L'editoriale

Il caso Fahrenheit/Se un libraio mette un libro al rogo

Si è trattato di aver messo metaforicamente al rogo la biografia di un cantante molisano apprezzato da milioni di italiani, termolesi inclusi. Il libro in questione, di cui è autore il sottoscritto, s’intitola Fred Bongusto, il crooner che fece sognare l’Italia, pubblicato dalle Edizioni Bene Comune...

Poco prima di Natale i carabinieri forestali hanno sequestrato una fabbrica del nucleo industriale di Pozzilli per aver sversato in un canale liquidi inquinanti. Un odioso misfatto ambientale, addirittura paradossale se si pensa che lo stabilimento, oggi sotto il controllo giudiziario, è specializzato nella produzione di articoli per l’igiene e la disinfezione. Come dire che per ragioni igieniche disinfettava inquinando.

Negli stessi giorni un caso altrettanto paradossale è capitato a Termoli alla libreria Fahrenheit, nome tratto dal celeberrimo romanzo di Ray Bradbury ambientato in una società distopica che pratica utopie negative, tra cui quella di considerare reato la lettura e mettere libri al rogo. Dare dunque a una libreria un nome così coraggioso, provocatorio e “distopico” è come se, per attirare clienti, un ristorante vegano si intitolasse “Alla bistecca Chianina”.

Ma che c’entra il paradosso di Pozzilli con quello di Termoli? C’entra perché la libreria anti-rogo Fahrenheit seleziona lei stessa arbitrariamente libri da bruciare, cioè da non vendere. Non si tratta, intendiamoci, di ragioni etiche o politiche che troverebbero ad esempio qualche giustificazione per autobiografie di personaggi spregevoli, come la Mein Kampf di Adolf Hitler. Si è invece trattato di aver messo metaforicamente al rogo la biografia di un cantante molisano apprezzato da milioni di italiani, termolesi inclusi.

Il libro in questione, di cui è autore il sottoscritto, s’intitola Fred Bongusto, il crooner che fece sognare l’Italia, pubblicato dalle Edizioni Bene Comune che nel proporne la vendita alla Fahrenheit ha subìto un rifiuto in questi freddi termini: “La valutazione è per il momento di non prendere in carico il volume proposto”.

“Valutazione” è una parola grossa, carica di un significato vagamente censorio che dovrebbe esulare dal linguaggio di chi vende libri. Sia comunque chiaro che non ne faccio solo una questione personale, però un conto è se un macellaio si rifiuta di vendere carne Chianina, ben altro il caso di un libraio che valuta quali libri vendere. Potrebbe succedere che, prima di pubblicare un libro, le case editrici debbano consultarsi con i gestori delle librerie per ottenerne il beneplacito.

Detto questo, per carità, le librerie – Fahrenheit inclusa – rimangono quelle che Marguerite Yourcenar definì “granai contro l’inverno dello spirito”.

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