Punto nascite

San Timoteo, ripresi i ricoveri in ostetricia dopo decisione Tar. Ma da Asrem nessuna comunicazione

Ieri pomeriggio ricoverata una donna incinta, la prima dopo la chiusura del punto nascite e la successiva riapertura con decreto del Tar Molise. Dalla struttura commissariale però, come pure dall’azienda sanitaria, non è arrivata alcuna comunicazione.

Una donna, futura madre, è stata ricoverata ieri pomeriggio – sabato – in Ostetricia, al San Timoteo di Termoli. E’ il primo ricovero dopo la sospensione decretata dal commissario straordinario Flori Degrassi e dalla Asrem, che hanno chiuso temporaneamente il Punto Nascite in seguito alla morte di un neonato. Ieri, con decreto d’urgenza, i giudici del Tribunale Amministrativo del Molise hanno stabilito che le ragioni del territorio (portate in udienza dai sindaci del BassoMolise e da alcune madri) sono superiori e che il Punto Nascite deve restare aperto.

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I ricoveri dunque sono ripresi, ma né dalla struttura commissariale né dalla direzione generale Asrem sono arrivate comunicazioni di sorta. Un provvedimento che annulla il precedente – cosa attesa – in ottemperanza a un decreto della giustizia amministrativa che però non c’è. Non ancora, perlomeno. Qualora la partoriente dovesse entrare in travaglio, cosa accadrà? Potrà partorire a Termoli? Teoricamente sì, senza dubbio. La logica (e gli avvocati, già consultati anche per il ricovero) dicono sì. Ma sicuramente le cose sarebbero più lineari e semplici, per gli operatori sanitari, se arrivasse una comunicazione ufficiale di Degrassi e Florenzano a fugare i dubbi residui.

Tanto più che, come hanno anche ritenuto comitati ed esponenti di associazioni che lottano per la sopravvivenza del San Timoteo, la decisione del Commissario è apparsa priva di un nesso diretto con il decesso del piccolo (non ci sono allo stato attuale specifiche indicazioni su un rapporto di causalità fra il Punto Nascite di Termoli e la morte del neonato, avvenuta martedì scorso) e punitiva nei confronti di una struttura già finita nel mirino dei vertici (il precedente commissario Giustini aveva chiuso il Punto Nascita già due anni fa, e anche in quel caso erano stati i giudici a riaprire alle nascite) e accusata di essere “non sicura” malgrado il fatto che oggi al San Timoteo siano in servizi 6 ginecologi, a fronte dei 2 soli dei momenti peggiori.

In questo contesto che, ancora una volta, vede un ospedale prezioso e strategico, unico punto di riferimento della sanità pubblica per un vasto territorio, penalizzato e bistrattato, riproponiamo la lettera dell’inizio di giugno scorso, sottoscritta da 19 medici dell’ospedale di Termoli, che alza il velo sull’operazione di smantellamento e impoverimento dell’ospedale di Termoli, la cui naturale conseguenza è dirottare i pazienti fuori regione e sui centri privati. “Medici umiliati. Reparti smantellati o ridimensionati. Cittadini costretti a emigrare fuori regione per potersi curare. Personale allo stremo e zero soluzioni per il turnover. I commissari straordinari che si sono succeduti nel tempo non hanno migliorato nulla, mentre c’è stato uno scollamento istituzionale tra il personale in servizio e la direzione generale Asrem, più incline e sensibile alle esigenze dei referenti politici che a quelle di strutture e cittadini”. Una lettera alla quale non è arrivata alcuna risposta da parte dei vertici sanitari. 

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