Il Termoli Jazz 2022 si è chiuso con un ritorno alle origini, alla più classica tradizione jazzistica. Dopo le prime due serate (28 e 29 luglio) ‘spumeggiate’ di elettronica e di innumerevoli contaminazioni, con il trio Di Nunzio/Nisi/Bassi accompagnato dal talentuoso pianista – vera guest star come preannunciato dagli organizzatori – Antonio Faraò il jazz più puro è tornato a risuonare.
È stato proprio il direttore artistico della kermesse musicale, Michele Macchiagodena, a presentare il concerto, l’ultimo di questa ottava edizione, come la chiusura di un cerchio, invero ‘monco’ per via dell’annullamento (causa maltempo) della prima serata in cartellone che avrebbe dovuto ospitare Federico Calcagno & The Dolphians.
Sul palco di piazza Duomo, ieri, una formazione d’eccezione: un’ensamble raffinata e dall’altissimo valore tecnico con Luigi Di Nunzio al sax, Giuseppe Bassi al contrabbasso, Marcello Nisi alla batteria e, come detto, il portentoso Antonio Faraò al piano.
Eseguite molte composizioni originali del pianista (e una del contrabbassista) oltre a standard del jazz, alternando lenti a brani di grande intensità ritmica. Particolarmente emozionanti le esecuzioni di sognanti ballate, scandite dal suadente suono del sassofono e dai virtuosismi degli altri componenti del quartetto.
Una chiusura ‘romantica’, dunque, per l’edizione 2022 del festival jazz termolese che, sempre più come vi abbiamo raccontato nei giorni scorsi, dimostra di volersi rinnovare e contaminare per restare viva. Proprio come fa il jazz.
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