Il commento

Nancy Pelosi in Molise/Quando una delle dieci donne più influenti del mondo rivendica l’identità delle sue radici

In un libro di successo, “Perché le donne dovrebbero governare il mondo” (Why Women Schould Rule the World, Paperback. 2009), la scrittrice e giornalista Dee Dee Myers, ex addetta stampa di Bill Clinton, dedicò una profetica frase a Nancy Pelosi: “Come genitore e madre impari un sacco di cose che sono direttamente applicabili alla leadership. Crescere cinque figli è un lavoro incessante. Avere cinque figli – bebé, ragazzini e poi adolescenti – ti prepara veramente ad avere a che fare con Trump”.

Dopo più di un decennio Nancy Pelosi, prima donna e prima italo-americana a ricoprire la carica di presidente del Senato di Washington, è riuscita a mettere sotto impeachment l’ex presidente USA.

Questa madre di cinque figli e nonna di 16 nipotini, una delle dieci donne più influenti al mondo, ha voluto respirare a Fornelli l’aria nativa dei suoi nonni e di sua madre, Annunziata Lombardi, che a 3 anni emigrò negli States, a 19 sposò l’abruzzese Thomas D’Alessandro e fu mamma di 7 figli, ultima Nancy (che è l’inglese di Nunziatina).
Il Molise le ha riservato un’accoglienza intrisa di orgoglio paesano e regionale: tanti applausi, cittadinanza onoraria, tricolore e bandiera a stelle e strisce, chiavi della città e campana fusa in Agnone (ma le si poteva regalare pure il libro di Federico Orlando, I martiri di Fornelli, e dipinti di Antonio Pettinicchi sull’eccidio nazista del 4 ottobre 1943).

L’evento è ben riuscito però, specie a livello mediatico, è stato depurato da ogni riferimento sulla caratura politica della leader democratica e sulle sue tante battaglie (ultime contro la vendita di armi e l’abolizione del diritto di aborto).

Si è defilata dall’incontro anche la Dem Fanelli che, a buon diritto, poteva meritarsi almeno una stretta di mano dall’illustre ospite. Così è toccata a Toma l’ufficialità di prodursi in un obsoleto baciamano.

“Ora che ho le chiavi della città devo assolutamente tornare” ha detto Nancy a Fornelli. E la sera prima a Roma, nel giardino della residenza dell’ambasciatore degli Stati Uniti, aveva sottolineato a lungo i suoi legami con l’Italia e l’aver portato con sé venti familiari fra figlie, nipoti e bisnipoti.

Quel discorso ha avvalorato l’ipotesi che, dopo le elezioni di mid-term a novembre, la Pelosi possa tornare in Italia come ambasciatrice degli Stati Uniti. Nel 1997 Clinton nominò un altro oriundo, Thomas Foglietta, ma oggi, in un fase di grandi rivolgimenti, il nostro Paese avrebbe molto da guadagnare dal prestigio e dall’alto profilo internazionale dell’oriunda abruzzese-molisana.

Nel novero di oriundi e di ritorni alle origini, il caso Pelosi è di certo il più eclatante tra i tanti discendenti di italiani costretti a trovare altrove lavoro e fortuna con un “espatrio” che fu chiamato “dispatrio” per la fatale perdita d’identità che comporta. Quel cordone ombelicale, quella identità Nancy l’ha simbolicamente ricucita.

Nota – Nancy Pelosi, cresciuta a pane e politica, è nata nel 1940 a Baltimora, città di cui il padre e uno dei suoi quattro fratelli furono per vari anni Sindaci e poi deputati. Sua madre, Annunziata Lombardi, fu una nota attivista e organizzatrice di donne democratiche. (Una foto la ritrae tra la figlia Nancy e John Kennedy).

nancy pelosi e john kennedy
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