A guglionesi

Il teatro da ricostruire e per ricostruire: magnetico Lino Musella alias Eduardo al Fulvio

Straordinaria serata al Teatro comunale di Guglionesi che ha ospitato 'Tavola tavola, chiodo chiodo', spettacolo di e con Lino Musella che ha dato voce e corpo a un gigante del Teatro del '900, Eduardo De Filippo, in questa drammaturgia riscoperto nella sua veste di pungolo civile per le Istituzioni che illanguidiscono quello che è un patrimonio per la comunità

La costruzione di un amore e di una visione, quelle per il Teatro, interpretata da un vero talento della scena dei nostri giorni. Protagonista sul palco del Fulvio di Guglionesi ieri 6 aprile, in quello che è stato l’appuntamento clou della stagione teatrale in corso, un magistrale Lino Musella che ha dato corpo e voce a Eduardo De Filippo regalando agli astanti sorrisi e commozione, come da migliore tradizione teatrale.

Tavola tavola, chiodo chiodo è il sogno che si compone gesto dopo gesto, battaglia dopo battaglia, e poco importa se molte di queste ultime finiscono per avere il sapore donchisciottesco della lotta contro i mulini a vento: il senso forse è proprio in quella perenne lotta per il proprio ideale. Nel caso dell’Eduardo la meta assume (anche) la veste concreta della costruzione – anzi ricostruzione – del Teatro San Ferdinando di Napoli. Tavola dopo tavola, chiodo dopo chiodo, appunto, respirando polvere e masticando fiele. Sulla scena Lino Musella vivifica stralci di conversazioni e corrispondenze epistolari che compongono il quadro dello strenuo impegno dell’autore napoletano per il suo sogno, che poi è un sogno di comunità: un sogno d’arte chiamato teatro.

Lino Musella al Teatro Fulvio

Sul proscenio uno scrittoio, quello dove Eduardo scriveva le sue lettere, ma anche il baule dell’attore e – al centro di tutto – una riproduzione in mattoncini di legno del San Ferdinando, quella che si compone pezzo dopo pezzo, concretamente e metaforicamente. A un tratto prende forma la ringhiera di una balconata, tanto cara alle commedie di De Filippo, che sul finale dello spettacolo diventerà le sbarre dietro cui si celano i detenuti cui Edoardo, nel frattempo divenuto Senatore a Vita, tenterà di dare un orizzonte proprio con l’arte teatrale.

Lino Musella al Teatro Fulvio

Accompagnato dalla musica originale eseguita dal vivo dalla chitarra da Marco Vidino, Lino Musella, volto noto della cinematografia, dipinge un ritratto d’uomo e d’artista di nitida forza e bellezza. Non sono le opere quanto l’Eduardo civile – se vogliamo politico, nell’accezione di impegnato – e l’uomo Eduardo che questo spettacolo dipinge con ‘nerboruta’ passione. Ne viene fuori una pièce che mette insieme tormenti, aneliti, malinconie, empiti, ostinazione, veemenza, amarezza, in definitiva vita. Irresistibile la ‘lezione’ sull’essere attore: “Vittò, tu vuoi fa’ l’attore? Cerca la vita nella forma, ascolta le persone, perchè se cerchi la forma trovi… la morte. E poi… e poi… e poi…”.

 

Ministri, Eccellenze, politici vari sono i destinatari più frequenti delle lettere appassionate o delle estenuanti telefonate che Lino Musella, attraverso una certosina ricerca condotta con Tommaso De Filippo, ha riattualizzato e interpretato restituendo con potenza la figura di Eduardo. Appunti, carteggi, riflessioni che risuonano come un grande atto di amore per il teatro e come un civile impegno per il bene del Paese, di ogni Paese che senza il teatro illanguidisce fino a morire.

“C’è sempre tempo per realizzare qualcosa di urgente”, afferma sul palco Lino-Eduardo rammentando a tutti noi il dovere dell’impegno, che si contrappone all’indifferenza e al torpore, e altresì l’importanza vitale dell’arte.
Uno spettacolo, questo scritto e interpretato da Musella, che vuole essere – come ha affermato prima che il sipario si aprisse il direttore artistico Stefano Sabelli – un punto fermo, un ancoraggio da cui partire. Qui, anche qui, dal Molise che ‘sogna’ un futuro migliore in cui il teatro abbia un ruolo essenziale. Un porto sicuro e della speranza, anche quando epidemie e guerre sconvolgono il nostro equilibrio. Anche ora.

Applausi scroscianti hanno salutato gli interpreti a fine spettacolo. “Per fare un grande spettacolo, uno spettacolo di successo, ci vuole un grande attore, una bella commedia e una grande regia. E il pubblico? Il pubblico deve essere intelligente”, declama sul finale il ‘re della scena’.

Un pubblico, accorso numeroso per questa replica che segue le tre acclamatissime che sono andate in scena al Loto di Ferrazzano, che con ‘intelligenza’ ha saputo tributare il giusto riconoscimento a Tavola tavola, chiodo chiodo, a pieno titolo tassello del Teatro italiano. In platea anche un gruppo di aspiranti giovani attori, arrivati da Foggia, che hanno atteso l’attore nel foyer. “Siamo venuti qui perchè avevamo bisogno di ispirazione prima del nostro debutto. Grazie Maestro”.

Lino Musella al Teatro Fulvio
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