“vi racconto il mio sanremo”

Simona, oboista dell’orchestra del Festival: “Fiorello è un grande. Io ho votato Ermal Meta e Arisa”

La musicista campobassana, 28 anni a maggio, ha vissuto le emozioni dell’Ariston in prima persona: “Tamponi ogni tre giorni e prove su prove per oltre un mese”. Le emozioni da prima volta non le scorderà mai: “Ho avuto l’opportunità di stare a contatto con grande musicisti e cantanti”. Una passione nata in famiglia: “Mamma Renata è una cantante, anche i miei zii sono artisti e nonno Teodoro ha sempre suonato la fisarmonica”.

“Perché Sanremo è Sanremo…”. Una sorta di slogan informale, di sigla perenne, quella creata dal maestro Pippo Caruso per i festival anni novanta di Pippo Baudo. Se ci pensiamo bene è proprio così: il Festival della canzone italiana non muore mai, si rivitalizza, cambia, risente degli influssi moderni ma le emozioni sono sempre le stesse. E viverle in prima persona deve essere qualcosa di veramente unico.

Come ci racconta la campobassana Simona Maffei, reduce dall’edizione numero 71, che per certi versi sarà irripetibile. In effetti, si parla del primo Festival di Sanremo senza pubblico e in mascherina. Ma con tanta voglia di tornare a cantare. Simona ha fatto parte dell’orchestra, come oboista. Sì, proprio oboista. Uno strumento magari per molti anomalo, l’oboe, un fiato dal suono molto penetrante. Uno strumento antichissimo, che la Maffei ha scoperto a scuola, quando frequentava le scuole medie, la Colozza per essere più precisi.

Simona Maffei oboista Sanremo

“Mi fecero un’audizione e ricordo che chiesi di poter provare l’oboe – spiega nell’intervista che ci ha voluto rilasciare –. Uscì immediatamente la nota e da allora è scoppiato l’amore”. Una scelta che all’apparenza potrebbe sembrare casuale ma che casuale non è, visto che fin da piccola ha respirato la musica in famiglia: “Mamma ha sempre cantato, è una brava cantante. Ricordo che la seguivo anche nei matrimoni da piccola. È vero, sono cresciuta con la musica, ho assorbito un grande bagaglio. Anche i fratelli di mamma e nonno sono musicisti, quando ci si ritrovava era bellissimo. Io penso che tutti abbiano un orecchio pazzesco, che poi è fondamentale, è un dono. Diciamo che io sono stata l’unica a studiare la musica anche se in un altro campo, quello della classica”.

Nonno Teodoro è un grande tifoso del Campobasso, assieme al fratello Renzo col quale qualche anno fa fondò il Gruppo Sportivo ciclistico ‘Marano’. Molti lo ricorderanno il giorno della promozione in serie C, era il 20 maggio del 2000, suonare con la sua fisarmonica ‘La dumenc a Campuasc’. La mamma Renata Marano ha cantato per diversi anni sulle navi da crociera, la sua voce è calda ed elegante.

Simona Maffei oboista Sanremo

Da qui ad arrivare a Sanremo, però, ce ne vuole. Diciamo innanzitutto che Simona Maffei è giovanissima: a maggio compirà 28 anni, e infatti tra gli orchestrali era tra le più giovani. “L’anno scorso sono stata chiamata dall’orchestra sinfonica di Sanremo, che non è quella del Festival. Sono stata primo oboe per un mese, poi il lockdown ci ha messo i bastoni tra le ruote. Ma evidentemente sono piaciuta e mi hanno chiamata anche a far parte dell’orchestra del Festival”. E da qualche giorno ha smaltito le ‘scorie’ post tour de force, dopo aver dormito e anche tanto, confessa.

“In effetti, per oltre un mese abbiamo fatto le prove mattina e pomeriggio, certi giorni eravamo davvero esausti, è stato come un unico giorno lunghissimo. Poi è arrivata la competizione ed è stato tutto bellissimo. Ho voluto scendere anche la scalinata storica dell’Ariston, dove sono passati addirittura i Queen in passato…”. C’è anche un pizzico di rammarico però nelle sue parole: “L’atmosfera era chiaramente del tutto diversa da quella degli altri anni, mi hanno raccontato. Quando uscivamo dal teatro c’era il vuoto, lì dove in tempi normali ci sarebbe stata una folla incredibile di persone. Questo un po’ mi è dispiaciuto. Chissà, magari ci sarà l’occasione per il bis… Ma posso dire che non scorderò mai questa prima volta, ho vissuto emozioni che in questo anno avevo dimenticato”.

Naturalmente, assieme ai suoi colleghi si è attenuta a regole anti-contagio molto ferree: “Abbiamo effettuato i tamponi ogni tre giorni, eravamo come in una bolla con gli altri dell’orchestra. Tra l’altro, proprio all’inizio è risultata positiva una persona e ho avuto un po’ di timore, ci chiedevamo chi sarebbe arrivato fino alla fine. Però poi è andato tutto bene. C’era l’obbligo della mascherina ma io sono fortunata in questo senso visto che suono uno strumento a fiato. Non la indossavo ma davanti avevo un plexiglas che purtroppo dava fastidio ai cameraman per le riprese e quindi in tv mi sono vista poco…” sorride.

Simona ha preso il diploma al Conservatorio ‘Perosi’ di Campobasso e non appena si è laureata si è trasferita a Roma per un corso di perfezionamento all’Accademia di Santa Cecilia. Attualmente vive nella Capitale. Ma Campobasso resta la sua casa, qui ha tutti i suoi familiari.

Simona Maffei oboista Sanremo

Se proprio deve raccontarci cosa le è rimasto più nel cuore di questa magnifica avventura, non ha dubbi: “E’ stato stupendo conoscere Fiorello. Durante le prove si è comportato come durante le dirette televisive, ci tirava sempre su, non era mai scontato, insomma davvero una grande persona”. Su Amadeus il giudizio è leggermente diverso ma ugualmente positivo: “E’ molto professionale ma più distaccato, diciamo. Ci chiedeva di partecipare attivamente con gli applausi a fine esibizione, qualche volta è capitato anche di accennare qualche passo di ballo”. E ha conosciuto anche Ibrahimovic.

Simona Maffei oboista Sanremo

Ma chi avrebbe fatto vincere? “Ho una mia idea sui vincitori: la gente ha votato qualcosa di nuovo, di forte, scegliendo i Maneskin. Sono molto bravi ma non rappresentano il mio genere. Io ho votato, nella serata delle cover in cui l’orchestra doveva esprimere il proprio voto, Ermal Meta e Arisa, due canzoni per me molto belle e arrangiate benissimo”.

Simona Maffei oboista Sanremo

Il sogno nel cassetto lo lascia per ultimo: “Ho già suonato in diverse orchestre ma sogno di vincere un concorso per entrare in pianta stabile in un’orchestra. Per ora mi accontento, e sono felice, di fare la free lance”. In bocca al lupo, Simona.

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