I viaggi della disperazione

Nel Molise interno prendere l’autobus è un miraggio: ponte dello Sceriffo vietato da 3 anni, ma l’alternativa è un disastro

A distanza di 3 anni dal terremoto del Basso Molise la bretella strategica di collegamento tra la Bifernina e il versante frentano ancora interdetta al traffico pesante. I lavori di messa in sicurezza non sono nemmeno iniziati, nonostante la nomina un anno fa di Toma commissario alla Ricostruzione. Il viaggio sull'unica alternativa per i mezzi pubblici, la provinciale 78 che in condizioni terrificanti.

Incredibile ma vero, purtroppo. Da ben 3 anni, da quando il basso Molise è stato colpito dal terremoto (14 e 16 agosto 2018), quello che passa sotto il nome di Ponte dello Sceriffo è vietato agli autobus. Il risultato è che da ben 3 anni i paesi che si trovano sul versante frentano percorrendo la Bifernina non  hanno la garanzia dei trasporti con mezzi pubblici.

I sindaci hanno protestato, scritto, sollecitato la Regione a procedere con i lavori di messa in sicurezza del ponte, che si trova sulla Fondovalle del Biferno all’altezza dello svincolo per Larino e che è una infrastruttura strategica perché non serve solo il centro frentano ma anche i comuni della sponda sinistra del Biferno per collegarsi a Termoli o Campobasso con la Statale 647, meglio nota come Bifernina.

Tre anni sono tanti, ma non per il Molise dell’immobilismo e delle emergenze che diventano croniche, evidentemente. Infatti non si è mossa foglia e ora la situazione diventa ancora più stringente con lo sbarco, a Palata, di una nuova azienda. Si tratta della Triworks, che sviluppa e commercializza dispositivi medicali ed estetici in tutto il mondo.

Il titolare è Elio Berchicci, palatese che ha deciso di trasferire l’azienda da Campochiaro al suo comune natio, dove ha rilevato la ex sede della comunità montana, salvando così uno stabile dall’abbandono e dall’incuria e convertendolo in sede amministrativa e produttiva.  Il problema è che i dipendenti della Triworks, così come i pendolari che lavorano a Campobasso o Termoli residenti tra Palata, Montecilfone, Tavenna, Acquaviva eccetera, di fatto sono privati del trasporto pubblico e costretti a percorrere il tragitto tra casa e posto di lavoro con mezzi propri. L’alternativa al ponte dello Sceriffo, che resta chiuso ai camion e agli autobus (anche se i camion lo percorrono tranquillamente, come abbiamo visto con i nostri occhi) di fatto non c’è.

I pullman hanno solo due percorsi possibili, e se quello tra Termoli e i paesi allunga notevolmente il tragitto, l’altro – quello tra i paesi e la Bifernina in direzione Campobasso – non solo allunga il tragitto ancora più dell’altro, ma è impraticabile per le condizioni allucinanti della strada, la provinciale 78.

Da Termoli a Palata ci si impiega un’ora passando per San Giacomo degli Schiavoni, Guglionesi, Montecilfone. Chi arriva da Campobasso è ancora più sfortunato, perché deve cambiare mezzo e fare 15 km di curve e asfalto dissestato. La stessa strada che abbiamo fatto anche noi per renderci conto di cosa significhi oggi viaggiare nel Molise terremotato e completamente abbandonato al suo destino.

Un anno fa, quando abbiamo chiesto conto dei ritardi nei lavori di messa in sicurezza del ponte dello Sceriffo, per i quali sono stati stanziati tre milioni e mezzo di euro, l’assessore Vincenzo Niro aveva risposto che “l’opera è inserita fra quelle previste per la ricostruzione post-terremoto. Ma se non c’è la nomina del commissario come fanno a partire i lavori?”. Nel frattempo l’assessore è cambiato (oggi è Quintino Pallante) ed è stato nominato commissario alla ricostruzione il Governatore Donato Toma. Ma la situazione, a distanza di altri 12 mesi, è la stessa. I lavori non sono nemmeno cominciati.

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