Effetti del decreto a campobasso

Riaperture: tra prenotazioni e l’incognita meteo le nuove regole stanno strette: “Il coprifuoco a cena è un guaio”

Le novità introdotte dal decreto riaperture dividono baristi e ristoratori di Campobasso. C'è chi è arrabbiato per il coprifuoco e chi teme che la ripresa sarà pesantemente condizionata dal clima. Qualcuno è più ottimista e fiducioso anche per aver già avuto prenotazioni dei tavoli per il primo fine settimana di ritrovata libertà. L'associazione Fipe sul piede di guerra per il divieto di consumare il caffè al banco: "Il decreto dice solo con quali modalità può avvenire il consumo al tavolo e cioè all’esterno ma il divieto è una interpretazione priva di fondamento giuridico" protesta il presidente dell'associazione Carlo Durante.

E’ martedì 27 aprile e c’è già chi ha prenotato il tavolo all’aperto per la classica pizza del sabato sera. Si torna a consumare seduti al ristorante ma solo all’aperto e fino alle 22 quando scatta il coprifuoco.

Le regole con cui devono fare i conti i titolari dei locali della città, sentiti per questa mini indagine sulle riaperture, sono stringenti. E non tutti le condividono.

A essere “davvero arrabbiata” è Antonietta del Picchio Rosso di Ripalimosani che ieri sera, lunedì, nel primo giorno di riapertura serale ha incassato zero euro.

“Non solo non ho guadagnato nulla – racconta – ma ho anche speso per scaldare la veranda e tenere tutto acceso e illuminato. Alle 21.45 ho chiuso perché non avevo prenotazioni, per il momento ci arrangiamo con le nostre forze fino a quando ce la facciamo ma il coprifuoco è veramente un guaio. In più c’è l’incognita del tempo: mangiare all’aperto, che si tratti della veranda (apribile) o della tettoia esterna non è mai una garanzia perché se piove o fa freddo addio cena all’aperto”.

Se Antonietta per questo primo sabato di ‘libertà’ dice di non avere ancora tavoli bloccati “ma del resto oggi è appena martedì” qualche prenotazione è già arrivata al ristorante Villa dei Conti di Campobasso. Anche qui tettoia esterna e giardino, per circa 30 posti a sedere, possono fare la differenza rispetto a chi di spazio all’aperto non ne ha per niente.

“La scorsa estate abbiamo lavorato bene – dice il titolare Nino Nasillo – sarà pure che la gente si è mossa poco per vacanze fuori regione ma per questa estate che verrà non riesco proprio a fare previsioni, del resto col coprifuoco alle 22 è un bel problema. La nostra categoria è bersagliata più di altre e non hanno considerato che chi ha un negozio non riesce a raggiungere la pizzeria prima delle 21. Dovrebbero uniformare gli orari se vogliono che le persone vadano prima a cena. C’è poi un altro aspetto da valutare: i ristoranti non sono tutti uguali. Noi, per esempio, abbiamo una clientela non giovanissima, non siamo certo un locale da aperitivo. I cinquantenni/sessantenni si adattano meno dei ventenni, non penserebbero mai di mangiare con una coperta sulle gambe e Campobasso non è certo una città calda quindi il meteo farà la sua parte nella scelta di andare o non andare a cena fuori”.

Carlo Durante, titolare de La piana dei lupi, non ha ancora riaperto il suo locale a Selvapiana: “Ripartiamo giovedì, ma solo per motivi organizzativi. Devo dire che sia per venerdì che per sabato prossimi ho già un paio di tavoli prenotati. I tavoli sono chiaramente sistemati nello spazio all’aperto e non sono tanti per il momento, ci atteniamo scrupolosamente alle direttive”.

Pasky tavolini aperto ristorante

E’ ottimista Massimiliano Di Giglio, titolare di Pasky2.0: “Il primo giorno di riapertura è andato benissimo. Le persone sono venute anche spinte dalle temperature alte di questi giorni. Chiaramente a Campobasso molto dipende dal clima, e i primi segnali sono buoni perché qualcuno ha mangiato la pizza anche alle 20. Non ho ancora prenotazioni per sabato per il momento”.

Insomma, se da un lato si resiste e si spera, dall’altro c’è anche chi protesta.

La questione riguarda il servizio al tavolo esterno (sì) e la consumazione al banco (no). La polemica, è facile immaginarlo, è alimentata per lo più da coloro che non solo non hanno uno spazio esterno da sfruttare ma oggi non possono neppure servire al banco. In controtendenza, dunque, con le regole della zona gialla dei mesi scorsi che permettevano la consumazione all’interno. Oggi non è più così.

carlo durante

“La circolare con cui il Ministero dell’Interno ritiene che il decreto riaperture vieta ai bar la possibilità di effettuare la somministrazione al banco non ha alcun fondamento giuridico e nessuna ragione di sicurezza sanitaria” attacca la Fipe Confcommercio Molise. “Si tratta di un’interpretazione che nessuno si aspettava considerando che il decreto non esclude espressamente il consumo al banco ma, al contrario, ha voluto specificare con quali modalità può avvenire il consumo al tavolo (esclusivamente all’esterno fino al 31 maggio)” prosegue la nota.

“E’ un attacco al ‘modello di offerta del bar italiano’ – dichiara Carlo Durante, presidente dell’associazione – che si differenzia da quelli degli altri Paesi proprio perché basato sul consumo al banco. Un provvedimento punitivo senza che vi sia nessun fondamento scientifico sui rischi sanitari che si corrono. Anzi la scienza continua a sostenere che il rischio di contagio cresce con l’aumento del tempo di contatto”.

Si parla di circa mille bar in Molise, “a cui vogliamo dare voce chiedendo un intervento urgente da parte del Ministero, perché ormai il tema della salute pubblica non può essere separato da quello della tenuta di un intero settore produttivo. D’altro canto – conclude Durante – la norma per come è scritta non lascia adito ad interpretazioni”.

Durante lamenta il fatto che “stando alla circolare del Ministero dell’Interno, la somministrazione al bancone non si potrà fare prima del 1 luglio mentre a partire dal 1 giugno sarà possibile consumare al chiuso ma al tavolo. Un paradosso giuridico e sanitario. La ripartenza era necessaria, ma bisognerebbe anche dare maggiore chiarezza a chi è chiuso da 14 mesi”.

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