La guerra

Il racconto di Tania, dalla regione di Donbass al Molise: “Zona di confine necessaria per ricostruire l’Urss”

Qualunque ipotesi sul futuro prossimo del conflitto - secondo Tania, 49 anni, ucraina di Donetsk, da oltre dieci molisana d'adozione - non può prescindere dall’analisi del territorio. Da quello che significa il Donbass per i russi, per gli ucraini, ma soprattutto per i suoi abitanti

Tania vive da oltre 10 anni a Campobasso. Lei è ucraina di Donetsk, regione di Donbass. Territorio che è la culla di tutte le battaglie per Vladimir Putin. E’ qui che si radicano infatti le origini del conflitto già nato nel 2014 a Donetsk e Luhansk: le due ‘repubbliche’ filorusse in territorio ucraino.

Due territori contigui che si trovano a ridosso del confine fra Ucraina e Russia. “E’ un po’ come il vostro Trentino Alto Adige” spiega rapidamente Tania. Donna di spiccata intelligenza, che in Molise ha riorganizzato la sua vita quando dieci anni fa decise di andar via dal suo Paese. Lavora e ha fatto laureare le due giovani figlie. E oggi guarda con dolore a quanto sta accadendo nel suo Paese. Sua madre è ancora lì “ma adesso vive in Russia” mentre in Ucraina “ho tutti i miei affetti più cari, i miei amici”.

“Ieri mattina appena ho acceso la tivvù e ho ascoltato le notizie dell’annuncio del presidente Putin li ho chiamati uno per uno ma mi hanno detto che era tutto tranquillo e l’attacco non coinvolgeva i civili. Mi hanno raccontato che era in corso un’operazione militare e che il popolo non era stato raggiunto da nessun colpo mortale”.

Come tanti suoi connazionali un vero e proprio attacco non se l’aspettava e quando la raggiungiamo al telefono segue su internet le dirette dal suo Paese.

Spiegare i motivi del conflitto “è complesso – dice – devi nascere nel mio territorio per capire e conoscere”. Putin ritiene che la Russia abbia un “diritto storico” sull’Ucraina, che faceva parte dell’Unione Sovietica fino al collasso del 1991: lo ha anche scritto apertamente in un lungo articolo in cui definisce Russia e Ucraina “una nazione”.

Ora Vladimir Putin ha riconosciuto che il “Donbass è parte integrante della storia e della cultura russa”. E quando chiediamo una spiegazione a Tania di queste parole lei prova a farlo nel modo più semplice partendo, per esempio, dalla questione della lingua che appartiene a quella regione dell’Ucraina invitandoci a tenere sempre in mente il nostro Trentino Alto Adige.

“La lingua – spiega Tania – è la culla dell’identità di un popolo. La maggior parte della popolazione, soprattutto nei territori di confine, è bilingue. Io, per esempio, a scuola, ho imparato il russo e l’ucraino. E se la lingua di stato è l’ucraino noi, a casa, parliamo per esempio il russo. Perché lo parlavano i nostri nonni, i nostri genitori, insomma appartiene alla nostra cultura. Come accade in Trentino Alto Adige: si parla l’italiano ma a scuola si insegna anche il tedesco. O come per esempio il latino: in Italia tante scuole lo insegnano perché è la lingua della cultura italiana e se conosci bene il latino poi parli un italiano corretto e inappuntabile. E purtroppo in alcune zone dell’Ucraina si cerca di disincentivare la lingua russa”. Tant’è che nel 2019 è stata approvata una legge che punta a incrementare l’uso dell’ucraino mentre la voglia di Occidente verso cui spingono soprattutto le nuove generazioni ha portato con sé un aumento dell’uso dell’ucraino. Esempi che questa giovane donna non cita a caso perché proprio l’insistenza sulla lingua ha portato a dipingere i governanti di Kiev etnocentrici inclini a tiranneggiare la popolazione russofona dell’Ucraina. E infatti proprio l’accusa di emarginazione dei filorussi è stata usata come arma anche per l’annessione della Crimea.

Per Tania non ci sono innocenti nè colpevoli, ci sono però dei governatori “che devono sedersi attorno ad un tavolo e democraticamente discutere e ripristinare l’equilibrio necessario per la sopravvivenza di più Paesi”.

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