Post voto e manovre per la regione

Pd tra congresso e Regionali, Facciolla contro Letta: “Errore strategico non allearsi con M5S e Calenda”

Il segretario regionale in netta contrapposizione con il leader nazionale che lascerà a marzo la guida del partito: "Il sistema elettorale costringe a fare le alleanze e la nostra proposta politica in questo senso era debole. Il congresso a un mese dalle Regionali? Spero che non ci logori. In Molise il Pd ha ottenuto il migliore risultato tra le regioni del Sud, si può subito riaprire il dialogo con i pentastellati per costruire la coalizione sulla base di un'intesa programmatica"

Il processo a Enrico Letta si è aperto all’alba di lunedì settembre, quando è diventato chiaro che il Pd era andato peggio delle previsioni della vigilia elettorale. Il segretario nazionale ha annunciato l’addio, ma non lascerà prima del congresso del prossimo marzo. Negli ambienti dem la sfida sulla successione si è aperta, con una parte del partito che non nasconde il suo gradimento per Stefano Bonaccini, il presidente dell’Emilia Romagna che l’anno scorso – più o meno di questi tempi – ha partecipato alla Festa dell’Unità a Campobasso (in foto con Vittorino Facciolla, Micaela Fanelli e Gianluca Palazzo). Ed è probabile che il governatore nato a Modena goda anche del consenso dei vertici locali del Pd.

Fanelli Bonaccini Facciolla

Il segretario regionale Vittorino Facciolla non ci gira intorno: la linea scelta da Enrico Letta nella costruzione della coalizione (che poi ha perso alle elezioni) non l’ha condivisa. “Con un sistema elettorale che elegge il 37% dei candidati con l’uninominale (ossia con un sistema che vince chi prende un voto in più) – scandisce – vuol dire che bisogna fare le alleanze. Un partito che non fa alleanze, pur avendo un sistema elettorale che ti obbliga a farlo, è un partito che commette errori strategici. Sulla base del sistema elettorale, si costruisce anche il percorso delle alleanze. E la nostra proposta politica in questo senso era debole. Su questo dovrà esserci la riflessione del partito nazionale perchè noi avremmo fatto l’alleanza, oltre che con i partiti della sinistra, anche con il Movimento 5 Stelle e con i centristi, cosa che avevamo già provveduto a mettere in campo per le elezioni regionali. E questo è un discorso che riprenderemo subito”.

Sul nuovo corso dem Facciolla non si sbilancia nè fa nomi e cognomi di chi, dal suo punto di vista, dovrà essere il prossimo leader del Pd. Ma nella sua analisi affiora un pizzico di preoccupazione per l’incrocio di due appuntamenti decisivi per il Pd molisano: il congresso a Roma a marzo, ossia in una fase delicata per il partito che in Molise si starà preparando per le elezioni regionali di aprile. “Il congresso potrebbe logorarci, io spero che non accada”, sottolinea l’ex sindaco di San Martino in Pensilis. “Il successore di Enrico Letta verrà fuori dal dibattito che si dovrà aprire necessariamente nel partito: non è un problema di uomini, ma di temi, di agenda, di radicalità nella proposta, di capacità di guardare alle azioni rispetto alle leggi elettorali, della vocazione maggioritaria del partito, se abbandonarla o meno. Un dibattito scevro da queste valutazioni è un dibattito inconferente con le esigenze del partito. Se il partito invece oggi metterà al centro l’esigenza di ripartenza e un’analisi profonda delle ragioni del partito stesso, secondo me potremo fare bene”.

Gianfagna Cerroni Salvatore Facciolla

Il Pd Molise riparte intanto da un dato: l’elezione di una parlamentare, Caterina Cerroni, sul seggio proporzionale della Camera dei deputati. E da un risultato che, certifica Facciolla, “è il migliore delle regioni del Sud. Evidentemente ha fatto la differenza la qualità dei candidati: il 33% ottenuto a Campobasso, il 43% di San Martino e di Agnone sono sintomatici di questo”. Piuttosto, aggiunge, “la campagna elettorale è stata condizionata dalle scelte che gli elettori hanno compiuto sulla base di valutazioni nazionali, non a caso il partito di Giorgia Meloni è passato dal 3% del 2018 al 24% delle ultime elezioni. Il 18,5% ottenuto dal Pd è un risultato ascrivibile al tipo di campagna elettorale fatta in ogni piazza del Molise e alla qualità dei candidati”.

Per costruire la coalizione delle prossime Regionali il segretario del Pd Molise è pronto a ‘chiamare’ il Movimento 5 Stelle, alle Politiche primo partito per numero di consensi in Molise. Ai pentastellati i dem non hanno mai chiuso la porta in faccia. “M5S potrebbe rivendicare la leadership, ma alle Politiche ha ottenuto 800 voti in più rispetto alla nostra coalizione, non 8mila voti in più. A parità di voto anche noi potremmo rivendicarla (la leadership, ndr), ma non si può trascurare che alle Amministrative di Isernia non sono andati oltre il 3%, ad Agnone ha preso più voti il Pd. Le primarie? Se c’è bisogno, le proporremo. Ma prima di parlare di nomi, dobbiamo parlare di programmi. Con i Cinque stelle dobbiamo ritrovarci su una base programmatica: se non siamo d’accordo sui programmi, non possiamo scegliere gli uomini”.

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