Al san timoteo

Termoli, all’ospedale da campo al via i vaccini per gli oncologici. Prima volta anche per una donna incinta

Sono cominciate le somministrazioni di vaccino anti-Covid per i pazienti con patologie tumorali: una delle categoria di soggetti particolarmente vulnerabili per cui la Lilt provinciale ha accelerato l'iter. Nel punto vaccinale del San Timoteo è stato inoculato il preparato Pfizer anche ad una donna incinta affetta da altre patologie, caso rispetto al quale le linee guida nazionali e internazionali raccomandano la vaccinazione

A Termoli, nell’ospedale da campo della Croce Rossa, sono partite le vaccinazioni per i pazienti oncologici. Ma c’è anche un’altra novità assoluta: nelle scorse ore è stata vaccinata contro il Covid 19 anche una giovane donna incinta.

Andiamo con ordine. I pazienti oncologici sono stati inseriti tra i soggetti estremamente vulnerabili e che in Molise, a partire dal 6 marzo, hanno potuto procedere sulla piattaforma dedicata a prenotare il proprio turno per ricevere il vaccino, viatico per l’immunità. Come loro hanno potuto prenotarsi anche persone affette da malattie respiratorie, cardiocircolatorie, cerebrovascolari, quelle con diabete e altre endocrinopatie severe, e ancora: con condizioni neurologiche e disabilità, con fibrosi cistica, malattie epatiche, sindrome di Down, insufficienza o patologia renale, con immunodeficienze, ma anche trapiantati e grandi obesi.

Sappiamo che finora le somministrazioni di vaccino anti-Covid per queste categorie di soggetti non sono iniziate. Proprio ieri sul sito del portale (qui il link) si leggeva, testualmente, che “la campagna vaccinale dei soggetti estremamente vulnerabili partirà in relazione alla disponibilità di vaccini a far data dal 22 marzo 2021. Si stima in maniera più incisiva dal 6 aprile 2021”.

Oggi è 18 marzo ma la novità è che al nosocomio termolese le vaccinazioni per i soli oncologici sono partite. Una spinta in tal senso l’ha data la Lilt, l’associazione provinciale della lega italiana contro i tumori che da settimane si batte per la vaccinazione dei suoi assistiti. Da sottolineare come le prenotazioni per il vaccino non possano avvenire tramite la Lilt e il suo sportello oncologico. Il paziente oncologico dovrà utilizzare i tradizionali canali forniti dall’Asrem per le prenotazioni, ovvero sito istituzionale e numero verde. Solo dopo questo passaggio potranno essere chiamati e potranno ricevere il vaccino Pfizer.

C’è poi un’altra novità che ha riguardato il Basso Molise e l’ospedale da campo – centro vaccinale a Termoli – del San Timoteo. Ha ricevuto il preparato Pfizer-BioNtech anche una donna in gravidanza affetta da altre patologie.

La preoccupazione di sottoporsi a una vaccinazione in gravidanza e allattamento è in effetti oggetto di dibattito a livello nazionale e internazionale. Le indicazioni dei diversi Paesi prevedono l’offerta vaccinale, subordinata a una valutazione individuale del profilo rischio-beneficio, facilitato da un colloquio informativo con i professionisti sanitari. Gli orientamenti sono diversi: ad esempio negli Stati Uniti sono state molte le somministrazioni a questo tipo di popolazione, in Gran Bretagna si è scelta invece la via della cautela.

Perché una cosa è chiara: i dati sono numericamente scarsi perché le donne in gravidanza e allattamento non sono state incluse nei trial di valutazione dei vaccini Pfizer, Moderna e AstraZeneca, per cui non si dispone di dati di sicurezza ed efficacia.

Però nelle indicazioni ad interim sulla vaccinazione contro il covid in gravidanza e allattamento dell’Iss, datato 9 gennaio 2021, si riporta anche il parere dell’Oms che raccomanda di non utilizzare il vaccino in gravidanza salvo nei casi in cui potenziali benefici superino i rischi, come nel caso delle operatrici sanitarie ad alto rischio di esposizione al virus o per le donne con comorbilità che le espongono al rischio di malattia grave da covid, e questo nonostante l’indisponibilità di prove di efficacia e sicurezza del vaccino. Ed è proprio questo il caso della donna gravida vaccinata a Termoli.

Pertanto l’Organizzazione Mondiale della Sanità suggerisce di considerare la possibilità di vaccinare donne in gravidanza ad alto rischio di contrarre il virus (es. operatrici sanitarie) o che presentino comorbidità che incrementano il rischio di sviluppare una forma grave di Covid-19. La decisione di vaccinarsi o meno dovrebbe essere presa in seguito a un consulto con il proprio medico curante.

Nel caso specifico, appunto come raccomandano le linee guida nazionali ed internazionali sul tema, è stata fatta una valutazione ad hoc e si è deciso che era il caso di procedere alla vaccinazione. La giovane donna, contattata da Primonumero, è sollevata e con la sua testimonianza vuole far sapere alle donne in gravidanza che la vaccinazione è possibile, anzi auspicabile in taluni casi di rischio come il suo.

Sempre dai documenti dell’Istituto Superiore di Sanità, condiviso con le principali società scientifiche del settore, apprendiamo in ogni caso che studi condotti finora però non hanno evidenziato nè suggerito meccanismi biologici che possono associare i vaccini a mRNA (come sono Pfizer e Moderna, ndr) ad eventi avversi in gravidanza e le evidenze di laboratorio su animali suggeriscono l’assenza di rischio da vaccinazione.

È chiaro – ribadiamo – che al momento le donne in gravidanza e allattamento non sono un target prioritario dell’offerta di vaccinazione che, ad oggi, non è raccomandata di routine per queste persone. La vaccinazione dovrebbe però essere presa in considerazione per le donne in gravidanza che sono ad alto rischio di complicazioni gravi da covid. Le donne in queste condizioni devono valutare con i sanitari che le assistono i potenziali benefici e rischi, come successo a Termoli. Probabilmente la prima volta, dacchè è iniziata la vaccinazione, in Molise.

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