L'ipotesi di cambiare parametri

Bollettino, da quotidiano a settimanale: opinioni divise. Ricoveri e decessi col virus ma non per Covid, come conteggiarli?sondaggio

Dibattito aperto sul conteggio dei dati sul Coronavirus: nella nuova fase della pandemia, con l'altissima percentuale di vaccinati ma anche di nuovi positivi per la variante Omicron, ci si interroga su un ripensamento del report che potrebbe diventare settimanale e conteggiare solamente decessi e ospedalizzazioni. Coi dovuti distinguo tra ricoveri per Covid e con Covid.

Cambiare il sistema di conteggio dei dati sul Coronavirus è uno dei temi che sta facendo più discutere in queste ore. Sono quasi due anni che il bollettino dei decessi, dei ricoveri, dei guariti e dei nuovi positivi ‘apre’ le prime pagine dei giornali e delle televisioni.

Ma ha ancora senso diffondere quotidianamente tutti questi numeri in una fase della pandemia che, secondo gran parte degli esperti, raggiungerà il suo picco a fine gennaio quando la curva dei contagi inizierà a scendere?

Sono ormai molti gli scienziati che suggeriscono un cambio di strategia, e per quanto riguarda il report giornaliero dei nuovi casi, e per quanto riguarda la classificazione dei decessi.

Ha scoperchiato il vaso di Pandora il primario di Malattie Infettive al San Martino di Genova Matteo Bassetti dichiarando che questo conteggio dei nuovi positivi non ha molto senso e che “è motivo di ansia nella popolazione”.

Che non sia più un indicatore affidabile della situazione epidemiologica in Italia lo pensa anche il sottosegretario alla Salute Andrea Costa il quale ha proposto una revisione del report al ministro Roberto Speranza. “Il numero dei contagi di per sé non dice nulla – ha dichiarato Costa-. È necessario soffermarsi essenzialmente sui dati delle ospedalizzazioni e occupazione delle terapie intensive”.

Una serie infinita di posizioni – molte anche favorevoli alla divulgazione giornaliera del bollettino – sono emerse e stanno emergendo.

Difende il suo report direttore generale dell’Asrem Oreste Florenzano che a Primonumero ha dichiarato: “A seguito della circolare ministeriale del 30 dicembre abbiamo cominciato a inserire nel nostro bollettino anche i dati dei tamponi antigenici di farmacie e laboratori. Non senza sforzo la piattaforma viene aggiornata coi dati dei nuovi positivi da test rapido e (ma succede solo da alcuni  giorni, ndr) anche di quelli risultati negativi. Fin dall’inizio abbiamo raccolto i dati per ragioni di trasparenza quindi non sono d’accordo a rinunciarvi purché questo non diventi motivo di ansia tra le persone. Ed è chiaro anche che il dato importante da tenere sotto controllo è quello dei ricoveri”. Ricoveri che – ricordiamo – in questo momento in Molise costituiscono lo 0.3% del totale degli attuali positivi.

Con il dg dell’azienda sanitaria molisani Andrea Crisanti, docente di microbiologia all’Università di Padova che ieri sera a Non è l’arena su La7 ha contestato la posizione di Bassetti e dichiarato che “è assolutamente sbagliato non conteggiare i casi. Supponiamo che non avessimo oggi il numero degli infetti e sapessimo che ci sono stati 313 morti: molti sarebbero indotti a pensare che i vaccini non funzionino. Il fatto che i vaccini funzionino emerge dal rapporto tra il numero di chi contrae la malattia e il numero dei decessi”.

Ma al di là delle partigianerie tanto care a noi italiani resta il fatto che una riflessione oggi vada fatta. Anche perché la lettura di questi numeri a volte è stata mal comunicata a monte, resa in maniera incompleta, errata o non spiegata correttamente dai giornalisti i quali, per loro natura, cercano l’essenziale (o, se vogliamo, i fatti) anche là dove un essenziale non c’è. Raccontare la scienza che viaggia per errori e tentativi (e ripensamenti) come si farebbe con un articolo di cronaca non funziona.

Catalogare un decesso come morte Covid quando si finisce in ospedale perché malato oncologico è una tipica semplificazione che può indurre in errore.

Oggi sul Corriere della Sera l’immunologo Sergio Abrignani ha commentato l’ipotesi già avanzata dalla Lombardia di cambiare il sistema di conteggio dei dati separando i pazienti ricoverati per Covid da quelli ricoverati per altre patologie che poi risultano positivi e che sarebbero un terzo del totale.

“Non mi pronuncio – ha detto il professore dell’università Statale di Milano – perché non so quanto sia semplice cambiare i codici dei ricoveri. So però che l’impatto del numero dei malati Covid in area medica con una modalità di conteggio diversa si ridurrebbero del 30%. I passaggi di colore di una regione dipendono dalla percentuale dei posti occupati da questi pazienti qui e in terapia intensiva”.

Il Molise non fa eccezione. Decessi anche recenti e ricoveri in terapia intensiva lo raccontano: c’è chi finisce in ospedale per Covid (e relative complicazioni) e chi con la Covid diagnosticata non perché presentasse sintomi riconducibili alla malattia, ma perché viene ricoverato per patologie diverse e al tampone scopre la sua positività.

Se questa persona muore è giusto inserirla nel bollettino come decesso Covid?

Stesso discorso sui reparti e i ricoveri: rompersi un piede, avere un infarto, ci farebbe finire dritti dritti in Ortopedia o Cardiologia. Ma se il tampone fatto al pronto soccorso risulta positivo si viene indirizzati nel reparto di Malattie infettive.

Ha senso conteggiare come ricoveri dovuti al coronavirus i pazienti ospedalizzati per altre patologie e poi risultati positivi?

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