Due anni dopo

Rianimazione, 3 medici via dal 1° dicembre: annunciati turni disumani nel pieno della quarta ondata. E i moduli di Intensiva resteranno chiusi

Bisogna sperare che il Molise non viva un incremento di ospedalzzazioni proporzionale all'aumento dei contagi, o sarà un dramma la gestione dei pazienti. Il Cardarelli, l'unico centro hub dove si tratta il Covid, è rimasto con 7 anestesisti. Per ora le ferie richieste sono state posticipate a dicembre, con la speranza che qualcuno risponda ai bandi Asrem. Il Molise si scopre più vulnerabile che mai nel pieno della quarta ondata

I contagi aumentano un po’ dappertutto, e proporzionalmente crescono i ricoveri nei reparti di sub Intensiva e di Intensiva in tutta Italia. In Molise i numeri sono contenuti: per il momento i ricoveri al Cardarelli sono sotto controllo, e le cifre ben lontane da quelle di un anno fa, quando cominciava la terribile seconda ondata che ha causato centinaia di morti nel nostro territorio.

Ma è troppo presto per cantare vittoria, sebbene da noi la percentuale dei non vaccinati sia minima e questo, come continuano a dimostrare i dati relativi alla immunità di chi finisce in ospedale, è sicuramente confortante. Tuttavia, a distanza di quasi due anni dall’esordio della emergenza covid-19, il Molise si ritrova, in fatto di strutture e personale, peggio di prima. Nelle ultime settimane tre anestesisti del Cardarelli sono andati via, sembra per problemi legati a incompatibilità con i referenti della organizzazione interna ospedaliera.

Quella del rianimatore è una figura essenziale, strategica sul fronte della lotta al virus. Il venir meno del 30 per cento della forza lavoro costituisce un punto di debolezza senza precedenti.

In questo contesto di fuggi-fuggi (tra l’altro complessivamente sarebbero 10 i dottori che hanno abbandonato gli ospedali molisani in pochi giorni) scontato che i moduli di terapia intensiva attivati nei mesi scorsi in aggiunta a quelli in dotazione agli ospedali resteranno chiusi. Le 26 le postazioni tra Campobasso, Isernia e Termoli, costate circa 4 milioni di euro e inaugurate nei mesi di marzo e aprile come strutture removibili per potenziare il sistema delle Intensive, resteranno inutilizzate: nessuno può andarci a lavorare, i medici sono pochi anche per garantire la ordinaria amministrazione, figuriamoci.

I rianimatori dimissionari del Cardarelli hanno chiesto di poter usufruire delle ferie arretrate fin da subito, ma per poter effettuare gli interventi programmati nel mese di novembre le ferie sono state rinviate a dicembre. Per ora la Asrem ha rassicurato che le attività non saranno sospese, tuttavia il problema non è affatto scongiurato. Non lo diciamo noi, ma è scritto nero su bianco in una nota a firma del responsabile della Rianimazione di Campobasso Romeo Flocco, il quale fa presente come dal prossimo primo dicembre sarà molto difficile poter garantire tutte le prestazioni, sia quelle in urgenza sia quelle da programmare. “Il numero di dirigenti medici di anestesia e rianimazione del Cardarelli – è la sintesi della nota – non consentirà dal primo dicembre l’erogazione di tutte le attività essenziali di anestesia e rianimazione”. Le cose potrebbero cambiare con l’assunzione di nuovi dirigenti medici per cui sono in corso le procedure di reclutamento che però, come già accaduto in passato, non è scontato possano sfociare in un risultato.

In fondo gli anestesisti sono richiestissimi ovunque e possono scegliere con ampia libertà dove andare a lavorare. Il Cardarelli non rientra tra le mete predilette.

Cosa potrebbe accadere perciò tra meno di due settimane, nel pieno della quarta ondata? Che per non interrompere un servizio di pubblica necessità, ai sensi della legge, si dovrà ricorrere a prestazioni aggiuntive per i 7 medici rianimatori in servizio oltre i limiti previsti dal contratto collettivo nazionale. Per i non addetti ai lavori significa turni massacranti, al limite del sopportabile. Con l’incognita di assistere a un incremento dei ricoveri nel reparto più delicato di tutti.

Dunque a distanza di un anno e mezzo la situazione è peggio di prima. Il centro covid nella Torre del Cardarelli, individuata per ospitare la struttura di potenziamento, è ancora una utopia malgrado i milioni di euro messi a disposizione per realizzare nell’ex hospice 14 postazioni di intensiva, 21 di sub intensiva e un pronto soccorso covid.

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