Campobasso

Morì dopo una caduta in azienda, assolti i 4 medici della neurochirurgia indagati per omicidio colposo

Il pool difensivo formato dagli avvocati Fratangelo, Piacci e Cristofaro ha dimostrato che l’intervento chirurgico di svuotamento dell’ematoma comportava dei seri rischi per la salute della paziente, lavoratrice alla Gam di Bojano deceduta 8 anni fa a seguito di un incidente in azienda, e che la morte non è avvenuta per l'ematoma ma a causa della patologia cardiaca accertata in sede di autopsia

Erano i primi giorni di febbraio di 8 anni fa quando accadde quel drammatico incidente alla Gam di Bojano che riguardò una lavoratrice di 50 anni, bojanese. Stava lavorando alla catena alimentare, quando scivolò battendo la testa. Il medico dell’azienda dopo averla visitata, a fronte dell’ematoma nella regione latero-occipitale, chiamò l’ambulanza perché fosse sottoposta a tutti gli accertamenti di rito. Quindi la lavoratrice fu trasferita nel reparto di Neurologia per le indagini cliniche di rito dove però il suo cuore ha cessato di battere 72 ore dopo.

E per quel decesso furono rinviati a giudizio quattro medici del reparto accusati del reato di omicidio colposo.

Ai quattro professionisti è stata contestata la mancata esecuzione di un intervento chirurgico per lo svuotamento dell’ematoma, poiché avevano applicato la condotta attendistica.

Ci fu anche un’autopsia che accertava la causa del decesso e l’addebitava ad una grave patologia cardiaca.

Ma dopo l’opposizione proposta dai familiari della vittima, è stata disposta con incidente probatorio una nuova perizia che ravvisava la responsabilità dei medici. Successivamente una nuova perizia collegiale confermava invece le conclusioni della perizia precedente.

Nel corso del giudizio, dopo aver ascoltato numerosi testimoni e consulenti di parte, è arrivata la sentenza di assoluzione per i medici i quali, pur rammaricati per l’improvviso decesso della paziente, avevano sempre sostenuto la correttezza della scelta attendistica adottata sostenendo che l’intervento chirurgico di svuotamento dell’ematoma comportava dei seri rischi per la salute della paziente e che la morte non era riconducibile all’ematoma, ma alla patologia cardiaca accertata in sede di autopsia.

Il collegio difensivo era composto dagli avvocati Salvatore Fratangelo, Fiorella Piacci, Nicola Cristofaro e Fabio del Vecchio.

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