“Funtanavecchia… repenze a te”. Versi struggenti di Franz Paolone, musica nostalgica di una campobassanità antica quella del maestro Lino Tabasso. La voce di Benito Faraone porta in dote la genuinità dell’emozione. Fontanavecchia è un monumento di Campobasso, il simbolo della città capoluogo per decine e decine di anni, punto di riferimento di una cittadina arroccata sui Monti in via Sant’Antonio Abate. La sua costruzione risale addirittura ai primi del XVII secolo.
Come sta oggi la storica fontana? Bene, da qualche mese è tornata a risplendere di luce propria. E sotto Natale è diventata addirittura magica. Le lucette sui tronchi degli alberi e lungo la scalinata sembrano far entrare in una fiaba, in un posto incantato, dove il tempo si ferma e c’è spazio solo per il gorgoglio dell’acqua freschissima.
Il Comune di Campobasso ha rinnovato la convenzione con l’associazione ‘Si può fare’: “La collaborazione che era stata interrotta negli anni passati è stata ripristinata dalla nostra amministrazione – spiega l’assessore Simone Cretella – e stiamo lavorando proficuamente e con grande piacere fianco a fianco per un monumento della nostra città”.
L’associazione si occupa della manutenzione e della pulizia dell’area e si punta a valorizzarla con l’organizzazione di piccoli eventi sociali, mostre, allestimenti, gara dei fiori, vestiti d’epoca. E negli ultimi mesi è stato ripristinato l’antico decoro. “La manutenzione è abbastanza onerosa – prosegue Cretella – perché nei piani di sotto, verso le vasche, ci sono delle sorgive che fanno risalire l’acqua e creano la crescita di alghe che vanno continuamente rimosse”. E annuncia che “a breve saremo costretti a tagliare cinque pini a monte della vasca che danno su via Tucci, purtroppo le radici hanno spaccato una parete. I pini hanno radici particolari, sono stati piantati in un posto inopportuno. Chiaramente, non mi riferisco a quelli sulla scalinata. Saranno seminate altre piante autoctone”.
Tornando ai dolci versi di Paolone, la fontana – in pietra bianca tutta locale – era il posto migliore per lo scoccare dei primi amori, dei baci rubati magari alla ragazza che si recava alle vasche per riportare a casa i panni. “Chi z’arrecorde ru prime amore…” sembra risuonare in sottofondo, l’immaginazione fa voli pindarici e i ricordi di chi ha vissuto quei momenti riaffiorano in un contesto di per sé fatato, ricco di storie quotidiane, di quando si usava la cenere per rendere i panni più lindi dei migliori detersivi.
Riappropriarsi da campobassani di un posto bello come Fontanavecchia è un piacere prima che un dovere. Riviverla, tornare a respirare antichi profumi: chi può, vada magari dopo il tramonto a gustarsi uno spettacolo caduto nel dimenticatoio dei ritmi frenetici e delle nuove abitudini.
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