Termoli

“Versi in quarantena” di Luigi Pizzuto arriva al raduno dei poeti

Spazio a “Versi in quarantena”,  il libro di Luigi Pizzuto pubblicato dall’Editrice Lampo di Campobasso,  tra le pubblicazioni presentate nell’ambito della XIV edizione del raduno dei poeti che si è tenuta presso l’Hotel Meridiano, di fronte alla spiaggia dorata dal sole e alle azzurre acque del mare, che cingono dolcemente i bastioni e l’antico borgo marinaro di Termoli.

Il raduno, dedicato alla dea  Calliope, musa delle poesia e della bella voce, si deve alla coppia di scrittori  Antonio Mucciaccio e Oscar De Lena, da tempo impegnati ad animare con passione le pagine più belle della vita culturale termolese. Accolta con applausi scoscianti, dunque, dal gruppo dei poeti presenti in sala,  la silloge poetica “Versi in quarantena”, scritta durante la pandemia più triste, nel momento in cui il lockdown aveva costretto tutti quanti a restare a casa per evitare la diffusione del Coronavirus. “Accanto alla bellezza che salverà il mondo, come afferma Dostoevskij,  bisogna mettere certamente la poesia”. Ha esordito così all’inizio dei lavori  lo storico Antonio Mucciaccio, intellettuale eclettico, attento studioso dei castelli e del feudalesimo molisano, promotore del Progetto Francesco Jovine. Ideatore, infine, della bella manifestazione La Nave dei Poeti.

Un’iniziativa decisamente singolare ed interessante, che, negli anni passati, dal porto di Termoli, alla fine di agosto, salpava col suo carico di poeti per le isole Tremiti, per dare spazio,  nel suggestivo Chiostro Monastico di Santa Maria a Mare sull’isola di San Nicola,  alle ragioni del cuore di tanti poeti provenienti da diverse nazioni.  Antonio Mucciaccio, ideatore assieme ad Oscar De Lena  dell’iniziativa “Termoli porto dei Poeti”, ha tracciato in sede di presentazione i punti salienti dell’esperienza culturale dell’autore del libro di poesie. Soffermandosi su non poche attività di ricerca sul marchesato di Bartolomeo Rota, sulla storia della sua bellissima moglie Emanuela Giordano, figlia del grande pittore napoletano Luca Giordano, da poco tirata fuori dai cassetti degli archivi napoletani.  E su quelle esperienze che  hanno portato l’autore delle poesie all’ideazione del Corteo Storico dedicato a Giovanna I d’Angiò, regina di Napoli, a cui si deve nel sec. XIV° la costruzione della Torre Angioina a Colletorto. Il lessico incisivo della silloge poetica, nata sul balcone della propria abitazione, trasformato in “cabina di regìa” durante la pandemìa più dura,  è stato infine precisato,  aiuta senz’altro a rievocare le  tante voci, i mancati abbracci e quella voglia di vivere in armonìa, dentro e fuori dalla famiglia, che forse abbiamo già dimenticato. Per via di un “tempo liquido” che demolisce in fretta il valore della memoria, che mai la cultura vera deve mettere da parte. Una riflessione, pertanto, articolata su tanti moniti e sul senso da dare al  percorso dell’io. Ricca di accenti vivaci, di  toni accorati, intrisi di pensieri solidali e  sensibilità verso la natura e verso gli altri di cui ha bisogno la  società contemporanea.

Con piacere riportiamo il gruppo delle poetesse e dei partecipanti amanti della poesia che hanno  presentato libri di poesia e letto brani di diversa natura: Anna Catalano, Antonietta Caruso, Lucia Lucianetti, Virginia Macchiaroli, Francesca Tripoli, Luigi Rosati, Rover Magda, Rosalia Ruggero,  Rossella De Magistris, Claudia Barbusci, Lucia Bocale, Mario Sambrotta, Tilde Carducci, Angelo Marolla, Antonio Olivastro, Angela  Lizzi, Italia Lizzi. Da segnalare le pennellate espressive di Anna Catalano in stretto dialetto termolese che, in senso  allusivo e traslato,  hanno deliziato i partecipanti. La manifestazione ha contribuito senz’altro  a far crescere l’amore per questa forma di produzione linguistica antichissima. La poesia riempie di luce la vita umana. E’ capace di catturare a piene mani lo spirito dell’insondabile. Nei momenti più tristi ha il potere di rischiarare le ombre più buie e inquiete che stridono e  fanno male alla dimensione dell’io. Indubbiamente con i suoi  profondi tracciati del cuore contribuisce a vivere meglio e a dare un senso al cammino dell’uomo. E, come afferma Franco Arminio in una delle sue riflessioni, “La lingua è una grande cura, la lingua entra negli organi, può mettere ordine nel corpo, può fermare la paura, può dare slancio alla gioia”. All’infinito. Se lo vogliamo.

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