La denuncia alla giustizia amministrativa

Il Garante della Persona non può giurare, “scelta arbitraria”: c’è il ricorso al Tar

Giuramento della persona designata dal presidente del Consiglio regionale, Salvatore Micone, quale Garante dei diritti della persona. E la figura è quella della ex consigliera Paola Matteo. La sua carica era il primo punto all’ordine del giorno del consiglio regionale di oggi, carica oggetto di un ricorso al Tar rispetto al quale proprio questa mattina sono giunte le notifiche a tutti i consiglieri e al presidente dell’assise regionale.

Ecco che in aula, quindi, il primo a prendere la parola, il consigliere Nola, chiede che il “giuramento” sia rinviato in attesa del verdetto della giustizia amministrativa. Dello stesso parere, i consiglieri del M5S Andrea Greco e Patrizia Manzo. L’assessore Filomena Calenda chiede la sospensione e subito dopo, la richiesta, messa ai voti, è accolta: del Garante dei diritti della persona si tornerà a parlare soltanto quando si pronuncerà la giustizia amministrativa.

Garante della Persona, la nomina fa infuriare gli esclusi: “Andiamo in Procura”

Gli avvocati Elena Bertoni e Gianfederico Cecanese insieme all’ex questore Raffaele Pagano, sono i ricorrenti che hanno risposto alla manifestazione d’interesse (insieme ad altri e alla stessa Paola Matteo). Ma il 9 settembre scorso il presidente del consiglio regionale, firma il decreto nominando proprio Paola Matteo e questo  – stando al ricorso presentato al Tar – è avvenuto “violando l’obbligo inderogabile di elezione (da parte della maggioranza dei consiglieri)  senza far alcun rinvio ad altre norme nazionali e regionali che, invece, prevedono la possibilità (a certe condizioni e per particolari organi di amministrazione attiva) di fare ricorso ai poteri sostitutivi per la nomina”. Così si legge nel ricorso messo a punto – per conto dei ricorrenti – dall’avvocato Michele Coromano che – per conoscenza – ha inviato la notifica dell’avviato procedimento anche a tutti gli Ordini di categoria.

L’esposto chiede dunque non solo una valutazione sui criteri adottati per l’assegnazione dell’incarico (che prevede anche una retribuzione annua lorda di oltre 31mila euro)  ma anche una valutazione dei requisiti dei candidati. Perché – si legge sempre nell’atto depositato dall’avvocato Coromano – la persona indicata dal presidente del consiglio regionale non possiede requisiti giuridici nè “alcuna comprovata esperienza giuridico-amministrativa nel settore delle discipline di tutela dei diritti umani”.

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