Delitto di natale

Accoltellato e ucciso, gli amici di Cristiano chiedono giustizia: “Lui non si drogava”

Chi lo conosceva sottolinea che il giovane geometra non faceva "uso di sostanze". Domani interrogatorio di garanzia a carico di Giovanni De Vivo al palazzo di giustizia di viale Elena. In giornata sarà conferito anche l'incarico al medico legale che eseguirà l'autopsia sulla salma del 38enne ucciso con un'arma da taglio.

Chi conosceva Cristiano non riesce a credere alla versione della droga. “Non faceva uso di stupefacenti”, ripetono come una cantilena. Come a voler difendere l’integrità di un ragazzo che “non avrebbe fatto male neanche ad una mosca” e che “si concedeva un paio di birre ogni tanto in compagnia di amici”.

E’ questa quella che come una nenia corre in queste ore di casa in casa, di bocca in bocca, quasi a voler titillare l’attenzione delle indagini su aspetti che seppure legati al mondo degli stupefacenti potrebbero non riguardare Cristiano direttamente.

Geometra, appassionato di calcio che praticava fra i pali della squadra di Limosano e che poi seguiva come tifoso del Campobasso, era anche uno dei fedeli portatori del Mistero di Sant’Isidoro in occasione del Corpus Domini di Campobasso.

Fidanzato e particolarmente legato alla sua famiglia, Cristiano – in città e nei paesi dintorno che era solito frequentare anche per il calcio – lo conoscevano tutti e tutti ne parlano allo stesso modo: “Se c’entra la droga, non era per lui”. Quasi a voler scommettere sulla presenza di una discrasia che riguarda la ricostruzione della vita di un giovane uomo particolarmente amato “per la sua generosità” e quel “sorriso sempre stampato sulla faccia”. Anche i social sono inondati di messaggi che chiedono “giustizia per Cristiano” e, al di là delle titubanze che nascono sull’onda emotiva di questo momento difficile per tanti che conoscevano il 38enne di Campobasso, ci sono anche mezze certezze che arrivano dai sistemi informatici interforze: a carico di Cristiano Micatrotta non esisterebbero segnalazioni precedenti per uso personale di sostanze stupefacenti né tantomeno per spaccio.

E allora dopo le 23 della vigilia di Natale perché Cristiano, suo cognato e un altro amico hanno suonato al portone di Giovanni De Vivo? O meglio, se la lite è nata per la cessione di pochi grammi di sostanze stupefacenti – come il capo della Procura Nicola D’Angelo ha ribadito dopo una notte di interrogatori e verifiche eseguite dai carabinieri prima sul luogo del delitto e poi in caserma alla presenza dei testimoni dell’omicidio – a chi doveva essere ceduta quella droga? Chi l’aveva chiesta? E soprattutto perché si racconta di un debito che però ancora adesso gli investigatori pare non riescano a capire (in base agli elementi raccolti) chi lo avesse contratto. Giovanni De Vivo o Cristiano Micatrotta?

Sono le diverse ipotesi alle quali stanno lavorando.

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Giovanni De Vivo, operaio e padre di famiglia, accusato di omicidio volontario aggravato da futili motivi è rinchiuso nel carcere di Benevento e domani mattina alle 10 comparirà davanti al Gip Veronica D’Agnone per l’udienza di convalida e contestualmente l’interrogatorio di garanzia. Difeso dall’avvocato Mariano Prencipe – che finora non ha potuto parlare né incontrare il suo cliente – potrà spiegare al giudice come sono andate le cose la notte tra il 24 e il 25 dicembre, poco prima della mezzanotte, quando tutte le famiglie erano riunite per il cenone della vigilia e lui invece, sceso giù dopo il trillo del campanello, ha litigato furiosamente con Cristiano Micatrotta. E soprattutto dovrà spiegare perché aveva portato con sé il coltello da cucina che ha ucciso il 38enne – suo coetaneo e conoscente da anni – con una ferita alla carotide che non gli ha lasciato scampo.

Intanto il sostituto procuratore che sta coordinando questa delicatissima indagine, la dottoressa Elisa Sabusco, ha disposto l’autopsia sulla salma di Cristiano Micatrotta e sempre domattina sarà conferito l’incarico al medico legale che dovrà procedere all’esame medico-scientifico.