Il nemico è il cinghiale, “animale schifoso” come lo definisce Fernando Ciocca, allevatore di Riccia che sui social sta denunciando con veemenza e disperazione le difficoltà del mondo agricolo molisano legate alla proliferazione degli ungulati.

I suoi video, molto condivisi e commentati, mettono in luce un problema di cui si parla da anni: colture devastate, incidenti automobilistici e branchi di animali selvatici talmente numerosi da essere avvistati non solo tra boschi e campagna, ma anche nei centri abitati.

Il racconto di Fernando Ciocca, che a Riccia conduce un’azienda in cui alleva mucche e produce grano e foraggio, è la storia di tanti come lui, esempio di resilienza pura e genuina come è il mondo contadino.

Lo incontriamo mentre è al lavoro sul trattore; il suo grido disperato inizia proprio da qui: “Il gasolio costa 1 euro e 50 centesimi al litro, il concime l’anno scorso lo pagavo 30 euro quest’anno è arrivato a 120 euro. Mi dovete dire voi come possiamo sopravvivere a questo aumento sconsiderato di materie prime, non ce la facciamo più, siamo davvero esasperati e voi consumatori dovete saperlo quando andate nei supermercati e non trovate più farina, quella nasce nei nostri campi mica sugli scaffali!”.

campi devastati dai cinghiali
mucche al pascolo
fernando ciocca allevatore

Iscritto alla Coldiretti, Ciocca è tra i fondatori di un comitato (Allevatori e agricoltori del territorio) pronto a mobilitarsi in maniera massiccia per scendere in piazza nei prossimi giorni a Campobasso e portare all’attenzione della pubblica opinione i loro problemi.

cinghiale

Proprio ieri il presidente del comitato, Antonio Ditri, ha incontrato allevatori e agricoltori per organizzare questa imminente protesta con la quale verranno avanzate alcune proposte specie in relazione alla diffusione dei cinghiali che, come ribadisce Ciocca, “distruggono ogni cosa, scavano buche enormi nei nostri erbai. Già l’anno scorso abbiamo avuto un fieno di scarsa qualità e quantità, quest’anno la situazione è anche peggiore, in più i cinghiali che lo hanno calpestato per mesi lo contaminano portando malattie nei nostri allevamenti. Ci chiedono di produrre di più perché la guerra in Ucraina (il granaio d’Europa) sta decimando le scorte e lo vedete anche voi consumatori, ma come dovremmo fare con i prezzi così alti e questi animalacci che devastano le nostre terre?”.

cinghiali branco

La soluzione per il comitato Allevatori e Agricoltori è quella di “effettuare braccate mirate (cosa ben diversa dalla caccia di selezione già proposta anche dall’assessore regionale all’Agricoltura Nicola Cavaliere in deroga alla legge 157/92 che regolamenta la caccia e che stabilisce il prelievo dei cinghiali in un periodo massimo di tre mesi l’anno, ndr) con il controllo delle forze dell’ordine preposte, in territori che non ricadono in siti di interesse comunitario. In tali zone, infatti, si trova gran parte delle colture devastate. Propone, inoltre, di fare un piano di semina di colture a perdere in territori poco vocati a colture da reddito (e che magari coincidono con siti di interesse comunitario) dove i cinghiali verrebbero spinti dalle braccate e rimarrebbero per la presenza del cibo. Propone, ancora, di donare la carne degli animali abbattuti (dopo i controlli sanitari e la macellazione) a persone che versano in stato di necessità. In conclusione – leggiamo in una nota – vogliamo precisare che ci sono persone che hanno dedicato tutta la vita e tutto il loro lavoro a creare piccole imprese che oggi, a causa di questo problema, sono al capolinea e la frustrazione di perdere tutto può sfociare in qualcosa di terribile. Non è drammatizzare, è fotografare la realtà, purtroppo. L’appello a tutte le parti in causa è di fare proposte immediate e risolutive, qualora la nostra non dovesse piacere, perché non è più tempo di fare demagogia”.

(AD)

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