Il commento

Quel pasticciaccio brutto de Via Nomentana

Abbiamo assistito in questi giorni ad una riedizione, o per meglio dire ad una brutta copia, della mirabile opera di Carlo Emilio Gadda “Quer pasticciaccio brutto de via Merulana” romanzo noir che si avvita intorno al delitto di una bellissima donna....

Via Nomentana…quando anni fa mi recavo settimanalmente a Roma per lavoro, la via Nomentana costituiva il punto di accesso, per chi arrivava dall’Abruzzo e dal Molise, ai luoghi di potere della Città Eterna, percorrevi questo vialone infinito fino a Porta Pia e da lì iniziava la “Roma che conta” fatta di ministeri e misteri, delegazioni regionali e location strategiche delle grandi banche di affari e dei centri di comando.

Abbiamo assistito in questi giorni ad una riedizione, o per meglio dire ad una brutta copia, della mirabile opera di Carlo Emilio Gadda “Quer pasticciaccio brutto de via Merulana” romanzo noir che si avvita intorno al delitto di una bellissima donna, Liliana Balducci, e ai personaggi che popolano l’inchiesta, tra cui il commissario molisano Ingravallo, in un continuo alternarsi tra immobilismo e frenesia inconcludente, finalizzati ai virtuosismi dell’Autore sulle pieghe della lingua italiana e dei dialetti.

Non è necessario scomodare nemmeno l’immobilismo alternato a frenesia inconcludente descritti da Tomasi di Lampedusa nel Gattopardo, per avere uno sguardo di insieme sulla settimana politica di passione che ha portato alla rielezione del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Una settimana in cui ciascuno degli attori politici, nessuno escluso, ha saputo impegnarsi per stupirci con il peggio di sé.

E così ci è toccato assistere alle maratone e giravolte di Salvini, presunto kingmaker, che con un presenzialismo frenetico snocciolava nomi di “quirinabili” quasi fossero medicine da prendere prima o dopo i pasti.

Dietro di lui abbiamo visto affannarsi “l’amico-nemico-di nuovo amico” Giuseppe Conte anche lui alla ricerca del Sacro Graal per vincere la guerra fratricida all’interno del Movimento 5 Stelle con l’amico-ora nemico Luigi Di Maio e per impedire che gli italiani bevessero il fiore di loto dimenticandosi che è stato Presidente del Consiglio (a proposito lo è stato davvero? Quante ere geologiche sono passate?).

Non ci è stato purtroppo risparmiato l’imperversare del Matteo di Rignano, giovane e arguto fiorentino ma vecchissima volpe della politica (beati monoculi in terra caecorum) che col suo tono da bischerate di “Amici miei”, voleva convincerci che una Donna Presidente è bellissimo ma non lo è se sei il capo del Dis, hai un curriculum diplomatico di rilievo assoluto e hai una casa di campagna vicino Arezzo, però, viceversa, se ti chiamano affettuosamente Pierferdi vai bene a prescindere.

Ci siamo addormentati nella speranza che Enrico Letta muovesse almeno un muscolo e formulasse un nome, un mio sogno ricorrente era Nanni Moretti che gli gridava “Enrico, dì qualcosa di sinistra! Anzi no, dì qualcosa e basta!”, lo si è visto, triste e rancoroso nella solitudine del Capo, più simile alla signora Gentile dell’ultimo film di Sorrentino, mentre divora famelica una mozzarella di bufala con la faccia incattivita e risponde, a chi le chiede il motivo per cui non si unisce agli altri, “Pcchhè vuje sit munnezz”.

Ci siamo beati dei comunicati stile Pravda- Bollettino del san Raffaele di Forza Italia che riportava i pensieri del capo malato….una vita a vedere “komunisti” ad ogni angolo di strada per poi adottare la forma di comunicazione del vecchio Pcus e battersi per portare al Quirinale uno eletto col partito degli ex “komunisti”.

Abbiamo registrato la rabbia, lo scoramento e la solitudine di Giorgia Meloni, giorni e giorni per mantenere una coerenza di fondo, attendeva Salvini per una riunione decisiva e lo vede in tv che fa il nome di Mattarella, voleva un Presidente che fosse interprete della maggioranza degli italiani “Paese reale”, quelli di centrodestra….Ah no? No…in fondo le interessava mettere Draghi al Quirinale per votare domattina e passare all’incasso.

Intorno a questo teatrino di attori abbiamo assistito ai cerimoniali del Potere Romano, alle lusinghe e ai sotterfugi, alle maratone televisive di Mentana ed ad un Vespa sottotono intimorito dallo sguardo dominante della Maggioni, agli inciuci e ai tradimenti, al rifiorire delle trattorie romane con le urla a bocca piena dei peones della politica “Aho’ famme na carbonara che n’artro anno stamo qua” in un’orgia frenetica di incontri, maratone via smartphone e chat infinite di gruppi parlamentari.

Tutto questo affannarsi per tornare al punto di partenza: Sergio Mattarella Presidente, per carità persona degnissima, Uomo che ha mirabilmente interpretato il suo compito, esponente di una scuola politica che non esiste più e che non ha lasciato eredi.

La sua rielezione è uno schiaffo a mano aperta all’attuale classe politica, commissariata da tempo dopo disastrose perfomances e legata a stretto giro all’ex Presidente della BCE, una classe politica senza visione del futuro e con l’unico orizzonte di arrivare alla fine della legislatura per conservare potere e guarentigie, una classe politica che, come nel romanzo di Gadda, si avvita e si agita su sé stessa, muoversi per cambiare e poi tornare al punto di partenza.

Il Portogallo, paese a me molto caro per lingua e tradizione, ha appena votato in piena pandemia, è stato rieletto il socialista Antonio Costa a maggioranza assoluta, lo stesso leader socialista, dopo aver dimezzato la disoccupazione, ha basato il suo programma elettorale sulla visione del futuro e sull’impiego delle risorse derivanti dal PNRR in un progetto concreto di sviluppo sostenibile, per inciso il Portogallo ha un Presidente della Repubblica, Marcelo Rebelo De Sousa, liberale di centro destra, amatissimo e liberamente eletto dai cittadini.

A Roma e nel Paese l’opinione pubblica, stremata dalla pandemia e da una ripartenza economica che non arriva per il caro energia, assiste impotente e delusa al pasticciaccio brutto di via Nomentana….per fortuna inizia Sanremo…tutto questo teatrino cadrà nell’oblio ed il colpevole, come nel romanzo di Gadda, cambierà continuamente.

Gadda prendeva in giro il Tiranno per risvegliare le coscienze, noi assistiamo con scoramento all’orchestrina del Titanic che suona freneticamente mentre la Politica cola a picco.

 

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