potrei sembrare di parte, ritiene insussistente la configurazione del reato anche astrattamente eppure, senza che la pubblica accusa abbia aggiunto nulla, il gup ha voluto procedere con questo rinvio a giudizio” questo il commento dell’avvocato Franco.

La prossima udienza, presso il Collegio del Tribunale di Larino, si terrà il 22 febbraio del 2023.

 

commenta