Dramma afghanistan

Madri, padri e bimbi afghani: 64 in Molise, già vaccinati. Ecco come sono stati distribuiti

30 in Provincia di Campobasso, 34 in quella di Isernia. Intanto l'Anci sta inviando alle Prefetture le richieste da parte dei Comuni per accoglierli nelle proprie strutture. Nei prossimi giorni via alle istanze di protezione per il riconoscimento dello status di rifugiati politici. Sono 7 quelli a Termoli, altrettanti a Campobasso.

Da Kabul a Kuwait City, all’aeroporto di Fiumicino, fino – per 64 di loro – all’arrivo in Molise dopo essere stati accolti in una struttura ad Avezzano dove sono stati destinati 1245 dei 4890 afghani giunti in Italia.

Partiti dall’Abruzzo dopo l’accoglienza di prima emergenza, sono stati accolti in Molise i profughi in fuga dall’Afghanistan. Sette di loro albergano a Termoli, altri 7 a Campobasso, 16 sono stati destinati a strutture di altri comuni della provincia di Campobasso e infine i 34 afghani che mancano a chiudere l’elenco si trovano invece nella provincia di Isernia, di cui 19 nel Cat di Roccaravindola.

Tra i 4890 afghani ci sono 2.136 uomini, 1.301 donne e 1.453 bambini. Coloro che sono stati destinati alla nostra regione sono perlopiù nuclei familiari. Padri o madri che ce l’hanno fatta a fuggire e sono riusciti a farlo con i propri figli. Sono arrivati a bordo dei pullman con poche effetti  personali, molti di loro avevano soltanto uno zainetto o un sacchetto di plastica dove hanno riposto le cose essenziali: qualche vestito, un paio di scarpe. Nient’altro.

La Prefettura di Campobasso è in continuo contatto con il Ministero e i Comuni della regione per definire le soluzioni abitative ma anche per organizzare l’aspetto burocratico amministrativo che riguarderà la loro posizione in Italia.

“Sono entrati in Italia con un visto rilasciato dagli uffici dell’ambasciata italiana di Kabul – spiegano dalla Prefettura – dunque ci sono adesso una serie di adempimenti da svolgere per regolarizzare la loro posizione sul nostro territorio”,

A Fiumicino hanno ricevuto un visto VLT, un Visto a Territorialità Limitata, che non consente di lasciare il Paese per alcuna ragione. Già in queste ore però le associazioni si stanno mettendo all’opera per aiutarli nelle istanze di richiesta di protezione, come per esempio lo status di rifugiato politico.

Al momento però tutto è concentrato su questa prima accoglienza. I 60 afgani giunti in Molise hanno già fatto la quarantena di dieci giorni ad Avezzano dove fra l’altro sono state eseguite anche le vaccinazioni con dosi messe a disposizione dalla struttura commissariale per l’emergenza coronavirus.

Completato e aggiornato il fascicolo sanitario “sono tutti in buone condizioni di salute”.

Il circuito di accoglienza attivato in Molise riguarda le strutture della rete Sai cioè il sistema di accoglienza e integrazione di secondo livello gestito dal Ministero in collaborazione con l’Anci, l’associazione dei comuni italiani. Così la rete che in Molise fa capo a Pompilio Sciulli: “Sto ricevendo richieste da parte di quasi tutti i comuni della nostra regione – ha detto l’avvocato, presidente dell’Anci – perché ognuno vuole fare la sua parte nell’aiutare queste persone in fuga dall’orrore. Dunque le richieste che invierò alle due prefetture molisane da parte dei centri molisani per ospitarli saranno davvero molte”.

Una risposta corale quella dei comuni che garantirebbe la distribuzione capillare sul territorio, capace dunque di assicurare anche “un percorso di inclusione collaudato”.  Perché si tratta di rifugiati che nel loro Paese hanno provato a costruire un Afghanistan migliore ma sono stati costretti a fuggire e oggi devono accedere a una formazione linguistica capace di inserirli nel contesto sociale. I bambini nelle scuole avranno bisogno dell’accompagnamento e, quando necessario, anche di un aiuto psicologico. Perché l’obiettivo è renderli autonomi: diventeranno anche cittadini molisani.

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