Le maggiori “forze in campo” e il crescente “impegno organizzativo” – per usare le parole del presidente Toma – non sono bastate a rafforzare adeguatamente la gestione dei tamponi all’ospedale Cardarelli di Campobasso.
Un’attesa di circa due ore per sottoporsi al test molecolare per la diagnosi del Sars Cov-2 è il minimo in queste ultime settimane in cui il numero di tamponi è cresciuto. Dinanzi ai laboratori di Ingegneria clinica continuano a non esserci percorsi separati tra pazienti con sintomi para-influenzali e quelli che hanno avuto contatti a rischio. Non c’è un criterio di precedenza: disabili, portatori di handicap, anziani ma anche bambini che arrivano a contrada Tappino (tante volte con febbre, tosse o raffreddore) devono aspettare la chiamata dell’infermiere che arriva in base all’orario (molto orientativo) fornito dal Dipartimento di prevenzione dell’Asrem.
E succede, non di rado, che chi è lontano non riesca a sentire il proprio nome.
Inoltre le pensiline in legno all’ingresso del reparto di Ingegneria clinica coprono appena la zona esterna del reparto dove vengono prelevati campioni di muco e saliva mentre il resto della gente, anche per la necessità di stare a distanza, evita di accalcarsi sotto il portico e dunque attende sulla strada.
Le tettoie, montante oltre che al Cardarelli anche in via Ugo Petrella (Campobasso), a Termoli e Isernia (per un totale di sei pensiline) sono state pagate complessivamente 113 mila euro (93mila alla Diemme Service di Isernia e 20mila alla ditta Pistilli di Vinchiaturo). Ma vista la grande richiesta di tamponi delle ultime settimane sono potenzialmente pericolose perché, col maltempo, la gente tenderebbe a ripararsi lì sotto. E dunque a fare assembramento.
Esclusa l’ipotesi drive-in (il prelievo seduti nella propria autovettura), per rafforzare il sistema di tracciamento del virus servirebbero i 30 professionisti in più che l’Asrem sta cercando di reclutare con un avviso e anche tecnici sanitari (quattro) per i laboratori di analisi.
Mentre è certamente un vantaggio la pubblicazione del referto online sul sito dell’Asrem dove basta collegarsi (generalmente 24 ore dopo il tampone) con username e password consegnate sempre dallo stesso infermiere che esegue il test rinofaringeo ed è addetto alla convocazione dei pazienti. In questo modo si evita di sovraccaricare di lavoro medici di famiglia e pediatri che hanno segnalato il caso sospetto all’Asrem e che, fino a qualche tempo fa, ricevevano l’esito dell’esame che poi comunicavano al paziente.