Certificazione verde

Green pass obbligatorio per i lavoratori, dal nodo tamponi ai dubbi sul trasporto. Proclamato uno sciopero

Da venerdì 15 ottobre la certificazione verde sarà obbligatoria per tutti i lavoratori del settore pubblico e privato. Aziende ed enti pubblici si sono organizzati ma intanto i sindacati Soa e Flmuniti incrociano le braccia

Il d-day del Green Pass è arrivato. Domani 15 ottobre la certificazione verde sarà obbligatoria per tutti i lavoratori, sia quelli del settore pubblico (era già previsto dal 1 settembre in scuole e università e residenze sanitarie oltre che naturalmente per i sanitari) sia di quello privato. L’obbligo di avere la certificazione verde varrà dal 15 ottobre al 31 dicembre, termine in cui scadrà lo stato di emergenza.

A introdurre l’estensione per tutti i lavoratori il decreto legge 127 del 21 settembre con cui il Governo ha virato, anzi ha tirato dritto, su quello che era un obiettivo ben chiaro e volto a incentivare ancor di più le vaccinazioni (che hanno superato finalmente l’80% delle popolazione over 12 vaccinata, l’85% se si considera chi ha ricevuto la sola prima dose). Green pass che si ottiene, come noto, anche con tampone (in questo caso la validità è di sole 48 ore) o con guarigione. La norma sul Green Pass al lavoro, qualsiasi lavoro, ha dunque l’obiettivo ultimo di avere uno strumento per la sicurezza.

Cosa cambia per i lavoratori? E cosa rischiano?

I lavoratori che non abbiano la certificazione verde sono considerati assenti ingiustificati fino a quando non esibiranno il Green Pass. Questo non avrà conseguenze disciplinari e i lavoratori avranno comunque diritto alla conservazione del rapporto di lavoro. Ma per i giorni di assenza, e quelli senza Green Pass sono considerati giorni di assenza ingiustificata, non è prevista la retribuzione. Ma sono previste anche sanzioni. La multa per l’accesso senza green pass va da 600 a 1500 euro.

Pubblico e privato, quali differenze?

Innanzitutto va chiarito che ogni amministrazione, così come ogni datore di lavoro privato, ha autonomia nel modo di organizzare ed effettuare i controlli. Prevista una sanzione per i datori di lavoro che non procedono ai controlli che va da 400 a 1000 euro.

Per le Pubbliche Amministrazioni sono state redatte delle apposite linee guida. Sono oltre 32mila in Italia gli uffici delle Pubbliche amministrazioni, dove l’accertamento avverrà su base giornaliera, ma potrà essere generalizzato oppure a campione (purché in misura non inferiore al 20% del personale in servizio), con o senza ausili automatici, ma dando sempre la priorità alla fascia antimeridiana della giornata lavorativa. Solo gli utenti che entrino in un ufficio pubblico (facciamo l’esempio di un cittadino che si rechi all’Ufficio Anagrafe per un certificato) non sono tenuti ad avere ed esibire il Green Pass, mentre chiunque entri per ragioni di lavoro (es. fornitore, addetto alla manutenzione, oltre naturalmente ai dipendenti dell’Ente) dovrà mostrarlo.

E gli autonomi?

I lavoratori autonomi sono tenuti, ovviamente, ad avere il green pass ma in quanto “capi di se stessi” per loro la questione è diversa: un tassista, un rider o il proprietario di una piccola bottega sono controllori di se stessi e nemmeno i clienti possono richiedere l’esibizione del certificato.

Comuni e aziende si organizzano

E in Molise? L’obbligo di Green Pass andrà a incidere sugli uffici pubblici. I singoli Comuni si sono attrezzati per la verifica dei dipendenti, chiamati da domani a tornare al lavoro in presenza al 100 per cento.

Ma il vero punto interrogativo è nel lavoro in ambito privato. Le aziende si sono ormai organizzate secondo quanto prescrive la legge. In ogni posto di lavoro è stato individuato un responsabile dei controlli della certificazione verde e dell’apposito registro. Verranno sottoposti alla verifica sul possesso della certificazione valida anche coloro che si recheranno in azienda per altri motivi (ad esempio i fornitori).

Difficile che si verifichino intoppi a partire da domani, ma è prevedibile che i problemi potrebbero emergere col passare dei giorni, in particolare con i dipendenti che non sono vaccinati e che per ottenere il Green Pass hanno l’obbligo di sottoporsi al tampone, che ha validità per 48 ore.

Chi sa di avere dei dipendenti contrari al vaccino ha già chiarito da tempo che non intende scendere a compromessi: andrà presentata una certificazione previo tampone, a spese del dipendente e da effettuare fuori dall’orario di lavoro.

Settore autotrasporto fra i più delicati

Tuttavia si parla di numeri minimi nelle aziende del nostro territorio e appare improbabile che si verifichino blocchi o interruzioni di qualche tipo. Uno dei settori più a rischio è quello della logistica e dell’autotrasporto.

“L’applicazione del green pass anche ai settori dell’autotrasporto e della logistica, il perseguimento di una politica ‘green’ che tenderebbe ad eliminare le maggiori fonti considerate inquinanti, l’incremento del carburante per l’autotrazione sono alcune delle cause di un momento di notevole difficoltà che vivono le imprese” ha riferito di recente il segretario interregionale della Federazione Autotrasportatori Italiani di Abruzzo e Molise, Carlo Antonetti.

I dubbi per gli autotrasportatori riguardano soprattutto quelli in arrivo dall’estero, in particolare dall’Est Europa, in Paesi dove la campagna vaccinale è molto indietro oppure sono stati utilizzati preparati anti Covid non approvati in Unione Europea (ad esempio lo Sputnik russo). Per questi lavoratori potrebbero esserci problemi in caso di necessità di entrare nelle aziende, ma è un problema che eventualmente emergerà nei prossimi giorni.

Proclamato sciopero del settore privato

Non mancano anche iniziative di protesta che al momento sembrano isolate. Da segnalare la proclamazione di uno sciopero di diversi giorni da parte del Sindacato Operai Autorganizzati unitamente a Cobas e Flmuniti.

Si tratta di “uno sciopero nazionale dal 15 al 20 ottobre per tutti i lavoratori e le lavoratrici del settore privato”. Secondo questi sindacati “con questo sistema che ricorda gli anni più bui della nostra storia, si torna alla pratica del controllo personale sulle scelte e le vite dei lavoratori, oltretutto abilmente con la regia del Governo Draghi le aziende scaricano anche i costi dei tamponi sui dipendenti, si tratta davvero di sicurezza sul luogo di lavoro? La spremitura sui lavoratori è inaccettabile, compreso lo sblocco dei licenziamenti”.

I sindacati hanno voluto chiarire di non stare dalla parte di chi contesta il vaccino. “Sia chiara una cosa fondamentale, i movimenti no vax e no green pass di stampo fascista sono complici del sistema con le teorie della tensione e della destabilizzazione sociale per coprire le reali motivazioni di una seria lotta sociale per i diritti. Con coscienza continueremo a essere vigili e a portare avanti la nostra linea, per questo invitiamo ad aderire allo sciopero nazionale e a tutte le nostre iniziative di lotta”.

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