Campobasso

Furono arrestati in due per truffa all’Asrem: il giudice condanna soltanto il 62enne di Baranello

Alla fine di ottobre 2016 erano finiti agli arresti domiciliari per truffa ai danni della Asrem e accesso abusivo al sistema informatico che registra ingressi e uscite dal posto di lavoro.  Si tratta di un 62enne di Baranello ed un 64enne di Cantalupo. Ambedue dipendenti dell’Asrem che subirono le conseguenze di un controllo dei carabinieri del Nas, dopo quelli precedenti condotti al San Timoteo dove gli indagati – identificato come i “furbetti del cartellino” – furono 52.

Timbravano il cartellino “da casa” per non lavorare. 100mila euro di danni al Cardarelli

Per i due dell’ospedale Cardarelli di Campobasso invece scattarono gli arresti domiciliari e tornarono in libertà quasi subito perché non rischiavano di inquinare le prove. Il giudice li aveva anche sospesi dal posto di lavoro per sei mesi. Un inedito, per il Molise. Al quale si  aggiunse un altro particolare: furono licenziati per “giusta causa” ai sensi del decreto anti-fannulloni Brunetta, che prevede la possibilità di licenziare i dipendenti assenteisti e infedeli degli enti pubblici.

Fino al 26 ottobre scorso 2016 erano stati per anni dipendenti Asrem. Poi quel pomeriggio la direzione sanitaria dell’ospedale di Campobasso fu  perquisita fino alla tarda serata dagli uomini del Nucleo Antisofisticazione i quali portarono via un paio di computer collegati alla rete del sistema che registra presenze e assenze del personale. Secondo l’accusa i due dipendenti finiti ai domiciliari con l’accusa di aver truffato il sistema sanitario regionale riuscivano ad aggiornare il sistema anche da casa. E avrebbero alterato il registro delle presenze non solo per sé ma anche per altri colleghi indagati sempre per truffa e falso.

Alle 16 di oggi pomeriggio il giudice monocratico del tribunale di Campobasso si è pronunciato ed ha emesso la sentenza.

La pubblica accusa aveva chiesto un anno di reclusione per il baranellese e nove mesi per l’altro imputato, ma il verdetto ha invece scagionato quest’ultimo perché “il fatto non sussiste” e condannato a due anni di reclusione l’altro. 

Si tratta dell’indagine relativa a quasi tre anni di attività: 2014, 2015 e parte del 2016. Falso e truffa i reati contestati dalla Procura di Campobasso.

Ma l’avvocato Silvio Tolesino che ha difeso Gentile, in aula ha sostenuto lacune probatorie in capo al suo assistito, nonché la mancanza di prove sul fatto che lui non si trovasse sul posto di lavoro e fatto presente che l’uomo non aveva alcun accesso diretto al software dei registri elettronici. Accolta la sua tesi, le motivazioni dei verdetti saranno depositate fra 15 giorni. L’avvocato Silvio Tolesino  all’uscita dal tribunale ha espresso la sua piena soddisfazione per la sentenza.

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