Delitto di campobasso

Omicidio di Natale, Ris nel cuore delle indagini: via agli esami irripetibili sui reperti

Da oggi si entra nel vivo degli approfondimenti a carattere tecnico-scientifico che saranno condotti nei laboratori dei carabinieri di Roma. Non sono previsti tempi brevi: si comincia con la catalogazione degli elementi probatori raccolti subito dopo la tragedia

A distanza di 21 giorni, l’inchiesta sull’omicidio di via Giambattista Vico entra nei laboratori dei carabinieri del Ris di Roma.

I militari delle investigazioni scientifiche hanno cominciato oggi gli approfondimenti tecnici sui reperti rilevati dai colleghi di Campobasso nelle ore subito dopo il delitto del 24 dicembre scorso. Quando è morto, colpito da un fendente, il geometra 37enne del capoluogo, Cristiano Micatrotta. Per l’omicidio è rinchiuso nel carcere di via Cavour Giovanni De Vivo. Mentre uno dei due testimoni che quella sera era in compagnia di Cristiano è stato recentemente iscritto nel registro degli indagati per il reato di rissa.

Nella giornata di oggi, si è proceduto alla sola catalogazione dei reperti raccolti dai carabinieri del nucleo investigativo di via Mazzini subito dopo l’omicidio.

A disposizione del Reparto scientifico dell’Arma ci sono: il coltello, gli indumenti, i quattro telefoni cellulari (di Cristiano Micatrotta, Giovanni De Vivo e degli altri due testimoni), le fotografie ad alta risoluzione effettuate e i rilievi sulla scena del delitto.

I legali della famiglia di Cristiano Micatrotta, l’avvocato Fabio Albino e il suo collega Domenico Fiorda, hanno nominato  – come ha fatto il difensore di De Vivo, l’avvocato Mariano Prencipe con l’ex comandante del Ris di Parma, Luciano Garofano – un consulente che parteciperà anch’egli agli approfondimenti investigativi.

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Sarà un’indagine a colpi di perizie. Perché se appare certo che sia stato De Vivo ad uccidere con un fendente Cristiano Micatrotta, troppi punti oscuri insistono attorno alla dinamica di quei minuti di colluttazione terminati tragicamente. E soprattutto ancora più oscuri sono i minuti antecedenti quella lite, quando De Vivo avrebbe ripetutamente inviato messaggi whatsapp ad uno dei due testimoni (poi indagato per rissa) ma non a Cristiano. Messaggi che poi su alcuni dei cellulari sequestrati dai carabinieri sarebbero stati cancellati. E gli approfondimenti del Ris permetteranno di recuperare anche questi dati dai quali potrebbero arrivare molte risposte.

Poi, ancora, il coltello: chi lo ha portato? Anche su questo aspetto ci sarebbero delle falle nei racconti resi dai due testimoni. Inoltre esiste una sola perquisizione, quella effettuata a casa di Giovanni De Vivo e che non ha dato riscontri in merito alla presenza di coltelli simili a quello usato per colpire né è stato trovato un set di cui quell’arma potesse far parte. Ma quella a casa del dj 38enne di Campobasso è stata l’unica perquisizione effettuata quella sera.

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