Società al contrario

Luca, il bambino bullizzato, escluso fino all’ultimo giorno di scuola. La denuncia di due mamme

Dopo la lettera in cui questo bambino chiedeva soltanto che nessuno gli facesse più del male, la scuola ha cambiato atteggiamento con la 'scorta' di un collaboratore scolastico fino all'uscita dall'istituto ma le famiglie dei ragazzini chiamati in causa gli hanno invece girato le spalle. "Tutti sanno ma nessuno parla" è, oggi, la denuncia di due mamme.  "Questa è la scuola del fallimento che si nasconde dietro i progetti belli, le parole, i convegni. E gli interventi di aiuto dopo una denuncia, si trasformano in azioni di ulteriore discriminazione e non di integrazione".

Luca, il ragazzino che in una lettera inviata alla nostra redazione ha raccontato del suo disagio a scuola, della sua angoscia nel sentirsi deriso, isolato, bersaglio di sfottò taglienti come lame. Lui, affetto da un deficit cognitivo,  ha bisogno soltanto di chi lo aiuti a percorrere (e senza neanche grandissimi sforzi) il percorso didattico e sociale che gli permetta di realizzare la vita che merita.

Abbiamo quindi raccontato di lui e delle sue sventure, in una scuola di un piccolo paese della provincia di Campobasso. Dove,  quando l’articolo è stato pubblicato, molti si sono sentiti chiamati in causa. Bene! Si è pensato. Se si sono sentiti chiamati in causa, a fronte di quella denuncia di amore, nasceranno riflessioni e prese di coscienza da parte delle famiglie, degli altri ragazzi, dei docenti, che porteranno a rivedere il rapporto con Luca. Che cancelleranno eventuali incomprensioni (le abbiamo chiamate così auspicando, fino alla fine,  si trattasse magari soltanto di equivoci)  e quindi si ricomincerà tutto daccapo. Con sostegno vicendevole, solidarietà e condivisione.

Non è stato così. E quelle che si sperava  potessero essere incomprensioni hanno invece rafforzato le paure peggiori. Quelle della discriminazione, dell’isolamento, dello spettro del bullismo alimentato anche da genitori non particolarmente propensi a redarguire quei figli ‘bossetti’  in giro per il paese con ciurma a seguito.

Questa volta non scrive Luca. Le due lettere che sono arrivate in redazione appartengono a due mamme che delle condotte ai danni di Luca sono state testimoni.  Rispetto a Luca poco o niente è cambiato, e lo raccontano loro. Anzi, Luca adesso è costretto a subire irrisioni e sberleffi anche per strada dal giorno in cui ha deciso di raccontare pubblicamente il suo disagio emotivo.

“Il primo giorno di scuola e l’ultimo giorno di scuola sono diversi, i ragazzi sono entusiasti – racconta una delle due mamme –  Il primo giorno si rincontrano e l’ultimo, stanchi dopo tanti mesi di studio, sfogano con un urlo collettivo la tensione accumulata e questi momenti resteranno per sempre nei loro cuori”.

Per Luca non è stato così. “Ieri ho assistito al vero fallimento della scuola del paese dove abito.  Vedere Luca  essere l’unico bambino ad uscire da solo con la sua insegnante mi ha lasciato un dolore nel cuore indescrivibile.  In tanti eravamo presenti e tutti dovrebbero aver avvertito il mio stesso imbarazzo e senso di fallimento nell’assistere alla scena di un ragazzino che al suo ultimo giorno di scuola è stato ‘scortato’ da un collaboratore scolastico senza che potesse partecipare ai festeggiamenti, felice, insieme ai suoi compagni perché ai suoi compagni della felicità di Luca non importa un fico secco”.

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“Tutto questo non è giusto.  Questa è la scuola del fallimento che si nasconde dietro i progetti belli, le parole, i convegni. E gli interventi di aiuto dopo una denuncia, si trasformano in azioni di ulteriore discriminazione e non di integrazione. E’ una vergogna”.

La seconda mamma che scrive va finanche oltre: “Vivo nello stesso paese di Luca che ho riconosciuto nella sua lettera perché sono testimone di gesti e azioni nei confronti di questo bambino riprovevoli. Anche io sono la mamma di un bambino con disabilità e tanti mi hanno chiesto se quel bambino fosse mio figlio. E mi sono chiesta: ma perché lo domandano a me? Si preoccupano di mio figlio mentre tutti sanno e scelgono di tacere”

E denuncia: “Il bullismo va oltre la scuola. Dopo il vostro articolo ho avuto modo di vedere e sentire cose assurde. Abominevoli.  Mi trovavo al parco e alcuni ragazzi esclamavano ad alta voce: evviva il bullismo! Ragazzini che istigano e che piuttosto che essere rimproverati dalle famiglie hanno invece trovato in queste,  spalle sulle quali appoggiarsi e mani alle quali sostenersi con le loro cattiverie. E Luca? Per Luca nulla è cambiato, anzi è solo peggiorato”.

“Ai genitori dei bulli dico – conclude la lettera – non siete stati in grado di educare i vostri figli, ammettete di aver sbagliato tutto e rimboccatevi le maniche provando ad essere genitori diversi per avere dei figli migliori. Altrimenti, cari genitori, per i vostri figli e spero solo i vostri non ci sarà quel futuro di rispetto, solidarietà e condivisione che tanto si decanta nelle aule scolastiche, negli incontri all’oratorio, nei convegni e nelle riunioni. Il rispetto non è il prodotto di una mediocre chiacchierata. E’ concretezza. E di concreto in questo paese vedo solo cattiveria”.

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