I fatti di capodanno

Presunto stupro, la Procura vuole archiviare: “Rapporto consensuale”. L’avvocato della vittima: “Ricostruzione scandalosa, ci opponiamo”

Il sostituto procuratore ha inoltrato al Gip l'istanza secondo la quale il caso sarebbe da chiudere per insufficienza di prove. Ma il legale della vittima ha impugnato la richiesta

L’accusa squarcia la città in un tranquillo primo gennaio 2019. E’ appena entrato il nuovo anno quando prende forma la notizia del presunto stupro ai danni di una ventenne avvenuto in una campo isolato della zona industriale di Campobasso.

“Mi ha violentata l’amico di una vita”. La denuncia viene formalizzata in questura e lascia sconcertata la città. Sulla vicenda la procura della Repubblica ha aperto un’inchiesta e sono iniziate le lunghe indagini che si apprestano ormai ad arrivare al capolinea.

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La giovane denuncia quel compagno di infanzia, suo coetaneo, che insieme a lei e alla comitiva di amici aveva festeggiato il Capodanno.

Prima il classico cenone, poi il brindisi e le danze in un locale della periferia del capoluogo. All’uscita dalla discoteca il tradizionale appuntamento al bar per cornetto e cappuccino: qui sarebbero iniziati i fatti che oggi vedono il sostituto procuratore su una posizione nettamente discordante rispetto a quella che è la difesa della presunta vittima.

La Procura, infatti, a fronte di una serie di ricostruzioni e valutazioni ha chiesto al gip di archiviare l’accaduto. Per il Pm – Francesco Santosuosso – la dinamica dei fatti resa dalla presunta vittima sarebbe inattendibile e non ci sarebbero “prove sufficienti” utili a confermare il delitto sessuale. Tra le motivazioni che elenca, c’è anche quello che racconta di due ragazzi “brilli” la notte del Capodanno. E poi cita l’assenza di lesioni sulla giovane, parla anche di sua “versione inattendibile” fino a dedurre una “compatibilità con un rapporto consensuale e consenziente”.

L’istanza di archiviazione ha colto di sorpresa il difensore della giovane donna, l’avvocato Luigi De Rosa. Che sconcertato per quella che definisce una leggerezza di valutazione annuncia soltanto che si è “opposto alla richiesta di archiviazione” perché la “ricostruzione eseguita e inserita a corredo delle motivazioni del Pm è insufficiente e carente in molteplici aspetti della vicenda”.

Amareggiato per il modo con il quale le autorità preposte in questa fase, si sono occupate del caso, De Rosa nel ricomporre il puzzle di questa vicenda rammenta quanto sia già di per sé “paradossale che la vittima sia stata sottoposta ad un fuoco incrociato di domande da parte di tutte le parti processuali (e vorrei sottolineare che mai si è contraddetta) mentre l’imputato ha subìto nulla di tutto questo, fra l’altro non giura neanche perché ha diritto a difendersi tant’è che non ha esitato a dichiarare che ‘Lei ci stava’”. Secondo gli inquirenti infatti, l’indagato sarebbe caduto in errore sul consenso della persona offesa.

Contrariato dalle motivazioni addotte dal Pm, De Rosa sostiene sia necessaria una fase di merito della vicenda. Secondo il legale il quadro probatorio merita un approfondimento diverso e più scrupoloso.

“Questa ragazza è una giovane distrutta. Ancora oggi. Ci sono referti ai quali non è stato dato alcun peso. Anche quelli che certificano uno stato di stress post traumatico, le crisi di pianto, i messaggi telefonici di aiuto, le lesioni ritenute compatibili le accuse, i collant strappati, le dichiarazioni di alcuni testimoni, l’assenza di inimicizia fra i due e quindi di motivi validi da indurre la ragazza a denunciare l’imputato visto che si conoscevano da bambini. E poi questa ragazza ha chiesto aiuto coinvolgendo i genitori, il fratello, il fidanzato, gli amici e in generale l’opinione collettiva perché si punisca quello che accaduto a lei potrebbe accadere a chiunque”.

Perché – stando ai fatti riportati nelle motivazioni della procura – la ragazza pare fosse consenziente e – secondo l’imputato – si sarebbe tirata indietro “per mancanza del preservativo”.

Due versioni (quella del pm e del difensore) diametralmente opposte e quindi una scelta – quella del gip – che rischia di fare rumore.

Perché alla ricostruzione della Procura, l’avvocato De Rosa ha risposto con la sua e con atti, certificati, perizie e referti. E soprattutto rammenta nel suo enunciato di opposizione all’archiviazione, sentenze e riferimenti giuridici che in tema di violenza sessuale, una fra tante la sentenza della Cassazione del 9/03/2016: “In assenza di indici chiari ed univoci di consenso, si deve presumere il dissenso del destinatario degli atti sessuali”.

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