Burocrazia vs accoglienza

Un inghippo burocratico, e il centro di accoglienza di Casacalenda chiude: 21 ragazzi africani mandati via dopo 4 anni

Un fulmine a ciel sereno per un progetto nato come Sprar nel 2014 e che era stato rinnovato senza problemi nel 2017 e nel 2020, dalle Amministrazioni Giambarba e Lallitto. Ora però arriva la decisione del commissario prefettizio che ha ravvisato l'assenza di un requisito per far proseguire l'attività della Società Cooperativa Koiné, all'interno di “Casa Giselda”. E 21 giovani africani che avevano trovato affetto, accoglienza e istruzione qui sono stati allontanati, tra le lacrime, la commozione e il disappunto dei cittadini.

Io no venire più te comprare; noi mandati via Casacalenda!

Poche parole, poi il pianto a dirotto di Kali’ (nome di fantasia), uno dei minori non accompagnati che hanno dovuto lasciare il centro SAI (Sistema Accoglienza e Integrazione), del paese bassomolisano, perché trasferiti altrove a causa – pare – della mancata riassegnazione della “destinazione d’uso” per lo stabile utilizzato dalla Società Cooperativa Koiné, che gestiva questo progetto del Ministero dell’Interno.

Il commerciante che stava ricevendo il saluto del ragazzo, sul momento non comprendeva cosa stesse accadendo, ma il pianto soffocato di Kali’ ben presto gli ha fatto intendere tutto, al punto che nemmeno lui ha saputo frenare la commozione; un sentimento che in pochi istanti si è diffuso in tutto l’esercizio commerciale.

Poi le domande a raffica dei presenti, del come e del perché, alle quali il ragazzo non ha potuto altro che “fare spallucce” e rimanere in uno sconsolato silenzio.

E’ la sorte toccata, quella di essere allontanati del centro dell’entroterra costiero, dove alcuni tra loro vivevano già da 4 anni, a 21 ragazzi – africani per la maggior quota – che, a Casacalenda, avevano trovato rifugio, sostentamento, istruzione, amicizia, integrazione vera e qualcuno anche lavoro e amore.

Sembrerebbe che con l’avvento alla guida monocratica dell’Amministrazione civica del funzionario prefettizio inviato dopo la caduta del della Giunta Lallitto, qualcosa non sia andata per il verso giusto e qualche nodo sia stranamente venuto al pettine del commissario, che ha ravvisato l’assenza di un requisito fondante quanto alla possibilità di poter far proseguire l’attività della Società Cooperativa Koiné, all’interno di “Casa Giselda”, sito dell’ex Asilo Infantile comunale, prestato dall’Amministrazione per il progetto SAI.

Un fulmine a ciel sereno per un progetto nato come Sprar nel 2014 e che era stato rinnovato – senza problemi e indugi di sorta – nel 2017 e nel 2020, dalle Amministrazioni, prima guidate da Michele Giambarba e poi dalla  stessa Sabrina Lallitto.

Mancherebbe il rinnovo della “destinazione d’uso”, in quanto “Casa Giselda”: in assenza di tale imprescindibile attestazione, torna a essere una scuola d’infanzia. 

Sprar casacalenda chiuso

Di fatto e alla luce di questa  “gravissima carenza” pare che, in luogo di una filantropica presa di posizione, oltre che di coscienza, finalizzata alla composizione della problematica (poche carte, tra struttura tecnica, pareri e sigla ultima commissariale), si sia preferito – in ossequio con la inossidabile dottrina burocratica – chiedere la sospensione di ogni attività al Ministero vigilante (cosa che è stata immancabilmente autorizzata), infrangendo il sogno di riscatto e di una nuova autodeterminazione di questi 21 minori che, da mercoledì sono stati strappati a un ambiente amico e solidale, per essere dispersi in tutta la Penisola: fino al profondo Sud.

Una decisione per carità legittima, ma fortemente opinabile, atteso che in più circostanze e proprio nelle sale del palazzo di Piazza Prefettura, a Campobasso e non solo, nelle occasioni canoniche delle conferenze stampa sulla sicurezza, abbiamo sentito ripetutamente Prefetti e funzionari di settore sperticarsi in affermazioni volte a tutelare e difendere l’integrazione inter-etnica e interculturale. Ma tant’è. Forse il commissario prefettizio di Casacalenda non era stato mai presente oppure è stato preferito, ancora una volta,  il “latinoro” delle scartoffie.

Allo stato non esiste alcuna garanzia che i 21 minori, davvero venuti dall’inferno della fame, delle malattie e dalle guerre, possano tornare un giorno a Casacalenda e ritrovare quella pace, quell’accoglienza e quella reale possibilità di integrazione di cui quel centro, come l’intero Molise è capace: senza eccezioni o riserve.

Sprar casacalenda chiuso

Kali’ e i suoi compagni, dovranno ricominciare tutto daccapo; magari incontrare la chiusura e la diffidenza dei luoghi del Nord, dove ne sono stati destinati alcuni; o fronteggiare il senso del “non se ne può più” del Sud più profondo, dove il mancato ricollocamento dei migranti a livello europeo, traccia una linea di confine con la sopportazione civica, davvero molto sottile. Vogliamo almeno sperare che le considerazioni del cronista abbiano lambito la coscienza del funzionario prefettizio.

Giova ricordare a noi stessi, come codesto paese risulti essere il primo centro in Molise ad attivarsi per le trafile e le modalità dell’accoglienza ai minori orfani non accompagnati, e che la prima attuazione dell’allora Progetto Sprar risalga al 2014. Quasi 8 anni durante i quali, prima in 10, poi in 13 e fino agli attuali 21, questi ragazzi hanno saputo conquistare la solidarietà, l’affetto e il “buon vicinato”, con tutti.

In molti – ci è stato segnalato dagli stessi cittadini – si sono stretti attorno a loro, nel momento della partenza. Sono state versate lacrime salate, ma anche parole di speranza perché situazioni di tale disagio non abbiano a ripetersi nel futuro e, magari vederli fare ritorno, prima o poi.

Ma se da un lato c’è l’amarezza e il rimpianto per ciò che a nostro avviso poteva essere fatto in senso filantropico e non è stato fatto, dall’altro emerge l’altrettanto serio problema del mantenimento dei livelli occupazionali che, da mercoledì, appaiono gravemente compromessi. Intorno a “Casa Giselda”, ruotava una decina di maestranze nei diversi ruoli, oltre ad alcuni professionisti esterni di supporto, come nella previsione del protocollo ministeriale.

Per gli interni scatteranno gli ammortizzatori sociali con la Cassa Integrazione; per gli esterni si annunciano tempi ancora più bigi, atteso che il commissario prefettizio dovrebbe avere nelle sue mani anche la prerogativa di assolvere alla corresponsione del dovuto, a questi operatori.

Sprar casacalenda chiuso

Insomma un coacervo di cose e di situazioni che – a Casacalenda – progrediscono e sembrano aggravarsi giorno dopo giorno. Non passa tempo che non ci giungano proteste e rimostranze, da parte di cittadini e anche istituzioni.

A quanto appreso, anche il mondo della scuola, già provato dai lunghissimi mesi di lockdown e da talune carenze, si sarebbe pronunciato con una certa perentorietà all’indirizzo del funzionario mandato dal Prefetto.

E’ lamentata, tra l’altro, la difficoltà di poter incontrare il reggente l’amministrazione civica, definito da più parti “irreperibile”. In paese riferiscono che all’interno della gestione commissariale del Comune sia stata inserita – con aggravio di spese per le casse – la figura del “sub commissario”. Per amor del cielo, è una facoltà prevista dalla legge, ma è inevitabile una dose di sorpresa e sconcerto, considerando che nn parliamo del commissario prefettizio di Milano, Roma o di una qualunque altra realtà metropolitana, ma di un Comune che ormai conta poco più di duemila anime.

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