Il report settimanale

Contagi in tutti i comuni ma la crescita non è più esponenziale. Diminuiscono i ricoverati. Il Molise si avvicina al picco

In ospedale rispetto alla settimana scorsa ci sono 4 ricoverati in meno: in 7 giorni ci sono stati 13 ingressi, 14 dimissioni e 3 decessi. La crescita epidemica nella nostra regione appare 'cristallizzata': significa che anche il Molise (come l'Italia tutta) è vicino al picco. Picco che in alcune province (secondo uno studio autorevole) è stato addirittura già raggiunto.

La crescita del contagio c’è ma non è più esponenziale bensì lineare. Cosa significa questo? Che il Molise, come tante altre regioni italiane, è vicino al picco (atteso tra 2-3 settimane) che porterà alla conseguente discesa. Ieri il coordinatore del Cts, Franco Locatelli, ha affermato che “l’epidemia in Italia sta rallentando, le evidenze sono chiare”. E il merito – ha aggiunto – è soprattutto dei vaccini rispetto ai quali ha parlato di “risultati straordinari”, riferendosi anche all’incremento massiccio di prime vaccinazioni agli over 50, per i quali da poco è stato introdotto l’obbligo vaccinale.

Tornando al Molise, e prima di andare ad analizzare i dati della settimana 10-16 gennaio, anticipiamo che il bilancio in ospedale (nei due reparti Covid) da una settimana all’altra è di -4 ricoverati. Purtroppo però a questo decremento contribuisce anche la circostanza che 3 degenti sono deceduti (un uomo positivo al virus è deceduto nei giorni scorsi nella sua casa ma la sua morte, annoverata come ‘decesso Covid’, pare non aver nulla a che fare con l’infezione). Al netto di questo, nell’ultima settimana sono state più le dimissioni dei ricoveri (tutti, le prime e i secondi, nel reparto meno critico).

CONTAGI – Nella settimana presa in esame le nuove diagnosi di positività al Sars-Cov-2 sono state 4.106 così suddivise: 820 rilevate da tamponi molecolari (il 20% dunque) e 3.286 da test antigenici (il restante 80%). I tamponi complessivamente analizzati sono stati oltre 25.500 ma manca il dato degli antigenici di lunedì 10 gennaio. Anche per tale motivo non siamo in grado di fornirvi un tasso di positività esaustivo. Volendo considerare i dati da martedì a domenica possiamo però dire che il tasso di positività medio è del 13.9% ma quello relativo ai tamponi rapidi è stato sempre maggiore (16.7% circa) rispetto a quello dei tamponi ‘tradizionali’. E ancora: il virus, come si vede dalla mappa, è ormai presente nella totalità dei comuni molisani. Non era mai accaduto prima d’ora.

mappa contagi comuni 16 gennaio

LA TENDENZA – Oltre 4.100 casi negli ultimi 7 giorni mentre la settimana precedente erano stati 2.679 (ma il dato dei positivi da antigenici è stato inserito solo dal venerdì e dunque il dato è presumibilmente sottostimato) e quelle prima ancora 1.660 e 355 (senza antigenici però). Il numero assoluto è dunque cresciuto sensibilmente di 7 giorni in 7 giorni tanto che ora gli attualmente positivi sono quasi 8.200. Tanto per fare un confronto, un mese fa (16 dicembre) non arrivavano a 230. Certo, è cambiato tutto: è arrivata la variante Omicron (ormai vicina al 100% in Molise) e i positivi da antigenici sono stati equiparati ai positivi da molecolare. Una crescita rapidissima ed esponenziale, dunque, che però già ora è divenuta lineare. Negli ultimi giorni, anzi, il contagio pare essersi ‘cristallizzato’ con numeri del tutto stabili.

PROVINCE MOLISANE IN CRESCITA LINEARE – Un’analisi del matematico Giovanni Sebastiani, dell’Istituto per le Applicazioni del Calcolo ‘M.Picone’ del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr), e pubblicata ieri sull’Ansa, indica l’andamento del contagio basandosi sulle differenze settimanali della curva dell’incidenza dei positivi totali nelle 107 province italiane. Ebbene, 7 province sono al picco (colore verde scuro nella mappa) e 28 lo hanno già raggiunto (verde chiaro), mentre in 40 si registra una crescita frenata (verde oliva); in altre 13 province si rileva ancora una crescita di tipo lineare (tra cui Campobasso e Isernia, in rosso scuro) e in 19 l’incidenza è rapidamente aumentata (marrone).

province picco sebastiani 16 gennaio ansa

 

OSPEDALIZZAZIONI – Negli ultimi 7 giorni al Cardarelli (nel solo reparto di Malattie Infettive) sono stati ricoverati 13 pazienti col virus (di più, 17, la settimana precedente). Nel contempo sono state dimesse 14 persone ricoverate (10 la settimana precedente). Ci sono state però anche 3 vittime (1 in Terapia Intensiva, 2 in Malattie Infettive). Considerando tutto ciò, si rileva che mentre domenica scorsa c’erano 30 ricoverati (di cui 2 in Intensiva) ora (dato di ieri sera) ce ne sono 4 in meno cioè 26 (di cui 1 sola in Intensiva). Da rilevare come di questi 26 pazienti, 14 (più della metà) non siano vaccinati.

LA TENDENZA – Il Molise, come spesso ricordiamo, è tra le poche regioni con un tasso di ospedalizzazione non solo sotto la media ma anche sotto le soglie ‘critiche’, ovvero 10% in Intensiva e 15% in Subitensiva. Al di là della percentuale calcolata sul numero di posti letto che le aziende sanitarie hanno fornito, è interessante notare come nella nostra regione il reparto di Rianimazione Covid registri da tempo una stasi. Una settimana fa vi dicevamo che da oltre 4 settimane il numero di pazienti era fermo a 2, laddove un mese prima era arrivato a 4. Ora, purtroppo per via della morte di uno dei due pazienti, ad essere ricoverata è solo una persona. Invece nel reparto ordinario (specularmente avviene anche in Italia) la situazione è più ‘movimentata’ (passateci il termine, ndr). L’incremento – sempre per fare il raffronto con un mese fa, il 16 dicembre – è netto: allora c’erano 6 ricoverati, ora ce ne sono 25. Si assiste però con una frequenza prima ‘sconosciuta’ alla dimissione (spesso in tempi rapidi) di pazienti. Va detto che questa crescita (più evidente in Italia che in Molise) è ‘fisiologica’: in un momento di così alta circolazione virale è del tutto normale che i ricoveri crescano. Il fatto però che crescano nei reparti di bassa-media intensità (e non alta come le Rianimazioni) la dice lunga su quanto le vaccinazioni abbiano fatto da argine alla malattia grave indotta dall’infezione. Ribadiamo, ancora una volta, che i reparti di subintensiva (come la nostra Malattia Infettiva) siano un contenitore in cui finiscono pazienti con le situazioni più disparate, accomunati solo dal fatto di avere un tampone positivo. Il vero indicatore da tenere presente sono le terapie intensive e i dati, locali e nazionali, sono emblematici. In 3 giorni della appena trascorsa settimana in Italia si è avuto addirittura, riguardo a queste ultime, il segno meno. Un segnale eloquentissimo.

GUARITI E VACCINATI – Alto il numero di guariti in questa settimana: sono stati 616 contro i 121 della settimana precedente. Come la settimana precedente, il numero di vaccinazioni è stato intorno alle 18mila unità. Stavolta le terze dosi hanno rappresentato ben l’82.1%. Quanto ai minori nella fascia d’età 5-11, a ieri il numero di vaccinati ha superato quota 5mila. Insomma circa un terzo delle bambine e dei bambini vaccinabili hanno ricevuto l’antiCovid.

 

Chiudiamo con la questione che ha tenuto banco sui giornali (e sui social) sia nazionali che locali. Come conteggiare i positivi? L’ipotesi, ieri confermata dal Sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri, è di disaggregare i dati, dividendo i meri ‘positivi’ (asintomatici) dai ‘malati’ (quelli che hanno sviluppato i sintomi della malattia). Perchè ormai è chiaro a tutti che aver contratto il Sars-Cov-2 non significa avere il Covid-19: tanto per tornare al Molise, in questo momento solo lo 0.3% dei contagiati è in ospedale (26 su 8.195). E in questo 0.3% peraltro non tutti quelli che vi rientrano sono ricoverati per il Covid.

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