Il paradosso

Cane trovato senza microchip: “Ha il collare, ma finirà in canile. Sindaci non controllano”

Il cucciolo vagava nelle campagne di Montagano dove è stato trovato da alcuni volontari che puntano il dito contro gli amministratori a cui la legge affida il compito di vigilare sull'osservanza delle norme relative alla protezione degli animali

Aveva attorno al collo un collare fatto con un pezzo di catena ma era privo di microchip il cane ritrovato nelle campagne di Montagano da alcuni volontari. Per questi ultimi l’animale aveva sicuramente un padrone e probabilmente si era allontanato da casa per seguire una cagnetta in calore. Poi, presumibilmente, è stato aggredito da un branco. La mancanza di microchip non consentirà perciò di individuare il proprietario dell’animale. “Senza chip identificativo – spiegano i volontari che hanno contattato la nostra redazione – il cagnolino entrerà in canile e questo è il risultato della scarsa attenzione dei sindaci ad effettuare i controlli sui propri territori”.

Dal 1 gennaio 2005 il microchip è diventato l’unico sistema identificativo nazionale. Inoltre, secondo le disposizioni del Ministero della salute, infatti è obbligatorio provvedere all’identificazione e alla registrazione dei cani nella anagrafe canina di residenza o della ASL. Anche la Regione Molise ha istituito l’anagrafe canina che permette di tutelare il benessere degli animali e contrastarne l’abbandono, ma anche per programmare interventi di sanità pubblica veterinaria volti alla prevenzione delle malattie che si trasmettono dal cane all’uomo. Inoltre, la legge regionale numero 12 del 2011, che ha modificato in parte un’altra legge regionale in materia (la numero 7 del 2005), ha assegnato ai sindaci i controlli: tramite gli agenti della polizia municipale, i Comuni devono provvedere all’esecuzione di programmi di vigilanza sull’osservanza delle leggi e dei regolamenti relativi alla protezione degli animali

Se i cani – come questo ritrovato nelle campagne di Montagano – finiscono in canile, le spese sono a carico delle casse pubbliche comunali. “Parliamo di un danno che gli amministratori creano a tutta la collettività – sottolineano gli animalisti – che paga di tasca propria il mantenimento di centinaia di cani in strutture convenzionate. I sindaci dovrebbero pagare di tasca propria il mantenimento dei cani in canile. Solamente allora saremmo certi che di randagismo non ce ne sarebbe nemmeno l’ombra”.