I risvolti

La mano dei Casalesi dietro le ecoballe di San Martino. Comune parte civile al processo

L’impresa coinvolta nell’indagine conclusa dalla Procura di Larino arriva proprio dall’area di influenza del noto clan di camorra

Che dietro l’abbandono di 200 tonnellate di rifiuti speciali, di provenienza industriale, nelle campagne di San Martino in Pensilis ci sia la matrice campana è cosa accertata, confermata dagli stessi inquirenti che hanno chiesto il rinvio a giudizio per 3 persone tra cui il titolare di una ditta con sede in Campania e un autotrasportatore del casertano. Ma le indagini coordinate dalla Procura della Repubblica e affidate ai Carabinieri del Noe e della Forestale sono andate oltre, risalendo anche territorialmente a una matrice fortemente legata a una delle mafie più spregiudicate e violente, sicuramente quella che ha le redini del traffico di rifiuti: la Camorra. L’azienda coinvolta nella indagine ha sede proprio nella zona di influenza di uno dei clan di camorra più noti e pericolosi il cui cuore operativo è in provincia di Caserta: i Casalesi.

Tonnellate di ecoballe nelle campagne di San Martino, tre indagati: c’è anche pregiudicato del posto

 

È la conferma dei sospetti che erano emersi fin dai primi giorni successivi al ritrovamento delle tre discariche di ecoballe, composte da rifiuti speciali di scarti industriali impossibili da recuperare. Scarti che quindi andavano smaltiti secondo una precisa procedura, chiaramente dispendiosa dal punto di vista economico. Purtroppo, come noto da tempo, i clan di mafia sono infiltrati anche in questo campo, adoperandosi per smaltire illecitamente i rifiuti, spesso sotterrati o abbandonati nelle campagne.

È proprio quanto scritto solo pochi giorni fa da Mario Pinelli, Procuratore generale della Corte d’Appello di Campobasso, nella relazione illustrata in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario sulla presenza dei clan campani nel territorio molisano. Una relazione che non lascia spazio a dubbi: “Il Molise – ha riferito il magistrato – risulta fortemente esposto agli appetiti di cellule mafiose, le quali seppure storicamente non radicate sul territorio, arrivano con facilità anche per effetto della contiguità geografica”. E quindi ha citato i cosiddetti “reati spia” che partono sì dal traffico di sostanze stupefacenti ma attraversano “anche per lo stoccaggio di rifiuti sul territorio molisano in gran parte incontaminato“.

Territorio che però ha reagito, visto che per l’indagine della Procura di Larino sono state decisive le testimonianze e la collaborazione di alcuni cittadini che hanno fornito indicazioni importanti ai carabinieri del Noe per arrivare a scoprire le presunte responsabilità dei tre indagati.

Uno dei tre è un pregiudicato di San Martino in Pensilis, noto per vari reati, anche a danno dello stesso territorio di cui è originario. Intanto proprio il Comune sammartinese, tramite il sindaco Gianni Di Matteo, ha fatto sapere che si costituirà parte civile al probabile processo contro i tre indagati per i reati di realizzazione di quattro discariche abusive di rifiuti speciali, alterazione e deturpamento di aree sottoposte a vincolo paesaggistico e ambientale e getto pericoloso di cose.

“Saremo parte civile nel procedimento contro i responsabili dello sversamento. L’abbandono di rifiuti speciali di matrice campana sul nostro territorio ha creato conseguenze gravi, sia in termini di danni materiali che morali alla nostra collettività”.

Per Di Matteo, il fatto che un cittadino del paese sia direttamente coinvolto nell’abbandono delle quattro ecoballe in campagna “rende più agghiacciante quanto accaduto. Non possiamo sottrarci al dovere di essere presenti come parte lesa in quello che auspico sarà un procedimento giudiziario rapido”.                            SdL

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