L'Ospite

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San Giuseppe e i sogni di pace

C’è una scena che non dimenticheremo mai è quella del reverendo Marthin Luther King che infiamma la folla di Washington con il suo celebre discorso passato alla storia come I have a dream (ho un sogno del 1963).
Nella grande spianata del Lincoln Memorial, dopo una marcia faticosa, il reverendo King disse: “Oggi ho un sogno. Ho un sogno, che un giorno ogni valle sarà innalzata, ogni monte e ogni collina saranno abbassati, i luoghi scoscesi diventeranno piani, e i luoghi tortuosi diventeranno diritti, e la gloria del Signore sarà rivelata, e tutte le creature la vedranno insieme”.

Oggi nella festa di san Giuseppe ritorna il sogno! Il padre di Gesù non ha fatto nessun gran discorso, nei vangeli Giuseppe non parla mai, il discendente di Davide sogna e i sogni, sono ben quattro, valgono più dei discorsi perché sono il linguaggio di Dio agli uomini.

La bibbia aveva già trattato dei sogni: quello di Giuseppe figlio di Giacobbe, circa i covoni che attira l’ira dei fratelli: “Ora Giuseppe fece un sogno e lo raccontò ai fratelli, che lo odiarono ancora di più” (Gen 37,5); il sogno del patriarca Giacobbe e la scala del cielo, in cui Dio si rivela: “Io sono il Signore il Dio di Abramo, tuo padre, e il Dio di Isacco. A te e alla tua discendenza darò la terra sulla quale sei coricato” (Gen 28,14).
Alcuni biblisti hanno contato come nell’Antico Testamento siano evocati 35 sogni e solo 9 nel Nuovo Testamento.
Nel sogno Dio parla ne è una prova la vicenda di Salomone che va al santuario di Gabaon offre un sacrificio e dorme: nel sonno Dio gli appare in sogno e gli parla (cf. 1Re 3,1-15).

Nel vangelo di Matteo quattro sono i sogni di Giuseppe: in essi il discendente di Davide si sente confortato e illuminato dalle parole divine per prendere decisioni sagge e giuste.
Nel primo sogno l’angelo lo aiuta a risolvere il grave dilemma di accogliere Maria incinta per opera dello Spirito Santo. Destatosi dal sonno Giuseppe obbedì alle parole dell’angelo: “con l’obbedienza egli superò il dramma e salvò Maria” (papa Francesco).
Nel secondo sogno è in gioco la sicurezza e la vita di Gesù, per cui l’angelo lo sollecita a fuggire in Egitto, senza farsi troppe domande, Giuseppe nella notte: “prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode” (Mt 2,15).
Il terzo sogno è l’epilogo, morti coloro che attentavano alla vita del bambino Giuseppe può rientrare nella terra d’Israele, egli ancora una volta obbedisce senza esitare: “Si alzò, prese il bambino e sua madre ed entrò nella terrà d’Israele” (Mt 2,21).
L’ultimo sogno e per avvertire Giuseppe che nella Giudea regna Archelao, figlio di Erode, non è sicura la permanenza perciò: “si ritirò nella regione della Galilea e andò ad abitare in una città chiamata Nazaret” (Mt 2,23).

sogni di san giuseppe daniele crespi

I sogni di Giuseppe mettono in evidenza la fiducia nell’annuncio divino, il suo accordare fiducia a Dio lo fanno giusto e obbediente, aperto ad accogliere la Parola di Dio che salva.
Nel sogno noi siamo un po’ più liberi vengono fuori tante cose del nostro inconscio, nel sogno abbiamo la possibilità di cercare la verità perché lì non ci difendiamo, può succedere che nei sogni Dio ci parli, come è accaduto a san Giuseppe.
Giuseppe uomo del silenzio ci aiuta a saper sognare alla maniera di Dio un futuro bello, armonioso, un mondo di fraternità.

Nella tradizione cattolica san Giuseppe occupa un posto di particolare rispetto, dopo la santa Vergine Giuseppe è invocato come il protettore della Chiesa, il santo a cui ci si rivolge per le necessità materiali e spirituali della famiglia.
San Giuseppe è artigiano di umanità, ci aiuta a modellare e indirizzare il nostro modo di fare all’amore e alla giustizia.

In questo tempo difficile per tutta l’umanità la preghiera a san Giuseppe ci fa più umili e uniti nel chiedere a Dio doni che sappiano ricompattare l’umanità, l’uomo, i popoli: la pace, la dignità dell’uomo, la giustizia e il rispetto del creato.
La guerra a cui stiamo assistendo è sempre una perdita per tutta l’umanità, è una sconfitta dell’uomo, lo vediamo ogni giorno: siamo mortificati e umiliati, la guerra deprime, toglie e distrugge. L’uomo non è fatto per guerra ma per generare e proliferare.

Per i credenti la festa di san Giuseppe non è solo rinnovo di tradizioni ma diventa anche impegno a promuovere una cultura della cura e della fraternità.
Un grande predicatore francescano, sant’Antonio di Padova parlava spesso per immagini, lui pensava il cristiano portatore di frutti buoni: “San Giuseppe raffigura il cristiano che, inserito nella chiesa per la fede in Cristo, deve crescere di bene in meglio e portare frutti di vita eterna”.

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