Dati e incongruenze

Oltre 10mila dosi in frigo, il caso Moderna e la comunicazione inesistente: quello che non quadra del Piano Vaccini

Il Molise ha usato finora due terzi delle scorte consegnate e nel 95% dei casi dell'azienda Pfizer. I ritardi sono comuni ad altre regioni ma da noi qualche dato risulta incomprensibile

Una campagna vaccinale che va a rilento, oltre 10.000 dosi in frigo e una comunicazione inesistente che non dà conto di quanti sforzi si stiano facendo per vaccinare il più alto numero di persone nel più breve tempo possibile.

C’è più di qualcosa che non torna nella farraginosa campagna vaccinale anti covid-19 della nostra regione. Una premessa però va fatta: il Molise non può essere certo considerato Cenerentola d’Italia, perché i problemi che si riscontrano nella nostra regione sono comuni a molti altri territori.

Tanto per fare un esempio, al pomeriggio di martedì 2 marzo la nostra regione si trova in medio-bassa classifica a livello nazionale considerando la percentuale di dosi somministrate in rapporto a quelle ricevute. Percentuale che si aggira attorno al 67%, cioè 23.710 dosi inoculate su 35.405 ricevute. Si evince quindi che un terzo delle dosi a disposizione non è stato ancora utilizzato. Peggio di noi fanno regioni come il Veneto, la Liguria, ma anche la Sardegna, che però è unica zona bianca d’Italia.

Fatta questa premessa, è altrettanto evidente che questo non può certo assolvere dalle mancanze relative a ritardi, incongruenze e soprattutto mancato utilizzo delle dosi finora disponibili. Infatti, avere oltre 10 mila dosi (il dato di ieri ne evidenzia circa 11.695) ancora in giacenza non si può certo giustificare con un cronoprogramma da seguire per i richiami. Né si può addurre la giustificazione dei tagli alle forniture più volte avvenuti in queste settimane per colpa delle case farmaceutiche Pfizer-BioNTech, Moderna e AstraZeneca.

Tagli che purtroppo potrebbero verificarsi anche a marzo, mentre da aprile è possibile che ci sia un cambio di passo sia in termini di dosi disponibili, sia nell’organizzazione della campagna vaccinale. Gli avvicendamenti del commissario per l’emergenza coronavirus e del capo della Protezione Civile dovrebbero fare da preludio, nel giro di qualche settimana, a una riorganizzazione nazionale della campagna vaccinale, per la quale il Governo Draghi intende coinvolgere l’Esercito e la Protezione Civile.

Nella nostra regione attualmente la competenza è in capo alla sub commissaria alla sanità, la dottoressa Ida Grossi. La quale per sua stessa ammissione non rilascia dichiarazioni alla stampa. È questo probabilmente un altro dei problemi che l’emergenza legata al covid-19 sta facendo emergere, cioè una totale mancanza di comunicazione trasparente, univoca e il più possibile chiara nei confronti dei cittadini. L’attivazione della campagna vaccinale per gli anziani è stata affidata in toto ai sindaci, come non avessero altre incombenze. Della possibilità di prenotare la vaccinazione per forze dell’ordine e personale scolastico nessuno fra Regione Molise, Asrem e Commissari alla Sanità si è degnato di spendere due parole o una nota stampa. Una buona o cattiva gestione si vede anche in questo, nell’era dei social e dell’informazione h24.

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Come se non bastasse, l’Asrem ha smesso di fornire i dati relativi al numero di seconde dosi somministrate. Per farla breve, si sa che 23.710 (dato di martedì sera 2 marzo) sono le prime dosi già fatte, ma non si sa quanti molisani hanno ricevuto il richiamo che fornisce l’immunità dalla malattia del covid-19. L’ultima volta che questo dato era stato fornito, oltre una settimana fa, erano circa 7mila i molisani immunizzati. Decisamente pochi.

Gli unici dati forniti sono quelli relativi alle categorie che hanno già ricevuto il farmaco anti covid e a quali sieri sono stati utilizzati finora. La categoria completata per prima è stata quella degli operatori sanitari e socio-sanitari, con 11.000 dosi utilizzate, anche se molti odontoiatri e liberi professionisti avevano denunciato ritardi nel ricevere il vaccino.

Sono invece oltre 3.600 gli appartenenti al personale non sanitario vaccinato, e 3850 le persone ospiti nelle RSA. Numeri risibili invece per personale scolastico/universitario e forze dell’ordine, che sono appena agli inizi.

Un altro dato che balza agli occhi è che finora la nostra regione si è affidata totalmente al siero della Pfizer, del quale sono state inoculate 22.698 dosi, più del 95%. Dell’AstraZeneca 1.005 dosi su 5.000 a disposizione mentre appena 7 su oltre 1.000 consegnate dell’azienda Moderna.

La ragione che finora nessuna delle autorità preposte aveva spiegato pubblicamente ai molisani è che il Molise ha scelto di utilizzare Moderna soltanto per le vaccinazioni domiciliari che sono chiaramente più difficoltose e lente. Siccome la vaccinazione domiciliare è appena agli esordi, ecco che si spiega lo scarsissimo utilizzo del siero della casa farmaceutica statunitense. Certo che fare meno di 10 vaccinazioni domiciliari in due mesi vuol dire che la macchina va proprio a rilento.

vaccini polizia

È invece più intuibile il perché finora si siano utilizzate poche dosi di AstraZeneca, visto che questo vaccino viene raccomandato per persone con meno di 65 anni e senza patologie gravi. La scelta molisana è quella di adoperare per ora il vaccino anglo-svedese a favore di personale scolastico e universitario e forze dell’ordine. Dosi di questa marca sono state fornite all’Università del Molise che, potendo disporre di personale proprio delle facoltà di Medicina e Scienze Infermieristiche, ha iniziato a vaccinare docenti e personale amministrativo. Proprio questo è il motivo per cui, ad esempio, un prof universitario è stato già vaccinato e un malato oncologico o di diabete no. Per questi ultimi verranno utilizzati i sieri Pfizer, ma sui tempi nessuno fornisce una certezza. Si spera a breve.

Guardando alle altre categorie, il Molise può fregiarsi della quarta posizione nella classifica nazionale stilata dalla fondazione Gimbe per quanto concerne la vaccinazione completata per gli over 80, i nostri anziani. Il dato è aggiornato però allo scorso 27 febbraio e vede il Molise quarto, dietro alle province autonome di Bolzano e di Trento e alla regione della Val d’Aosta, quindi tutti territori abbastanza piccoli.

Attualmente il sito del Governo riporta che sono oltre 4.200 su un totale di 26.000 gli ultraottantenni molisani che hanno avuto almeno la prima dose. Nonostante l’impegno di medici e infermieri, non si può certo dire che il Molise stia viaggiando spedito, e restano altre incongruenze.

Ad esempio a Termoli è stato predisposto già da qualche giorno il Palairino, palazzetto dello Sport inutilizzato da mesi. Dovrebbe servire per accogliere una grossa quantità di anziani da immunizzare, ma per motivi ancora sconosciuti tutto questo non è stato ancora realizzato. Gli anziani del distretto di Termoli continuano quindi a essere vaccinati all’interno dell’ospedale San Timoteo, con rischi di assembramento e quindi di contagio evidenti a tutti.

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