Appello all'asrem

Pazienti fragili senza cure a casa da un mese e mezzo. Ordine dei medici: “Si rischia caos negli ospedali”

Dal 1 gennaio non sono erogate le risorse per garantire l'assistenza domiciliare ai pazienti fragili. L'Ordine dei Medici di Isernia sollecita l'Azienda sanitaria regionale a riattivare il servizio: "Si rischia di congestionare gli ospedali. La soluzione del problema non è più rinviabile"

Dal 1 gennaio l’Asrem avrebbe dovuto stanziare i finanziamenti per assicurare l’assistenza domiciliare dei pazienti fragili della provincia di Isernia. E’ trascorso un mese e mezzo senza che accadesse nulla e lasciando gli sfortunati utenti ad affrontare difficoltà enormi. In realtà, l’assenza di questo tassello della medicina territoriale rischia di diventare un’altra ‘zavorra’ per i pronto soccorso degli ospedali a cui le persone si rivolgono. Nemmeno i medici di famiglia riescono a dare risposte ai propri assistiti.

E’ in questo contesto che l’Ordine dei medici della provincia di Isernia prende posizione con il presidente Fernando Crudele. E’ quest’ultimo a lanciare un forte appello all’Asrem e in particolare al direttore generale Oreste Florenzano: “I vertici della sanità regionale intervengano subito: senza assistenza domiciliare la sanità locale, già in pesante affanno, rischia un vero e proprio tracollo”.

Il dottor Crudele esplicita che “dal 1° gennaio 2022 si attende lo stanziamento di risorse per riavviare il servizio in provincia di Isernia. Ma al momento non vi sono certezze in tal senso, se non il disagio che stanno vivendo i pazienti. Da quanto si è appreso il ritardo sarebbe causato dalla carenza di personale che, a quanto pare, sta interessando anche il settore amministrativo. Certo è che ancora non si riesce a rinnovare il piano assistenziale, almeno in provincia di Isernia. In altre parole non vengono ancora stanziate le risorse necessarie per far fronte alle varie esigenze”.

L’Ordine dei Medici non nasconde le preoccupazione per le ripercussioni sul sistema sanitario territoriale: “I medici di medicina generale hanno le mani legate, non possono dare risposte ai loro assistiti”. Inoltre, le figure professionali che operavano a domicilio degli utenti fragili “sono state costrette a fermarsi, oltre alle associazioni che si occupano dell’assistenza domiciliare”.

In secondo luogo, aumenta il carico sugli ospedali: senza l’assistenza domiciliare, gli utenti si recano in caso di necessità al pronto soccorso.

“Eppure – spiega Crudele – quello dell’assistenza domiciliare è un servizio di vitale importanza. Almeno in parte rappresenta la concreta attuazione di quella medicina territoriale che dovrebbe decongestionare gli ospedali, sempre più in difficoltà nel dare risposte, a causa della carenza cronica di posti letto. Oltre che di personale. La medicina sul territorio aiuterebbe in particolare il pronto soccorso a uscire dal vicolo cieco in cui suo malgrado è finito”.

Le richieste di assistenza domiciliare sono aumentate dopo il calo registrato durante la prima fase dell’emergenza covid, così come sono aumentate una serie di patologie accentuate proprio dalla pandemia come ansia, stress e depressione.

Anche per i pazienti fragili “le richieste di intervento sono tornare a crescere in maniera esponenziale” e “in queste ultime settimane – insiste Crudele – si sono aggiunte anche le non poche persone fragili che fino a qualche settimana fa venivano curate direttamente a casa. Loro, insieme ai rispettivi familiari, stanno affrontando grandi difficoltà. Non sapendo più a chi rivolgersi, bussano alla porta del pronto soccorso. I medici di famiglia, come detto, non sono nelle condizioni di dare loro risposte”.

Quindi, all’appello dei vertici della sanità regionale: “La soluzione del problema non è più rinviabile. In ballo c’è la salute dei cittadini”.

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