La soddisfazione

L’Unesco ‘lusinga’ il tartufo, entusiasmo di Coldiretti Molise: “Traguardo importante”

La “Cerca e cavatura del tartufo in Italia: conoscenze e pratiche tradizionali” entra nel patrimonio culturale immateriale dell’umanità tutelato dall’Unesco. Lo ha annunciato oggi il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel corso dell’Assemblea nazionale e la notizia è stata accolta con grande entusiasmo anche da Coldiretti Molise che evidenzia come un’altissima percentuale di tartufi made in Italy provengano dalla seconda regione più piccola d’Italia.

L’Unesco ‘benedice’ il tartufo: la cerca e la cavatura sono “patrimonio immateriale”

L’ingresso del tartufo tra i patrimoni dell’umanità – afferma il Direttore regionale di Coldiretti Molise, Aniello Ascolese – è un passo importante per difendere un prodotto straordinario, segnato da un forte legame con la natura, specie in molte aree rurali montane e svantaggiate della nostra regione che tuttavia esprimono grandi potenzialità sia turistiche che gastronomiche”.

“L’arte della ricerca del tartufo – spiega Mario Di Geronimo, giovane imprenditore agricolo impegnato nella tartuficoltura, nonché Delegato Regionale di Coldiretti Giovani Impresa  – ha una grande valenza socioeconomica per la nostra terra. La raccolta del tartufo – evidenzia – crea un rapporto speciale fra il ricercatore e il suo cane che immersi nella natura incontaminata dei nostri boschi portano avanti una pratica sostenibile e rispettosa della natura”.

Inoltre, la ricerca dei tartufi, praticata già dai Sumeri, svolge una funzione economica a sostegno delle aree interne boschive. Il tartufo è un fungo che vive sotto terra ed è costituito in alta percentuale da acqua e da sali minerali assorbiti dal terreno tramite le radici dell’albero con cui vive in simbiosi; per questo, nascendo e sviluppandosi vicino alle radici di alberi come il pino, il leccio, la sughera e la quercia; il tartufo deve le sue caratteristiche (colorazione, sapore e profumo) proprio dal tipo di albero presso il quale si è sviluppato. La forma, invece, dipende dal tipo di terreno: se soffice il tartufo si presenterà più liscio, se compatto, diventerà nodoso e bitorzoluto per la difficoltà di farsi spazio.

 

 

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