“Chi non è vaccinato non può andare nella maggior parte dei luoghi, chi invece è positivo sì, pure in discoteca”. Inizia così un post scritto su Facebook da una giornalista Rai che lavora in Molise, e che apre – prove matematiche alla mano – anche da noi il dibattito sulla mancata revoca dei certificati verdi per chi, pur essendo vaccinato contro il Covid, ha contratto il virus ed è sottoposto all’obbligo di isolamento.

Cosa sottende il post della giornalista? Un fatto non trascurabile, ovvero che nel sistema di verifica della validità del green pass c’è una falla enorme, ed è una falla che sta a monte. Questo è evidente perché vengono segnalati casi, sempre più frequenti, di persone contagiate che continuano ad avere un green pass valido.

Sono persone perfettamente in regola con la vaccinazione, quindi dotate di green pass rafforzato, ma che risultano comunque positive e per questo devono osservare un periodo di quarantena e di mancati contatti sociali per evitare il rischio di diffondere ulteriormente il virus, pur non avendo sintomi importanti nella stragrande maggioranza dei casi.

È quanto verificato dalla stessa giornalista che in questi giorni è tappata in casa con il covid (anche se sta bene) ma che attraverso la App dei controlli sul green pass, quella in uso ai gestori di locali pubblici e che è facilmente reperibile, dimostra il buco nel sistema. Tramite un video si spiega come il proprio green pass, green pass di una persona attualmente positiva – continui a risultare valido secondo l’App ‘Verifica c19’. Questo malgrado lei abbia un tampone molecolare positivo già da diversi giorni.

Perché succede questo? In sostanza si tratta dell’ennesima mancata comunicazione efficace fra le Aziende Sanitarie Locali e il Ministero della Salute. In teoria funziona così: appena emerge la positività al tampone molecolare di un cittadino, l’azienda sanitaria locale dovrebbe comunicarlo al Ministero della Salute che a sua volta dovrebbe intervenire per sospendere temporaneamente la certificazione verde della persona contagiata.

Questo però in moltissimi casi non avviene e si tratta di una vera e propria violazione del Dpcm del 12 ottobre scorso che prevedeva appunto la revoca della certificazione verde per chi risulta positivo.

È evidente come contagiati senza sintomi e soprattutto senza una coscienza civica possano andare in giro liberamente col rischio di infettare altre persone, violando la norma.

Inoltre c’è una ulteriore falla che emerge. Come noto, esistono infatti dei kit di tamponi rapidi fai da te che chiunque può acquistare in farmacia e fare comodamente a casa. Ma anche in questo caso la discrezione viene lasciata al buon senso della persona.

Per fare un esempio pratico, se mi faccio il tampone antigenico a casa e risulto positivo ma non ho sintomi, teoricamente potrei continuare a girare tranquillamente col mio green pass (che nel frattempo nessuno ha revocato) senza comunicare a nessuno l’esigenza di dover fare un tampone molecolare per accertare se ho davvero il Covid o no. Parliamo chiaramente di casi limite, che però possono tranquillamente accadere.

Green pass farmacia

Caso ben diverso riguarda invece chi non è vaccinato e va in farmacia per fare il tampone rapido così da ottenere il green pass base. In quel caso infatti la farmacia inserisce i dati e l’esito del tampone in tempo reale su una piattaforma collegata col Ministero della Salute, che quindi viene informato immediatamente dell’eventuale positività e in quel caso per l’appunto non concede la certificazione verde. Ma anche in questa circostanza possono verificarsi problemi di comunicazione, come dimostrano le storie dei positivi all’antigenico che non si sono visti revocare il green pass. “Ho fatto il test veloce in una farmacia – racconta un molisano che ha fatto la controprova – e sono risultato positivo, eppure il mio certificato verde è valido, se volessi potrei andare ovunque senza alcun problema. E mi chiedo: si può lasciare alla coscienza individuale un fatto tanto delicato?”

Di recente il ministro Roberto Speranza, rispondendo a un Question Time,  aveva annunciato l’intenzione di ottenere in tempi rapidissimi una sorta di Black List Covid, così da individuare immediatamente i green pass da sospendere. Speranza ha ricordato che per questi casi “il Dpcm 17 giugno 2021 ha previsto la possibilità della revoca delle certificazioni verdi, precedentemente rilasciate, per il periodo della malattia”. “Resta evidente – ha spiegato il ministro – che chi è stato identificato come caso positivo a Sars-Cov-2 è sempre soggetto all’obbligo di legge dell’isolamento fiduciario e deve essere conseguentemente esclusa a rigore la possibilità di utilizzo del Green pass se il titolare è causa di possibile contagio”.

Ma nonostante i casi positivi con green pass valido siano riportati a più riprese anche dai media nazionali non si è ancora intervenuti per tappare questa pericolosa falla.

 

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