La storia

Autista licenziato dalla Sati a 5 anni dalla pensione: “Non può guidare per una malattia, è un’ingiustizia”

La storia di Donato Calabrese, 56 anni e 31 di servizio in una delle ditte che si occupa del trasporto pubblico in Molise, è stata denunciata dai sindacati: "E' stato licenziato nel giorno del suo compleanno e non percepirà uno stipendio per vivere. E' una vittima della degenerazione del sistema". La proposta: "Può essere reintegrato e impiegato in un'altra mansione"

Donato Calabrese ha 56 anni, trentuno dei quali trascorsi alla guida di un pullman della Sati sulla linea che tocca Isernia, Forlì del Sannio e arriva a Castel di Sangro passando per altri comuni dell’Alto Molise. “Una persona semplice, un autista benvoluto da tutti i pendolari che viaggiano su quella tratta”, racconta chi lo conosce.

E’ stato licenziato dalla ditta dopo essere stato dichiarato inidoneo alla guida del mezzo pubblico a causa di un problema di salute, una patologia comune, come certificato dal medico dell’apposito ufficio di Napoli che periodicamente controlla lo stato di salute degli autisti dei mezzi pubblici. La brutta notizia è arrivata a Donato nel giorno del suo compleanno e ha provocato la reazione dei sindacati del trasporto perchè l’uomo resterà senza uno stipendio per poter provvedere ai fabbisogni della famiglia a 5 anni dalla pensione. 

E’ un’ingiustizia, questa vicenda dimostra la degenerazione del sistema del trasporto pubblico locale”, denunciano in una nota Franco Rolandi (Filt Cgil), Antonio Vitagliano (Fit Cisl), Carmine Mastropaolo (Uiltrasporti), Nicola Libertone (Ugl).

I rappresentanti delle organizzazioni sindacali, in una lunga nota inviata alla redazioni giornalistiche, puntano il dito contro la Regione, ente appaltante che a loro dire non controlla adeguatamente le ditte che gestiscono il trasporto ormai tutelate da “nugoli di avvocati”. “Le aziende – la durissima accusa – fanno ‘la cresta’ sull’acquisto dei mezzi, incombenza che la Regione Molise ha peraltro storicamente e colpevolmente lasciato in capo a loro” e che infine “trattengono impropriamente buona parte degli introiti derivanti dalla bigliettazione”.

I sindacati denunciano nella nota stampa pure l’assegnazione di “posti di lavoro in cambio di consensi”, segnalano poi l’assenza delle associazioni che rappresentano i consumatori che potrebbero evidenziare “le tante inefficienze che quotidianamente genera il nostro scadente trasporto pubblico. Eppure, così come insegna l’esperienza di regioni più evolute della nostra, l’alleanza di lavoratori e pendolari servirebbe a perseguire vantaggi e miglioramenti per entrambi”.

Il licenziamento di Donato Calabrese si inserisce dunque in questo difficile contesto, o meglio in questa “giungla”, come la definiscono i sindacati che solidarizzano con l’autista chiedendo alla Sati di reintegrarlo nel posto di lavoro impiegandolo in un’altra mansione.

“Con la pandemia devono essere previsti servizi aggiuntivi del trasporto pubblico – il ragionamento di Mastropaolo – e il Governo ha destinato alle Regioni fondi aggiuntivi per tale comparto. Inoltre, è stata sospesa la vendita a bordo dei titoli di viaggio. Insomma, Donato può essere utilizzato per altre mansioni”.

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